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Fifa

Juve, Inter, Milan, Roma. Perché l’industria del calcio è sull’orlo del fallimento

4,6 miliardi di debito e perdite crescenti per l'industria del calcio, che balla sul filo del rasoio. L'approfondimento di Fabio Pavesi per Affaritaliani

 

Con lo scudetto già assegnato all’Inter, le ultime gare della serie A serviranno solo a decidere chi la prossima stagione giocherà nelle coppe europee. E i dirigenti del calcio italiano a campionato di fatto chiuso, guardano ora al calciomercato. È l’ultima occasione per provare con la girandola di acquisti e cessioni a raddrizzare i conti delle squadre fiaccate da perdite in crescita e debiti sempre più insostenibili.

Ormai con i ricavi da gara (in fortissimo calo per la pandemia) che valgono sempre meno nei bilanci e con i diritti tv assegnati, resta solo il gioco delle plusvalenze a tamponare bilanci in profondo rosso.

I GUAI DELL’INTER

L’Inter che ha vinto lo scudetto ma ha perso per strada le “dubbie” sponsorizzazioni cinesi ha chiuso l’ultimo bilancio annuale con 102 milioni di perdite, il doppio dell’anno prima. Con i costi operativi che superano i ricavi dovrà metter mano a una massiccia campagna di trasferimento dei giocatori che consenta plusvalenze superiori ai 67 milioni con cui ha archiviato l’annata 2018-2019.

E questo solo per evitare che le perdite a fine giugno di quest’anno scendano sotto i 100 milioni. Non solo ma l’Inter poggia su oltre 450 milioni di soli debiti finanziari. 375 milioni sono le obbligazioni da rimborsare integralmente tra poco più di un anno e mezzo, cui si aggiungono i debiti con la controllante.

JUVENTUS, IL FLOP RONALDO E NON SOLO

La Juve chiude una stagione fallimentare. Niente scudetto dopo 9 anni e niente successi in campo internazionale, nonostante il fuoriclasse Ronaldo, costato tra prezzo d’acquisto e stipendi oltre 300 milioni, quasi l’intero fatturato di una stagione.

I bianconeri chiuderanno quasi sicuramente ancora in perdita per il quarto anno consecutivo. La semestrale di fine anno evidenziava perdite nette per 89 milioni. Difficile ribaltare il risultato in sei mesi. Sul versante del player trading, il saldo delle gestione calciatori è stato negativo per 52 milioni nell’ultima annata. Le plusvalenze nette da 140 milioni non sono bastate a coprire i costi di ammortamento dei cartellini pari a 193 milioni. Anche la Juve siede su un debito finanziario netto di 385 milioni.

MILAN PERDITE RECORD

I cugini del vincitore dello scudetto, i milanisti, sono reduci da un’annata disastrosa sui conti. L’ultima stagione si è chiusa con una perdita netta monstre di 194 milioni, più dell’intero fatturato fermo a 164 milioni. Anche la campagna calciomercato è stata pesantemente negativa con un risultato del player trading negativo per 94 milioni. Basti pensare che solo gli ammortamenti dei calciatori hanno pesato per 114 milioni e i costi operativi totali sono ben 256 milioni, cento milioni in più dei ricavi da gare; diritti Tv e sponsorship.

Anche per il Milan la striscia negativa dura ormai da anni, con perdite cumulate solo negli ultimi 3 anni di oltre mezzo miliardo. Per il fondo Elliott proprietario del club non certo un affare. Quanto ai debiti netti il Milan ha un’esposizione verso società di factoring per poco più di 100 milioni cui però vanno aggiunti quelli verso il socio di controllo. L’indebitamento finanziario netto, come recita la relazione all’ultimo bilancio, è di 250 milioni.

IL DISASTRO ROMA

La scorsa annata è stata disastrosa per la Roma con le perdite salite a ben 204 milioni su ricavi per soli 141 milioni Perdite dovute ai costi elevatissimi. 155 milioni sono gli stipendi cui si aggiungono costi operativi per altri 70 milioni. Il profondo sbilancio non è mitigato dal portafoglio giocatori che ha portato ricavi netti per solo 16 milioni. Una goccia nel mare visto che solo di ammortamenti dei cartellini la Roma l’anno scorso ha spesato 104 milioni. Il debito netto per la società giallorossa è volato a 300 milioni.

A stemperare il quadro delle pesanti perdite e dei debiti elevatissimi non bastano i risultati delle poche squadre in salute finanziaria, prima tra tutte l’Atalanta che ha raddoppiato nell’ultimo anno i profitti portandoli a 51 milioni. Seguita dal Napoli e dalla Lazio che hanno bilanci non così critici.

SCISSIONISTI PIU’ ROMA: PERDITE PER 600 MILIONI E DEBITI PER 1,4 MILIARDI

A conti fatti solo per le tre scissioniste della Superlega abortita (Juve, Milan, Inter) e per la Roma il saldo delle perdite complessive sfiora i 600 milioni con debiti netti finanziari che valgono quasi 1,4 miliardi.

Sono le situazioni più esplosive e non è un caso che Juve, Inter e Milan siano state fortemente suggestionate dai miraggi dei ricchi ricavi della Superlega. Una via d’uscita al dissesto sempre più pronunciato. Ma è tutta l’industria del calcio italiano che ormai balla sul filo del rasoio. E da anni, con il Covid che ha solo aggravato una situazione da punto di non ritorno.

L’AZIENDA CALCIO: OGNI 100 EURO INCASSATI NE PERDE ALMENO 10. DA ANNI

Come riporta l’ultimo report annuale della Figc e di Pwc sul calcio italiano professionistico (serie A B e C) nelle ultime 5 annate dal 2014 al 2019 quindi pre-Covid le perdite cumulate sono state di 1,6 miliardi. L’ultima annata, il 2018-2019, ha visto perdite per le tre serie professionistiche di 395 milioni su ricavi totali di 3,85 miliardi.

Ogni 100 euro incassati 10 diventano perdite secche. Solo gli stipendi si mangiano il 60% dei ricavi, e gli ammortamenti annui dei calciatori sono costi per quasi un miliardo. Dai diritti Tv arriva il grosso del fatturato circa 1,4 miliardi l’anno. Con i ricavi da biglietti che anche in era pre-Covid valgono ormai meno del 10% delle entrate, l’altra gamba dei ricavi dopo i diritti televisivi sono proprio le plusvalenze da calciomercato che solo nel 2018-2019 sono state di ben 753 milioni.

Spesso solo numeri contabili dato che con gli incroci di scambio tra club su valori spesso artificiosi, soldi veri in cassa non entrano. Sono, in virtù degli acquisti e cessioni concordate tra club solo numeri scritti a bilancio. Transazioni figurative che gonfiano i ricavi, quel tanto che basta a evitare una Caporetto definitiva.

Senza quei ricavi aggiuntivi lo sprofondo del calcio italiano varrebbe ogni anno oltre un miliardo di euro, rendendo la situazione debitoria ancora più grave. Già oggi i debiti cumulati, saliti a quota 4,6 miliardi, superano ampiamente i ricavi complessivi. Poche aziende si possono permettere debiti superiori ai fatturati senza fallire. Per il calcio questa regola pare non valere. Alla faccia di qualsiasi fair play finanziario che prevede l’equilibrio di bilancio. Per il calcio una chimera.

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