A gennaio, negli Stati Uniti, il prezzo delle uova è quasi raddoppiato rispetto a un anno fa e il persistere dell’influenza aviaria tra il pollame del Paese non lascia intravedere miglioramenti a breve termine.
Quindi, nell’attesa che il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. si pronunci sulla questione, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump tenta di risolvere la crisi delle uova da un punto di vista commerciale.
PREZZI ALLE STELLE
A inizio anno il prezzo medio di una dozzina di uova grandi di categoria A negli Usa ha raggiunto la cifra record di 4,95 dollari, quasi il doppio rispetto ai 2,52 dollari di un anno fa e martedì scorso il dipartimento dell’Agricoltura Usa (Usda) ha previsto che quest’anno aumenteranno del 41,1%.
LA CAUSA
Il principale responsabile dell’impennata dei prezzi delle uova negli Stati Uniti è la diminuzione della popolazione di galline ovaiole a causa dell’epidemia di influenza aviaria in corso.
Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), dal 2022 oltre 166 milioni di uccelli, compreso il pollame commerciale, sono stati infettati dall’influenza aviaria e l’Usda ha riferito che a gennaio la produzione di uova del Paese è diminuita del 4% e la popolazione di tutto il pollame da uova è scesa del 5% rispetto all’anno scorso.
SUPPLEMENTO EXTRA
Questa situazione ha portato alcuni ristoranti a far pagare un supplemento per chi ordina uova. All’inizio di febbraio, Waffle House è stata una delle prime catene nazionali, insieme ad alcuni ristoranti più piccoli e alla catena Denny’s, a introdurre – “temporaneamente”, a sua detta – un extra di 50 centesimi o più per uovo. McDonald’s, invece, complice anche la chiusura di un trimestre difficile a causa di un’epidemia di E. coli collegata alle cipolle utilizzate in alcuni suoi panini, ha deciso di andare in controtendenza non introducendo alcun costo aggiuntivo – per il momento.
IL PIANO DELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP
Per risolvere la crisi, ieri la segretaria all’Agricoltura, Brooke L. Rollins, ha annunciato sul Wall Street Journal un piano in cinque punti nel quale si prevede che il suo dipartimento investirà fino a 1 miliardo di dollari.
Ammettendo che la crisi è da attribuire “in parte ai continui focolai di influenza aviaria altamente patogena, che negli ultimi due anni ha devastato gli allevatori di pollame americani e ridotto la fornitura di uova”, ha spiegato che l’investimento sarà suddiviso in tre aree chiave.
La prima prevede fino a 500 milioni di dollari per aiutare i produttori di pollame a migliorare le misure di biosicurezza; la seconda fino a 400 milioni di dollari come sostegno finanziario agli allevatori colpiti dall’epidemia e per aiutarli a riprendere le attività, e la terza fino a 100 milioni di dollari per sviluppare vaccini e trattamenti per l’influenza aviaria, con l’obiettivo di ridurre la necessità di abbattere gli allevamenti infetti.
Il piano prevede poi l’eliminazione di alcune norme “non necessarie”, come quella sui requisiti di spazio per le galline, per contribuire a ridurre i costi di produzione e la possibilità di importare temporaneamente uova per aumentare l’offerta.
“Questa strategia in cinque punti – ha detto Rollins – non cancellerà il problema da un giorno all’altro, ma siamo fiduciosi che possa ripristinare la stabilità del mercato delle uova nei prossimi 3-6 mesi”.
L’INTERVENTO DELLA TURCHIA
Intanto, come soluzione immediata, gli Stati Uniti si sono rivolti alla Turchia, che quest’anno prevede di esportare negli States 420 milioni di uova, la cifra più alta di sempre e circa sei volte superiore a quella del 2024, quando ne erano arrivate 71 milioni. Entro luglio, il Paese consegnerà 240 milioni di uova agli Stati Uniti, mentre il resto arriverà entro la fine dell’anno.
L’Unione centrale dei produttori di uova in Turchia ha fatto sapere che quest’anno il volume delle esportazioni verso gli Stati Uniti ammonterà a 37 milioni di dollari.
La Turchia è il quinto esportatore di uova al mondo, dopo Paesi Bassi, Stati Uniti, Polonia e Germania e nel 2023, secondo l’Observatory of Economic Complexity, ha esportato uova per un valore di 411 milioni di dollari in tutto il mondo.
CONTRADDIZIONI
Tuttavia, alcuni esperti intervistati dal Washington Post trovano ironico che il dipartimento dell’Agricoltura faccia così tanto affidamento sui vaccini mentre la sua controparte, la Food and Drug Administration (Fda), li sta “attaccando”. Così come che si affidi alle importazioni vista la politica industriale dell’amministrazione di mantenere la produzione negli Stati Uniti.
Per quanto riguarda i vaccini, un esperto del settore ha spiegato che in passato, gli Usa hanno esitato a vaccinare gli allevamenti di pollame contro l’influenza aviaria perché gli allevatori non avrebbero potuto vendere i prodotti ai mercati esteri che non acquistano carne o uova provenienti da volatili vaccinati. Inoltre, l’Usda ha recentemente concesso una licenza condizionale per l’inoculazione di un vaccino che però non è ancora stato completamente approvato. E comunque non si tratterebbe di una soluzione rapida poiché l’intero processo potrebbe richiedere circa due anni.
A questo si aggiunge che l’Usda sta cercando proprio in questi giorni di riassumere diversi suoi lavoratori coinvolti nella risposta del governo all’epidemia di influenza aviaria finiti “per sbaglio” tra i tagli del dipartimento per l’Efficienza governativa guidato da Elon Musk.