Possiamo crescere ben di più. Nonostante la crisi della globalizzazione, il suicidio della industria europea, i nostri antichi ritardi. La novità epocale della IA offre straordinarie opportunità di applicazioni alla nostra acciaccata creatività perché ancora attiva in molte manifatture. La stessa, crescente, domanda pubblica per la difesa, sarà portatrice di quell’uso duale, militare e civile, per il quale abbiamo un campione nazionale con le sue alleanze internazionali. Abbiamo giacimenti di dati e super calcolatori che li possono valorizzare. Come Israele senza materie prime, potremmo diventare una “start up nation”.
Tocca alle nostre istituzioni però produrre le condizioni di contesto. A partire dalla conquista della rapida rivisitazione del green deal europeo nel segno della neutralità tecnologica. Il controllo dei conti pubblici, l’avanzo primario, sono già un primo passo importante perché liberano la strada della riduzione della pressione fiscale. Così come la riforma della giustizia può generare effetti indotti di maggiore prevedibilità e certezza della nostra schizofrenica, spesso ideologica, giurisprudenza. La legge delega sulla IA dovrà essere attuata senza aggravio dei già pesanti oneri europei causati dalla indeterminatezza delle stesse definizioni. Le stesse risorse non spese del Pnrr potrebbero essere meglio riorientate, magari come leva finanziaria moltiplicatrice dei risultati.
Più in generale, cresceremo davvero se l’impresa e il lavoro avranno la libertà di rimettere in moto l’ascensore sociale. Vera risposta alle fasce basse di reddito. Emblematica e concreta può essere la lievitazione dei salari attraverso l’esplosione dei premi, dei dividendi e delle indennità da lavoro aggiuntivo e scomodo. Queste parti variabili e meritevoli del salario devono rappresentarne almeno un terzo, se favorite dalla tassazione piatta. L’egualitarismo mortifica la buona volontà di crescere.






