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Ci sarà elusione fiscale su Mps?

Che cosa sta escogitando il Tesoro su Mps dopo la fusione con Unicredit e come il tributarista Zanetti commenta le indiscrezioni del quotidiano Il Messaggero

 

Dopo la fusione con Unicredit spazio a una piccola Mps che nascerebbe come spin-off di Rocca Salimbeni. Il progetto – raccontato dal Messaggero in edicola oggi – dipenderebbe dal nuovo azionista di maggioranza e dovrebbe realizzarsi tra l’estate e l’autunno prossimi. Ma c’è qualcuno – mentre il Mef, azionista con il 64% di Mps – che già all’apparire delle prime indiscrezioni ha qualcosa da ridire.

COSA STANNO ARCHITETTANDO TRA VIA XX SETTEMBRE E SIENA DOPO LA FUSIONE CON UNICREDIT

Dunque – secondo il giornale capitolino – dopo la “probabile fusione” con il gruppo presieduto da Pier Carlo Padoan potrebbe nascere una mini-Banca Mps “a termine, radicata in Toscana per preservare marchio e alcuni business su cui le istituzioni locali sono molto sensibili”.

CHI SONO I CONSULENTI SUL DOSSIER

Per il giornalista del Messaggero, Rosario Dimito, sarebbe già operativo un tavolo per discutere della questione, avviato a Natale e ripartito ieri: ne fanno parte gli advisor del Tesoro (Bofa Merrill Lynch) e della stessa Rocca Salimbeni (Mediobanca e Credit Suisse) che peraltro tengono aggiornati i consulenti di Unicredit, ovvero Jp Morgan, Goldman Sachs e Ubs.

LE INDISCREZIONI DEL MESSAGGERO SU MPS, UNICREDIT E NON SOLO

“Da fonti bancarie – scrive il quotidiano romano – è possibile ricostruire lo stato di avanzamento del cantiere, insediato dal Mef per accelerare la ristrutturazione della banca, per le sollecitazioni della Ue – che ha sul tavolo il piano strategico del cda (presentato poco prima delle Festività dall’amministratore delegato Guido Bastianini, ndr) e della Bce”.

LA MINI MPS ARCHITETTATA DAL TESORO?

Stando alla ricostruzione del Messaggero le istituzioni locali, a cominciare dalla Regione, sarebbero “preoccupate di preservare al massimo l’insediamento di Rocca Salimbeni anche ai fini occupazionali” e per questo il progetto sarebbe quello di far “risorgere un istituto tipo la vecchia Banca Toscana, che aveva 480 filiali, solido, basato a Firenze, incorporato nella casa madre nel 2009, quando l’impatto negativo sulla tenuta patrimoniale del maxi-esborso per Antonveneta (9,7 miliardi nel 2007) impose i primi interventi di emergenza”.

COME SAREBBE LA NUOVA, FUTURA, BANCA MPS

Sempre secondo Dimito, giornalista di lungo corso esperto di cose bancarie, la nuova Banca Mps “dovrebbe avere circa 300 filiali, rispecchiando l’attuale rete commerciale nella regione. Sarebbe una legal entity con autonomia societaria e di alcuni business, come espressamente richiesto dalla politica locale che ha avuto più di un incontro in via XX Settembre”. In tal modo, peraltro, sopravviverebbe “un marchio che identifica la più antica banca del mondo”.

I DUE OBIETTIVI DEL TESORO SU MPS

Insomma, da una parte non si cancellerebbero “tradizione, radicamento, appeal commerciale, liaison con il territorio” dall’altra si salvaguarderebbero anche “le professionalità interne che fanno parte dell’avviamento” dotando la nuova banca di autonomia operativa per “una prima fase, da 1 a 3 anni”.

IL COMMENTO DI ZANETTI SU MPS

Storce la bocca Enrico Zanetti, tributarista ed ex viceministro alle Finanze, che in un post su Facebook commenta: “Sarebbe opportuno rendersi conto dalle parti del Governo e non solo che, se fanno la fusione MPS sfruttando per miliardi di euro il bonus aggregazioni che gli hanno messo apposta in legge di bilancio, ma poi subito dopo scindono un bel pezzo di quello che hanno appena fuso, questo potrebbe chiamarsi abuso del diritto (elusione fiscale)”. Qualcosa, conclude, “che verrebbe contestato a qualsiasi altra azienda”.

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