Non sono serviti gli sforzi per riprendersi da una crisi che va avanti da anni. Tupperware, nota azienda statunitense che produce contenitori in plastica per alimenti, ha quindi chiesto di poter fare ricorso al Chapter 11 per presentare istanza di fallimento. La richiesta le permetterà di restare operativa concordando con un tribunale un piano di risanamento dei debiti.
LE ORIGINI DI TUPPERWARE E LA RIVOLUZIONE DELLA PLASTICA
Fondata nel Massachusetts nel 1944 dal chimico Earl Tupper, la Tupperware Corporation ha dovuto attendere la fine della guerra per avviare la produzione. La sua fortuna fu il polietilene, un materiale simile alla plastica inventato dallo stesso Tupper e precedentemente utilizzato in ambito bellico.
“La versatilità e la convenienza dei prodotti di Tupper contribuirono all’inizio della rivoluzione della plastica del decennio successivo”, afferma il sito.
I suoi contenitori, oltre a essere leggeri e indistruttibili rispetto alle stoviglie tradizionali, avevano anche sigilli ermetici, ispirati a quelli dei barattoli di vernice, che permettevano di conservare gli alimenti più a lungo.
DAI TUPPERWARE PARTY ALL’EMANCIPAZIONE DELLE DONNE
Venderli nei negozi risultava però difficile, allora l’azienda ideò i Tupperware party che contribuirono al loro successo. Si trattava di momenti in cui le donne presentavano i prodotti ad altre donne con delle dimostrazioni e quindi diventarono anche opportunità lavorative e occasioni di incontro in un tempo in cui la vita delle donne ruotava ancora principalmente intorno alla vita domestica.
L’INIZIO DEL DECLINO
Venendo a tempi più recenti questo momento d’oro appare ormai lontano e da diversi mesi le vendite della Tupperware Brands sono in calo. Già dal 2020, ricorda Bloomberg, l’azienda ha avvertito che la sua capacità di rimanere in attività era in dubbio. Dopo un breve momento di ripresa durante la pandemia, che ha portato le persone a cucinare di più e quindi ad avere più avanzi, le azioni dell’azienda si sono affievolite.
E mentre i creditori hanno dato un po’ di respiro all’azienda, i ricavi hanno continuato a diminuire e a giugno di quest’anno la società ha pianificato la chiusura dell’unico stabilimento statunitense e il licenziamento di quasi 150 dipendenti.
“Negli ultimi anni, la posizione finanziaria dell’azienda ha subito un forte impatto a causa del difficile contesto macroeconomico”, ha dichiarato l’amministratore delegato Laurie Goldman in un comunicato.
L’ISTANZA DI FALLIMENTO
Al calo delle vendite si sono inoltre aggiunti l’aumento dei costi della manodopera, dei trasporti e delle materie prime, come la resina plastica, dopo la pandemia. Inoltre, i consumatori sono più orientati all’acquisto di contenitori più economici e più ecologici.
Ecco quindi che è arrivata la decisione non più rimandabile di presentare istanza di fallimento. Nei documenti depositati presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il Distretto del Delaware, Tupperware ha elencato attività comprese tra 500 milioni e 1 miliardo di dollari e passività comprese tra 1 e 10 miliardi di dollari.
L’azienda ha inoltre dichiarato che chiederà l’approvazione del tribunale per continuare a vendere i suoi prodotti e di voler tracciare un processo di vendita per l’attività. La richiesta, riferisce Bloomberg, fa seguito alle lunghe trattative tra la società e i suoi finanziatori per la gestione di oltre 700 milioni di dollari di prestiti.