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Il Segreto di Serafino Ferruzzi e Raul Gardini

“Il costruttore e il giocatore. Serafino Ferruzzi, Raul Gardini e la fine di un grande gruppo industriale” (Feltrinelli) di Luciano Segreto letto da Tullio Fazzolari

 

Forse era tutto troppo bello per essere vero o durare per sempre. E oggi delle vicende del gruppo Ferruzzi restano soltanto tanti dubbi e una sola certezza. Non convince tutti che Raul Gardini si sia davvero suicidato. Né che la morte di Serafino Ferruzzi sia dovuta a un banale incidente del suo aereo. L’unica cosa sicura è che trent’anni fa è svanito nel nulla un gruppo industriale di nazionalità italiana ma d’importanza mondiale costruito in quasi mezzo secolo di grandi intuizioni e investimenti. Qualunque ne sia stata la causa, considerata l’attuale pochezza imprenditoriale, c’è da avere qualche rimpianto. Per comprendere qual è stato il peso del gruppo Ferruzzi nell’economia e quale opportunità poteva essere serve ripercorrerne la storia che, dopo tanti anni, rischia di essere in gran parte dimenticata. E allora è perfettamente adatta allo scopo l’imponente e documentata ricostruzione che ne fa Luciano Segreto con “Il costruttore e il giocatore. Serafino Ferruzzi, Raul Gardini e la fine di un grande gruppo industriale” (Feltrinelli, 432 pagine, 30 euro).

Tutto inizia da una proprietà agricola di tre ettari in provincia di Ravenna. E per Serafino Ferruzzi, il fondatore del gruppo nato nel 1908, le origini contadine saranno sempre motivo di orgoglio. Il lavoro di quell’appezzamento di terra non dà certo ricchezza ma garantisce alla famiglia condizioni economiche dignitose che gli permettono di studiare. Dopo il diploma di perito agrario trova lavoro come fattore ma ben presto inizia ad avere intuizioni imprenditoriali. Nulla è facile durante gli anni di guerra. Ma dopo il 1945 comincia una vera e propria escalation. Gli ettari diventano 300. I boschi danno legname di cui c’è grande domanda così come di calce per l’edilizia. Il grande salto è il commercio di cereali. Non solo la compravendita ma anche le infrastrutture necessarie: silos per lo stoccaggio, vagoni ferroviari e navi per il trasporto. E con acquisizioni mirate il gruppo diventa leader nella produzione di soia e zucchero. E Serafino Ferruzzi, per molti quasi uno sconosciuto, è di fatto il protagonista della borsa merci di Chicago.

Si chiude l’epoca del “costruttore” e inizia quella del “giocatore” a cui il libro di Luciano Segreto dedica ampio spazio. E non c’è da stupirsi perché alla riservatezza di Serafino Ferruzzi subentra l’enorme popolarità del suo erede e genero Raul Gardini. Anche lui come il suocero pensa in grande. Intuisce subito che un’ulteriore espansione del gruppo è diventare un colosso della petrolchimica. Con la scalata della Montedison è a pochi passi dal raggiungere l’obiettivo. L’operazione Enimont dovrebbe essere il traguardo finale e invece è l’inizio della fine. I tempi sono cambiati e non in meglio rispetto a quelli di Serafino Ferruzzi. Non c’è più spazio per la riservatezza, serve visibilità. Gardini si adegua ma questo forse gli procura nemici. L’epilogo, purtroppo inglorioso, è il processo per la tangente Enimont. Quello più tragico e doloroso è la morte di Gardini. La parabola del gruppo Ferruzzi, che Luciano Segreto sa raccontare come un thriller, si chiude definitivamente.

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