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Imu e Chiesa, tutte le scintille fra i 5 Stelle

Cosa prevede il ddl del M5S, che potrebbe entrare in legge di Bilancio tramite un emendamento, per far pagare l'Imu alla Chiesa. La contrarietà di Di Maio e le prossime elezioni in Umbria

 

Far pagare l’Imu alla Chiesa: una vecchia querelle che torna d’attualità in tempi di manovra, quando la ricerca di risorse finanziarie si fa più pressante, ma in concomitanza – stavolta – con le elezioni regionali in Umbria. Terra che per santi, luoghi di culto e introiti dalla ricezione turistica legata alla spiritualità è forse prima in tutto il Paese, se si eccettua Roma.

A tornare sull’argomento ci ha pensato il Movimento Cinque Stelle con un disegno di legge, a prima firma del senatore ex Idv Elio Lannutti, che potrebbe essere rimodulato sotto forma di emendamento alla legge di Bilancio. Il tutto, come ricorda Il Messaggero, con la contrarietà del leader M5S e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

COSA PREVEDE IL DDL

Nel testo del provvedimento si chiarisce che tutti gli immobili della Chiesa cattolica, delle congregazioni o di associazioni o società che prevedano strutture commerciali come ristoranti, caffetterie o hotel sono tenuti a pagare l’Imu. Lo stesso discorso vale per ospedali e strutture sanitarie a pagamento in percentuale pari o superiore al 30% rispetto al budget totale dell’azienda. Nella proposta si chiede pure che ci sia l’obbligo di far convalidare i bilanci da parte di un certificatore esterno.

COSA DICONO I SENATORI FIRMATARI DEL DDL

In questa battaglia Lannutti non è solo: il ddl porta la firma di 69 senatori pentastellati. “Il ricavato di quella somma sarebbe sufficiente a evitare gli aumenti della cedolare secca, della tassa sulle transazioni immobiliari, dei bolli sugli atti giudiziari, del biodiesel e della plastic tax”, spiega Lannutti. Secondo il quotidiano capitolino, in realtà i Cinque Stelle firmatari del provvedimento sarebbero consapevoli dell’assenza di un clima adatto a questa battaglia – a partire dal loro leader. Per proseguire, probabilmente, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che in questi giorni di campagna elettorale nella terra di San Francesco – ma anche in passato – è sempre sembrato interessato ad avere buone relazioni con il Vaticano.

LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

Nella relazione che accompagna il ddl si chiarisce che occorre pure recuperare l’Ici non pagata dalla Chiesa tra il 2006 e il 2011, quando il governo Berlusconi concesse una deroga.  In tal modo, ricorda Il Fatto quotidiano, si punta a dare risposta a una sentenza della Corte di giustizia europea per cui lo Stato italiano deve recuperare i soldi non versati in quei cinque anni in quanto la deroga era “irregolare”. Una cifra non di poco conto e che, secondo stime dell’Anci, si aggira intorno ai 5 miliardi.

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