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Arnese

Dossier Infratel, più canone per la Rai, Dazn danzante, le previsioni di Pfizer e la pandemia regolatoria

Rai, Infratel, Dazn, Pfizer, Quirinale e non solo. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Startmag

 

FORZA DAD?

 

LE PREVISIONI DI PFIZER

 

LA TRASPARENZA DI INFRATEL-INVITALIA

 

EVVIVA L’AGENZIA PER LA CYBERSECURITY

 

I VERTICI RAI CHIEDONO PIU’ CANONE

 

LE DANZE IN DAZN

 

BICI VIRALI

 

LO SCENARIO DI FOLLI

 

DOSSIER PNRR

 

PANDEMIA REGOLATORIA

 

ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI VITALBA AZZOLINI SUL QUOTIDIANO DOMANI:

Il sistema a colori era stato introdotto nell’autunno del 2020 affinché, invece di un lockdown generalizzato o comunque restrizioni identiche sull’intero territorio nazionale, vi fosse un differente bilanciamento delle limitazioni di libertà e diritti in relazione a specifiche situazioni di rischio delle diverse regioni, sulla base di parametri e indicatori prefissati.

Il sistema si è da subito dimostrato poco oggettivo, a causa della scarsa trasparenza, dello sfasamento temporale e di altri difetti dei dati comunicati dalle regioni alla cabina di regia, incaricata delle relative valutazioni sulla base di algoritmi.

I parametri utilizzati per la determinazione delle zone a colori sono stati modificati nel tempo e, da ultimo, un decreto legge del luglio scorso li ha sostanziati nella combinazione tra incidenza settimanale dei contagi ogni 100mila abitanti e occupazione dei posti letto nelle terapie intensive e nelle aree mediche.

La “ratio” del sistema a colori, come detto, era quella di far sì che le diverse misure di contrasto alla circolazione del virus fossero correlate alla situazione concreta delle varie regioni. Oggi è venuto meno questo criterio ispiratore, sostituito da quello del minor rischio di malattia grave, e parzialmente di contagio, connesso all’avvenuta vaccinazione o guarigione.

Infatti, le restrizioni non sono più determinate dal colore della regione, ma dallo status di vaccinato o meno delle singole persone. La sostituzione del criterio guida nella gestione della pandemia è avvenuta mediante la progressiva imposizione dell’obbligo di green pass rafforzato, esteso dapprima a una serie di servizi e attività, e poi dal 10 gennaio scorso divenuto condizione per l’accesso a qualunque luogo di socialità. Peraltro, dal 15 febbraio per gli over 50 servirà il super green pass anche per entrare nei luoghi di lavoro, data l’introduzione anche dell’obbligo vaccinale per questa fascia di età.

In altre parole, salvo che in zona rossa, di cui nessuno parla, oggi le restrizioni non dipendono più dal colore, ma dal possesso del super green pass: la zona bianca, gialla e arancione è ormai un’unica zona del medesimo colore, ove i vaccinati o i guariti possono fare qualunque cosa e i non vaccinati quasi niente, in una sorta di lockdown di fatto.

Le regole non cambiano con il cambio di colore, salvo nelle zone arancione, con l’obbligo di green pass nella versione base per spostarsi dai comuni con più di 5mila abitanti e in quella rafforzata per accedere a centri commerciali nel fine settimana.

Dunque, la scelta di legare le restrizioni alla mancata vaccinazione o guarigione ha superato e, conseguentemente, reso inutile il sistema delle zone a colori. Ma le regole sulle colorazioni regionali sono rimaste. Quale sia il senso, la funzione concreta di tali regole, non è dato sapere.

Il sistema delle zone a colori va eliminato non solo perché al momento non serve pressoché a nulla, come spiegato, ma anche perché il suo mantenimento determina impatti distorsivi. Come riportato dalle cronache ormai da settimane, siccome il cambio di colore dipende anche dalla percentuale di occupazione dei posti letto, le regioni aggiungono posti letto per evitare il passaggio in una zona di colore più intenso, e il gioco è fatto.

Ma si tratta di un “gioco” consentito dalla legge stessa, anzi dalle sue carenze. Infatti, il decreto che ha modificato i parametri per il cambio di colori prevede che la comunicazione dei posti disponibili in terapia intensiva per pazienti Covid, da parte delle regioni, possa «essere aggiornata con cadenza mensile sulla base di posti letto aggiuntivi», a condizione che i nuovi posti letto «non incidano su quelli già esistenti e destinati ad altre attività». In altri termini, non si deve fare il gioco delle tre carte con i posti letto, aumentandoli da una parte e sottraendoli dall’altra.

La norma pone due ordini di problemi. Da un lato, nonostante la precisazione che i posti aggiunti non vanno sottratti ad altre patologie, non si dispone un effettivo controllo affinché in concreto ciò non accada. Dall’altro lato, non si dice nulla riguardo ai posti letto nelle ordinarie aree mediche.

Sembra quasi che, stabilendo per le terapie intensive un divieto di cambio di destinazione che nessuno verifica e non stabilendo il medesimo vincolo per le altre aree, si sia lasciata alle regioni una via per evitare cambi di colore. E le regioni ne approfittano.

Dunque, oggi le zone a colori non solo paiono inutili in concreto, ma costituiscono pure l’alibi per consentire i “giochi” sopra esposti. Anche per questo sarebbe meglio eliminare le une e gli altri.

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