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La Pa, il Pnrr e gli esperti. Fatti, numeri e problemi

Perché è tutta aperta la sfida del Pnrr per le pubbliche amministrazioni.

 

Secondo l’ultima relazione annuale della Corte dei conti europea l’Italia è ancora tra i fanalini di coda in Europa per assorbimento dei fondi strutturali, dal Fondo sociale a quello di sviluppo regionale. Da quello che emerge dalla relazione annuale della Corte dei conti europea l’Italia ha speso il 30,7% dei fondi di cui aveva diritto di fronte una media europea del 40%.

Una delle ragioni principali, secondo autorevoli analisti, è la scarsa quantità e qualità del nostro personale amministrativo, impiegato nella gestione dei fondi strutturali.

Gli impiegati dell’amministrazione pubblica italiana hanno in media 50 anni – molto più avanzata rispetto ad altri Paesi europei – e solo 4 su 10 hanno una laurea.

Quei pochi che ne hanno una, sono dottori in Giurisprudenza o Economia: due titoli di studio che servono a poco per immaginare progetti come quelli messi a punto per il Pnrr.

Servirebbero più tecnici – architetti, ingegneri, geologi, statistici, pianificatori del territorio – di cui l’amministrazione pubblica nazionale, regionale e comunale al momento non dispone, se non in quantità ridottissime. La Pubblica Amministrazione italiana al 1° gennaio 2021 conta 3,2 milioni di dipendenti, 31 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,97%), il minimo storico degli ultimi 20 anni.

Secondo una stima del Comune dell’Aquila maturata anche con l’esperienza dei fondi per la ricostruzione, occorrerebbe un dipendente esperto per poter sperare di spendere 1 milione di euro.

Per fare un calcolo rapido, per poter impiegare e spendere tutti i soldi del Pnrr (243 miliardi) occorrerebbero 243mila funzionari della Pubblica amministrazione dedicati!

Su questo va tenuto conto della durata del piano (6anni) quindi servirebbero 40mila dipendenti in più per 6 anni.

Non è un caso se il Comune dell’Aquila, è notizia del 29 dicembre ha concluso le procedure di stabilizzazione dei precari nei tempi di legge.

“Come Amministrazione – ha detto il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi – abbiamo deciso di assumere tutti i dipendenti a tempo determinato, compresi quelli in forze all’Ufficio speciale per la ricostruzione del capoluogo e all’Ufficio speciale per i Comuni del Cratere. Questo ci consentirà non solo di dare finalmente il riconoscimento della dignità lavorativa ai nostri collaboratori, ma di affrontare con maggiore serenità la coda della ricostruzione e le sfide che il Pnrr ci metterà di fronte. La norma per cui ci siamo battuti ha già fatto scuola fino a essere utilizzata per dare certezze a tutti i precari impegnati in aree colpite da calamità naturali, anche in altre realtà d’Italia”.

Secondo il Rapporto della Fondazione Etica 2021, il Comune dell’Aquila è risultato essere terzo in Italia per la capacità dell’Amministrazione di rispettare gli impegni di pagamento assunti e spendere le somme stanziate.

In questo contesto 5 Comuni su 1051 presentano una capacità di spesa sopra il 90%. Il Comune con la minore capacità di spesa, invece, è Trani, fermo al 52%, unico Comune con una percentuale appena sopra la sufficienza. Lo seguono, Rieti e Nuoro, con percentuali oltre il 60%: Nuoro con il 63% e Rieti con il 67%.

Una mappatura questa che dovrebbe consentire al Governo di predisporre subito, in parallelo al PNRR, anche un programma di rafforzamento della capacità amministrativa, che l’Europa più volte ci ha chiesto e in assenza del quale Comuni e Regioni rischiano seriamente di non riuscire a spendere, né tanto meno a spendere bene, i miliardi messi a disposizione da Next Generation EU (e non solo quelli).

Ma non è colpa solo dell’Italia se i soldi non si riescono a spendere. In effetti l’Unione Europea non è ancora riuscita a semplificare le procedure per accedere ai finanziamenti. Ecco perché il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, in audizione a Bruxelles lo scorso 6 dicembre in Commissione REGI – l’Europa ha voluto valutare, partendo dall’esperienza degli amministratori locali, la validità delle azioni messe in campo per contrastare la pandemia e prendere spunto, dalle buone prassi attuate nei singoli territori, per ulteriori iniziative volte mitigare e contrastare gli effetti negativi derivanti dalla diffusione del coronavirus e per indirizzare nel migliore dei modi l’utilizzo dei fondi legati al PNRR – ha ribadito come sia “fondamentale in futuro introdurre maggiore semplificazione e flessibilità per far sì che tali risorse siano utilizzate nel migliore dei modi e velocemente, al fine di rafforzare la sinergia tra i fondi della politica di coesione e il fondo di solidarietà”.

“Il capoluogo abruzzese ha dovuto affrontare l’emergenza Covid mentre era impegnato nella ricostruzione dopo il terremoto dimostrando, come è stato certificato da analisti indipendenti, una capacità di spesa tra le migliori in Italia. Oltre a sostenere la crescita economica e sociale dei territori più svantaggiati, la politica di Coesione insieme con il Fondo di Solidarietà dell’Ue sono strumenti fondamentali per affrontare le emergenze, come testimoniato dalla pandemia ma anche dalle numerose catastrofi naturali che hanno colpito negli ultimi decenni il nostro continente”.

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