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La Cassa sanitaria dei bancari e l’oggetto misterioso (secondo D’Angerio)

L’informazione economico-finanziaria può svolgere un ruolo fondamentale per gli addetti ai lavori, per i risparmiatori e per gli investitori oltre che per tutti i cittadini. Negli archivi giornalistici esistono casi clamorosi di inchieste che hanno portato alla luce scandali e malaffare, in talune circostanze scovando vicende che hanno meritato l’attenzione delle Procure della Repubblica. I…

L’informazione economico-finanziaria può svolgere un ruolo fondamentale per gli addetti ai lavori, per i risparmiatori e per gli investitori oltre che per tutti i cittadini. Negli archivi giornalistici esistono casi clamorosi di inchieste che hanno portato alla luce scandali e malaffare, in talune circostanze scovando vicende che hanno meritato l’attenzione delle Procure della Repubblica. I media, insomma, specie quando si maneggiano i soldi di risparmiatori, lavoratori e pensionati, sono essenziali per la trasparenza delle informazioni, sono un pilastro della democrazia. Talora, invece, capita di imbattersi in articoli la cui finalità resta davvero poco chiara. È il caso di quello pubblicato sabato da Plus24, l’inserto settimanale del gruppo Sole24Ore. La firma è di Vitaliano D’Angerio e il titolo, di quelli a effetto, promette succose rivelazioni: «Cassa Casdic, l’oggetto misterioso dei bancari».

L’attenzione del giornalista si è concentrata sulla cassa sanitaria del settore bancario e il tentativo, andato a vuoto, era quello di gettare un’ombra sulla gestione di questo fondo sanitario, nato nel 1992 grazie a un accordo fra le banche, l’Abi e le organizzazioni sindacali. Una storia di 30 anni, quindi, nell’arco dei quali Casdic ha svolto il suo lavoro senza problemi: ha coperto finanziariamente le prestazioni sanitarie dei suoi iscritti e assistiti ovvero i dipendenti delle banche.

Casdic, che dunque si occupa di assistenza sanitaria integrativa, è un ente bilaterale, una fondazione che tecnicamente si definisce di diritto privato, ma è iscritta all’Anagrafe dei fondi sanitari del ministero della Salute a cui annualmente viene inviato il bilancio, già certificato da un collegio di revisori. I livelli di controlli, dunque, sono molteplici e qui di misterioso non c’è proprio nulla. I bilanci non sono pubblici ed è questo il comportamento di tutti i fondi sanitari, una prassi seguita, per esempio, anche dalla Casagit, il fondo dei giornalisti. Altrettanti controlli e verifiche, comunque, sono previsti per la Fondazione Ltc (Long term care) uno strumento che è stato implementato da Casdic con l’obiettivo di assicurare sostegni economici agli assistiti non autosufficienti.

Nel suo articolo, D’Angerio, in possesso del bilancio 2020 di Casdic, cita un po’ alla rinfusa vari numeri: dai 365 milioni di euro di patrimonio ai 2,2 milioni di euro di erogazioni Ltc alle spese di consulenza pari a 323mila euro. In realtà, la gestione del fondo sanitario dei bancari, compresa quella riguardante le sue spese di funzionamento, è eccellente – secondo l’opinione degli addetti ai lavori e in linea con quella di altre realtà scrupolosamente vigilate dallo Stato. Nell’articolo, altro elemento da evidenziare, si fa un po’ di confusione addirittura fra un lascito (il Fondo Miglioranzi) ricevuto dalla Fondazione Ltc e una passività in bilancio.

La ricostruzione di D’Angerio, insomma, non sembra avere una linea precisa e pare avere il solo obiettivo di gettare discredito e ombre sul fondo sanitario dei bancari, che invece, in tre decenni di vita, non ha mai mostrato difficoltà. Anzi, nel tempo sono state migliorate la quantità e la qualità delle prestazioni erogate: per esempio, è stato introdotto un rimborso annuale di 16.800 euro erogabile per tutta la durata della malattia, quindi di fatto a vita, proprio nell’ambito delle long term care. Gestione, quella appunto della Ltc, talmente efficace che ha una prospettiva di sostenibilità superiore a 50 anni.

Insomma, nessun mistero, a parte uno: qual era l’obiettivo di D’Angerio? Se la Cassa dei bancari fosse stata gestita maldestramente, lo scrupoloso meccanismo di controlli esistenti, a cominciare da quello del ministero del Lavoro, avrebbe già consentito di portare alla luce responsabilità a vari livelli, financo con denunce alle Procure della Repubblica. Qualcuno, forse, ha sperato che l’articolo potesse incuriosire proprio qualche magistrato. Ma gli è andata male. E magari stavolta, anche di fronte a eventuali, prossimi scivoloni, verrà applicata la legge del contrappasso…

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