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Investimenti esteri, ecco cosa serve all’Italia per raggiungere la Spagna

Come la politica economica, i quadri normativi e lo sviluppo infrastrutturale influenzano le decisioni di investimento in Italia e in Spagna. Cosa dice lo studio Teha-Amazon.

Le economie europee dell’area mediterranea offrono una serie di opportunità per gli investimenti diretti esteri, ciascuna con i propri vantaggi. Allo stesso tempo, l’attrazione dei flussi internazionali di investimento è un fattore chiave per determinare la competitività e la crescita di ciascun paese. In che modo i diversi approcci alla politica economica, i quadri normativi e lo sviluppo delle infrastrutture influenzano le decisioni di investimento? Per rispondere a questa domanda, è utile esaminare i casi dell’Italia e della Spagna, i due paesi leader dell’area con vicinanza geografica, culturale e amministrativa.

LE RAGIONI DELL’ATTRATTIVITÀ DELLA SPAGNA PER GLI INVESTIMENTI

Il Global Attractiveness Index – un indice innovativo sviluppato da TEHA e progettato per fornire un profilo rappresentativo dell’attrattività e della sostenibilità di ogni Paese – evidenzia le migliori prestazioni della Spagna in termini di competitività e attrazione degli IDE: dalla ripresa post-pandemica, l’attrattività della Spagna è aumentata di 5,7 punti (su una scala da 1 a 100), mentre quella dell’Italia è cresciuta di 4,6 punti. Nel 2020 l’Italia aveva un vantaggio di 2,2 punti, nel 2024 tale divario si è dimezzato.

Un nuovo studio, promosso da Amazon in collaborazione con TEHA Group, indaga le ragioni alla base di questo divario e analizza i fattori che rendono l’ecosistema spagnolo maggiormente competitivo. Alla base del divario vi è un insieme di fattori economici, fiscali, infrastrutturali e normativi. Per esplorare queste dinamiche e fornire una prospettiva comparativa tra due economie simili, ma con livelli di performance molto diversi, Amazon e TEHA Group hanno lanciato un progetto di ricerca dedicato, supportato da un comitato scientifico di alto livello: Enrico Letta (IE University e presidente dell’Istituto Jacques Delors), Carlo Altomonte (Associate Dean SDA Bocconi), Patricia Gabaldón (professoressa associata alla IE Business School) e Jordi Sevilla (economista ed ex ministro spagnolo della Pubblica Amministrazione).

COSA SERVE ALL’ITALIA: PIÙ DIGITALIZZAZIONE E PIÙ EFFICIENZA NORMATIVA

“È fondamentale analizzare le dinamiche dell’attrattività dei paesi per promuovere un ecosistema sempre più fertile per gli investimenti internazionali”, afferma Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di TEHA Group. “Sulla base della nostra pluriennale esperienza nell’analisi dell’attrattività e della competitività internazionale, è condiviso come le grandi multinazionali svolgano un ruolo centrale nella creazione di occupazione e crescita economica: ecco perché attrarre investimenti esteri dovrebbe essere una priorità strategica per tutti i paesi. Per questo motivo lo studio di TEHA, sostenuto da Amazon, rappresenta un contributo fondamentale al più ampio dibattito sulle politiche di attrattività.

“Le prime evidenze che emergono da questo studio tracciano in maniera limpida le leve su cui serve continuare a spingere per accelerare lo sviluppo dell’economia italiana e la sua attrattività agli investimenti esteri” sottolinea Giorgio Busnelli, VP & Country Manager di Amazon Italia. “Tra queste spiccano la digitalizzazione e un sistema regolatorio più stabile, efficiente e meno oneroso per le imprese. In 15 anni di presenza in Italia, Amazon ha investito oltre 20 miliardi di euro, contribuendo significativamente alla digitalizzazione del Paese e questo ha portato oltre 20.000 PMI a utilizzare i nostri servizi per crescere in Italia e all’estero. Per amplificare questi effetti positivi, è essenziale operare in un quadro normativo chiaro e armonizzato sia a livello nazionale che europeo. In quest’ottica, in Amazon crediamo che un Mercato Unico Europeo forte, inclusivo e sostenibile sia la ricetta vincente per favorire la crescita della competitività europea, e vogliamo fare la nostra parte per rafforzarlo.”

LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO TEHA-AMAZON

I risultati della ricerca e le conseguenti raccomandazioni di policy saranno presentati il 5 settembre durante la 51ma edizione del Forum “Lo Scenario di Oggi e di Domani per le strategie competitive, che si terrà a Villa d’Este (Cernobbio).

Il 9 ottobre si terrà a Madrid una tavola rotonda conclusiva, durante la quale sarà presentato il rapporto finale, al fine di promuovere un dibattito costruttivo su come migliorare il panorama dell’attrazione degli investimenti nell’area mediterranea.

ITALIA E SPAGNA A CONFRONTO: FISCO, ENERGIA, GOVERNANCE, GIUSTIZIA E NON SOLO

Lo studio si concentra su nove aree chiave: quadro macroeconomico; infrastrutture fisiche e digitali; contesto amministrativo; sistema normativo, fiscalità e incentivi; sistema giudiziario; mercato del lavoro; istruzione e formazione; politiche di attrazione dei talenti e qualità della vita.

Dai primi risultati emergono disparità significative. Tra il 2010 e il 2024, il PIL della Spagna è cresciuto del +18,8%, rispetto al +6,2% dell’Italia e al +20,8% della media UE. Questo risultato è stato in parte determinato dalla crescita più forte dei consumi privati (+12,5% in Spagna contro il +2,9% in Italia) e dall’aumento dei salari reali (+4,9% in Spagna contro il -3,3% in Italia).

I risultati della ripresa post-pandemica evidenziano due traiettorie significativamente divergenti. A partire dal 2022 l’Italia è cresciuta del 4,8%, mentre la Spagna del 6,2%. Nel 2023 i tassi di crescita sono stati rispettivamente dello 0,7% e del 2,7%; nel 2024 dello 0,7% e del 3,2%; e le proiezioni per il 2025 indicano una crescita dello 0,9% per l’Italia e del 2% per la Spagna. Queste divergenze sono evidenti in molti ulteriori indicatori economici, tra cui la crescita dell’occupazione (in media un punto percentuale in più in Spagna che in Italia dal 2022). La Spagna sta quindi vivendo un momento positivo di crescita, evidente anche nei dati sugli investimenti attratti.

In materia fiscale, nonostante aliquote nominali dell’imposta sulle società simili (25% in Spagna e 27,8% in Italia), il sistema spagnolo si rivela più semplice e meno oneroso per le imprese. La Spagna ha un cuneo fiscale più basso (40,2% contro 45,1%) e un approccio più proporzionato alla gestione degli errori formali. In Italia, errori fiscali minori o non fraudolenti possono ancora comportare conseguenze penali, mentre la Spagna prevede la responsabilità penale solo quando sono provati sia l’intento fraudolento che un’imposta non pagata superiore a 120.000 euro all’anno.

In ambito energetico, la Spagna beneficia di un mix più diversificato: solo il 22,5% dell’elettricità è generata da gas naturale, rispetto al 45% in Italia. Ciò è possibile grazie a una combinazione di fonti nucleari e rinnovabili, che contribuisce a mantenere bassi i costi per le imprese (166,6 €/MWh contro 252,9 €/MWh in Italia). Gli incentivi fiscali e le procedure di autorizzazione più rapide hanno inoltre svolto un ruolo fondamentale, consentendo alla Spagna di superare l’Italia anche nella produzione di energia solare.

In termini di contesto amministrativo e normativo, le comunità autonome spagnole si distinguono per la qualità della governance e la minore percezione della corruzione. Tuttavia, il sistema italiano garantisce una maggiore uniformità e una minore frammentazione tra i livelli di governo. Alcuni indicatori evidenziano comunque un ambiente burocratico migliore in Italia: ad esempio, le PMI spagnole dedicano in media 27,7 ore al mese alle procedure burocratiche, contro le 26,1 ore italiane.

Il sistema giudiziario italiano soffre di tempi molto più lunghi, soprattutto per quanto riguarda il secondo grado di giudizio. Ad esempio, la durata media dei procedimenti civili in primo grado è di 540 giorni in Italia rispetto ai 359 in Spagna, con un divario che si amplia nei tribunali di grado superiore.

Inoltre, la Spagna supera l’Italia in quasi tutti gli indicatori digitali mappati dalla Commissione Europea: copertura delle reti fisse ad altissima capacità (93,6% contro 59,3%), servizi pubblici digitali transfrontalieri per le imprese (il punteggio della Spagna è 82,5, quello dell’Italia è 57,9), servizi pubblici digitali (i punteggi sono 91,0 contro 76,3).

Come osservazione finale, che riassume quanto discusso in precedenza, in Spagna sono stati sviluppati 856 progetti di IDE greenfield, che hanno creato 72.416 posti di lavoro. In Italia i progetti di IDE greenfield sono meno della metà: 303, con un numero inferiore di posti di lavoro creati (40.006).

LA SPAGNA SUPERA L’ITALIA NELL’ATTRAZIONE DI INVESTIMENTI ESTERI

Sebbene entrambi i paesi condividano una serie di punti di forza, negli ultimi anni la Spagna ha mostrato tendenze più positive nell’attrarre investimenti esteri. Questo studio, che sarà ulteriormente sviluppato nei prossimi due mesi completando l’analisi quantitativa e sviluppando un paniere di proposte di policy, mira a far luce sui fattori alla base delle performance della Spagna, offrendo una base per una riflessione costruttiva in Italia e un potenziale percorso per invertire la tendenza attuale.

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