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Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Carige, Ubi, Banco Bpm. Ecco le pagelline sui crediti deteriorati

Come vanno conti e crediti di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Carige, Ubi, Banco Bpm e delle altre maggiori banche italiane? Ecco numeri, confronti, analisi e scenari tratti da una ricerca del centro studi della Uilca

Se finora l’attenzione dei regolatori e del mercato era concentrata sui crediti a sofferenza, dobbiamo oggi porre molta più attenzione ai crediti UTP (inadempienze probabili) che presentano una complessità e difficoltà di gestione maggiore rispetto alle sofferenze.

E’ la conclusione-auspicio dell’analisi dei conti economici degli undici principali istituti di credito italiani, relativa al terzo trimestre 2018, curata dal responsabile del centro studi Uilca Orietta Guerra, Roberto Telatin.

“Dalla nostra ricerca emerge che essi rappresentano il 57,3% dei crediti deteriorati – dice il segretario generale Uilca, Massimo Masi – questa è la nuova sfida per le banche commerciali che devono riuscire a riportare in bonis imprese oggi in difficoltà, le cui precaria salute finanziaria è sovente figlia anche del nanismo imprenditoriale italiano”.

Rispetto allo stesso periodo del 2017, l’analisi ha evidenziato un incremento complessivo dell’utile al netto delle operazioni straordinarie.

Nel corso dell’anno è evidente come i risultati economici intermedi delle banche analizzate abbiano fotografato il progressivo rallentamento dell’economia nazionale.

Sia il secondo che il terzo trimestre del 2018 registrano una contrazione degli utili rispetto al primo trimestre 2018.

Dal confronto con i primi nove mesi del 2017 risulta come i ricavi totali siano cresciuti dello 0,3%, mentre i costi operativi siano diminuiti del -4,4%.

Tuttavia le rettifiche sui crediti risultano dimezzate rispetto all’anno precedente ed influenzano il risultato finale del conto economico.

Nel corso del terzo trimestre abbiamo registrato un aumento del margine d’interesse rispetto agli altri due trimestri dell’anno, mentre le commissioni sono risultate, inferiori rispetto ai due periodi precedenti.

Che cosa aspettarci nell’ultimo trimestre dell’anno? Roberto Telatin: afferma che: “Sicuramente il rallentamento del PIL tedesco, maggiore economia europea e uno dei più grandi mercati per le nostre esportazioni, rischia di produrre una contrazione degli investimenti delle imprese e per le banche. Questo è un segnale negativo, inoltre lo spread elevato sui titoli di stato costringe le banche ad aumentare il costo della raccolta e a traslare sui tassi degli impieghi i maggiori oneri per mantenere “soddisfacente” il margine d’interesse quando possibile. Rimaniamo preoccupati più per le sorti dell’economia che non per la gestione delle banche che continuano nel processo di riduzione dei crediti deteriorati netti, diminuiti di oltre il 25% dalla fine del 2017”, Unica banca in controtendenza è Banca Carige che comunque con il nuovo management cerca di ridefinire strategie e obiettivi.

Se finora l’attenzione dei regolatori e del mercato era concentrata sui crediti a sofferenza, dobbiamo oggi porre molta più attenzione ai crediti UTP (inadempienze probabili) che presentano una complessità e difficoltà di gestione maggiore rispetto alle sofferenze.


Dalla nostra ricerca emerge che essi rappresentano il 57,3% dei crediti deteriorati Il Segretario Generale Uilca Massimo Masi sostiene che “questa è la nuova sfida per le banche commerciali che devono riuscire a riportare in bonis imprese oggi in difficoltà, le cui precaria salute finanziaria è sovente figlia anche del nanismo imprenditoriale italiano, per cui serve offrire non solo credito ma anche organizzazione aziendale e accesso ai mercati internazionali e nazionali. La banca del futuro non dovrà gestire imprese ma potrà aiutare l’imprenditore a farlo meglio”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Infine- afferma Masi- non ci eravamo illusi quando all’inizio dell’anno si ipotizzavano utile netti da parte delle banche Italiane migliori del 2017. Purtroppo ci avevamo visto giusto. Non dobbiamo dimenticare che l’utile netto delle banche italiane è composto da Intesa Sanpaolo e UniCredit (rispettivamente 3012 e 2165 miliardi) il che dimostra il distacco dalle altre banche italiane. Ora non ci resta che attendere i dati finali dei bilanci delle banche sui quali, temiamo, abbiano influssi negativi lo spread e altre eventuali turbolenze finanziare e monetarie”.

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