Una delle cose più stupide che una persona può fare è quella di adirarsi, al risveglio del mattino, scoprendosi uguale a come si era coricata la notte precedente. Benchèégravemente indiziati di questo limite umano è difficile pensare che i due vice premier lo siano a tal punto da reagire in maniera tanto scomposta alle considerazioni svolte dal ministro Giovanni Tria a proposito del possibile aumento dell’Iva. E’ assai più probabile che siano –come capita sovente – in conclamata malafede.
Il titolare del Mef, infatti, interrogato sul tema durante un’audizione in Commissione Bilancio della Camera, si è limitato a dare una risposta ‘’a legislazione vigente’’. Infatti, l’articolo 1, commi 2 e 3, prevede la sterilizzazione degli aumenti delle aliquote IVA (cd. clausole di salvaguardia) per l’anno 2019. Per gli anni successivi, secondo le modifiche introdotte al Senato (dove si è scritta la vera legge di bilancio dopo le intese con Bruxelles), si conferma l’aumento dell’IVA ridotta dal 10 al 13% dal 2020 e un aumento di 0,3 punti percentuali per il 2020 e di 1,5 punti percentuali a decorrere dal 2021 – che si somma a quelli già previsti – dell’IVA ordinaria fino al 26,5%.
Al Senato, la clausola di salvaguardia è stata rimodulata in aumento anche per le accise, in luogo della parziale riduzione prevista nel testo originario. Non risulta che questa norma sia stata abrogata, né che siano previste misure alternative. Pertanto, come conferma l’Upb, la manovra ha operato sulle clausole di salvaguardia per IVA e accise, prevedendo per il 2019 la completa sterilizzazione degli effetti attesi a legislazione vigente e, per il biennio successivo, un rafforzamento delle clausole sino a 23,1 miliardi nel 2020 (l’1,2 per cento del PIL) e a 28,8 miliardi nel 2021 (l’1,5 per cento del PIL). Nel complesso, una cinquantina di miliardi in due anni,che nessuno sa come poter sterilizzare.
Durante una campagna elettorale (che prosegue da anni senza soste) non si può dire, tuttavia, che il re è nudo; si deve negare pure l’evidenza. E’ il massimo dell’arbitrio:‘’questi qui’’ non solo disattendono le leggi nazionali ed internazionali, i trattati e quant’altro è parte integrante di una società ordinata, ma ignorano persino le leggi e i documenti promossi dal loro governo. Si veda come è considerato il Def presentato nei giorni scorsi: sembra che sia un fatto personale di Tria, un capriccio di un ministro che non si è candidato e che non è stato votato, che, per di più, viene osservato con sospetto perché è una persona competente.
Il Documento di economia e finanza certifica che non vi sarà la crescita su cui si sono basate le politiche di bilancio, che non salirà (in barba a quota 100 e dintorni) l’occupazione, mentre aumenterà la disoccupazione in parallelo con il deficit, il debito pubblico e la pressione fiscale. Inoltre, i provvedimenti-bandiera del governo, a partire dal RdC, porteranno un incremento del Pil inferiore a quanto – sempre in termini di Prodotto – è stato stanziato nel bilancio per il loro finanziamento.
Sono più o meno le considerazioni contenute nell’ultimo rapporto dell’Ocse che fu smentito, sbertucciato, accusato di inammissibili interferenze da parte dei due boss a cui neppure i nuovi amori – esibiti con dovizia e sfarzo sui rotocalchi del gossip – hanno addolcito il carattere tracotante e astioso. Tutto è diventato un’opinione. Gli italiani non hanno più punti di riferimento stabili, accettati anche se non condivisi. E ci sono pareri ‘’più uguali degli altri’’. Il Governatore della Banca d’Italia può dire quello che vuole, tanto non se lo fila nessuno. Così le agenzie europee ed internazionali.
I due boss si esprimono come Chance, il protagonista del film ‘’Oltre il giardino’’. Evocano la crescita economica con le stesse parole del giardiniere quando parlava della fioritura primaverile delle piante. E sono in tanti a non stare ‘’attenti a quei due’’. Nessuno si domanda come sia mai stato possibile che, nel giro di pochi mesi, le previsioni del governo siano passate da un tasso di incremento dell’1,5% del Pil – poi ridimensionato all’1% per colpa dell’Europa matrigna – ad uno striminzito + 0,1-0,2% nel 2019 (indicato nel Def). Vedremo oggi che cosa sarà scritto nella risoluzione con cui la maggioranza approverà il documento.
Sappiamo già che verrà solennemente sancito il divieto di aumentare l’Iva. Per il resto si brinderà a tarallucci e vino intorno all’albero della cuccagna della flat tax. Perché, come avveniva un tempo nei crocicchi presso i tavolini in cui si praticava, negli atri delle stazioni, il gioco delle tre carte, il manipolatore aveva sempre dei complici che fingevano di vincere allo scopo di abbindolare i gonzi ed indurli a tentare la fortuna.