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Il Mes? Non basterebbe manco a salvare Deutsche Bank. Parla il prof. Mangia (Cattolica)

Ecco come Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, ha commentato il no del Parlamento alla ratifica delle modifiche al Mes

 

Stop al Mes: capitolo chiuso. Il dossier doveva essere rinviato a gennaio, invece la Camera ha accelerato e deciso in fretta. E ha bocciato la ratifica del Trattato di riforma. La decisione di votare entro Natale dimostra che le differenze tra i partiti di maggioranza c’erano e ci sono, ma sono risultate superabili: Forza Italia si è astenuta, Lega e FdI hanno votato contro. Ai loro voti si sono aggiunti quelli di M5s, per un totale di 184 voti contro la ratifica, 72 a favore (Pd, Azione, Iv, +Europa) e 44 astenuti (Alleanza Verdi e Sinistra, Forza Italia e Noi moderati).

Ecco il giudizio di Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, che iniziò ad occuparsi di Fondo salva-Stati nel 2012, in una conversazione con Il Sussidiario.

Dopo la notizia, guarda un po’, lo spread italiano non è salito, come vaticinavano alcuni interessati profeti di sventura, ma è sceso. Segno che con questo voto si è dato un messaggio chiaro ai mercati internazionali, i quali sembrano averlo accolto.

Infatti. Il dato più rilevante è quello politico. E’ un No che avvierà, plausibilmente, un processo di ripensamento di quel curioso animaletto ibrido che è il MES. Si ricorda l’audizione di Giampaolo Galli nel settembre 2019?

Io credo che all’Europa – ad una certa Europa – con questo voto si sia fatto un favore. E da oggi in poi si potrà cominciare a ragionare su nuove basi di questo rudere istituzionale. E forse si riuscirà a trasformarlo in qualcosa di utile.

In realtà all’Europa del MES interessa poco o niente. Ma interessa molto a certe parti della politica italiana che sollecitano interventi esteri per cavalcare la questione. E gli interessa non da oggi, perché la sponda europea è ciò che sorregge queste forze. Un poco interessa alle casse locali tedesche, ma hanno il peso che hanno. Si dice che interessi per la situazione non proprio rosea di Deutsche Bank, ma è un’affermazione poco credibile.

Perché se salta Deutsche Bank il Mes non è sufficientemente capitalizzato per intervenire efficacemente. Viene giù tutto. E allora alla BCE toccherebbe fare la Banca centrale. Proprio così: l’Europa è l’unica parte del mondo che non ha una Banca centrale, cioè una banca che garantisca illimitatamente risparmiatori e sistema bancario.

Basterebbe spiegare – come hanno fatto bene Lidia Undiemi e Giuseppe Liturri nel convegno a Pescara di “a/simmetrie” due settimane fa – che lo stipendio medio, al Mes, dall’usciere al direttore generale, è di 280mila euro. Altro che polemiche sul costo dei parlamentari.

Basterebbe poi spiegare che in tempi di tassi al 4,5%, in cui tutte le istituzioni finanziarie hanno guadagnato come mai negli ultimi anni, i funzionari del Mes sono riusciti ad andare in perdita nella gestione del loro portafoglio. Mi sa trovare un’altra istituzione che può funzionare senza responsabilità e senza controlli che non siano “interni”? E cioè non-controlli? Senza responsabilità e controlli una istituzione finanziaria che stimolo ha ad operare? Una normale istituzione finanziaria deve rendere conto della sua gestione agli azionisti, il Mes invece non risponde a nessuno. E i soldi che ha perso dormendo sono soldi nostri. Questo, se ci pensiamo, ha del clamoroso.

 

Estratto di un articolo pubblicato su il sussidiario.net

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