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Turisti Americani

Il bonus vacanze fa flop

Che cosa è successo al bonus vacanze?

Non si può dire che gli addetti al settori non lo avessero detto per tempo. Il 22 maggio scorso, quando Italia Viva formulò il bonus vacanze secondo l’intelaiatura che ben conosciamo, arrivarono aspre critiche da tutto il mondo imprenditoriale. Luca Patanè, presidente di Confturismo-Confcommercio,  dichiarò: “In primis il bonus turismo non risolve nessuno dei problemi delle aziende e, oltretutto, è in funzione di un credito di imposta, e non servirà a un grande rilancio”. Credito di imposta significa che gli albergatori dovranno anticipare ai propri clienti lo sconto promesso dallo Stato per poi rientrare della spesa alla dichiarazione dei redditi successiva. Una misura che, considerate le condizioni in cui versa la categoria, era subito sembrata di cattivo gusto perché rischiava di aggravare nell’immediato i bilanci degli albergatori. Passati i mesi di luglio e agosto è tempo di fare un primo bilancio: come è andata la stagione? Il bonus vacanze è servito a qualcosa o avevano ragione gli albergatori?

IL BONUS VACANZE NON HA SPINTO GLI ITALIANI A VIAGGIARE

È sempre Patanè a fare il punto: “A fine marzo ipotizzavamo una perdita di valore della produzione del turismo nel 2020 nell’ordine dei 100 miliardi di euro: allora sembrava una visione eccessivamente drammatica ma ogni giorno che passa ci avviciniamo sempre più alla sua concretizzazione”. Secondo i dati in possesso di Confturismo, ovvero una ricerca condotta condotta tra il 23 e il 31 agosto da SWG, il bonus vacanze non ha spinto gli italiani alla gita fuori porta. Anzi, è sceso per la prima volta da 65 a 63 punti – su scala da 0 a 100 – l’indice che rappresenta la propensione dei nostri connazionali a viaggiare. Non era mai successo – viene sottolineato a più riprese – in 5 anni di rilevazioni.

QUANTO PESA LA PAURA DELLA PANDEMIA?

Se nella rilevazione di giugno il 69% degli intervistati pensava che avrebbe fatto almeno un periodo di vacanza entro agosto, lo stesso campione, consultato nuovamente a fine mese scorso, ha dichiarato di aver fatto retromarcia. È partito solo il 60% (-9%), il 40% non si è mosso. Tra questi, solo l’11% sono italiani che normalmente non fanno vacanze in estate. Gli altri indicano per lo più come motivo della mancata partenza i timori per la pandemia, nel 52% dei casi, ma anche difficoltà di ordine economico e mancanza di ferie, nel 47%. “I pienoni di agosto, di cui si è parlato molto – dicono da Confturismo – sono dunque stati solo un miraggio estivo, nel senso che si sono concentrati in pochi giorni e in poche località”.

VACANZE MOLTO CORTE, MA IN ITALIA

L’impatto della crisi diventa ancora più forte e registrabile quando si misura la “qualità della vacanza”: solo il 41% degli intervistati ha fatto ferie di lunghezza tradizionale, con almeno 5 pernottamenti a destinazione, mentre il 19% ha fatto viaggi brevi o frazionati in più periodi, ma sempre di breve durata. Se per le tipologie di destinazioni il mare, già vincente nelle previsioni fatte a giugno, va addirittura oltre, raggiungendo un record storico pari al 62% delle preferenze, un altro record, purtroppo in negativo, lo segnano le città e luoghi d’arte che, nel dato consuntivo, registrano complessivamente un 10% delle preferenze.

La montagna invece ha fatto registrare un incremento del 20% rispetto agli anni passati. Naturalmente l’Italia resta la meta preponderante, scelta dal 96% degli intervistati, ben 19 punti percentuali sopra la media normale di questo mese, con ottimi andamenti delle mete in grado di offrire un mix ben calibrato di mare, entroterra, enogastronomia e natura come Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna. Per il 4% che ha comunque fatto vacanze all’estero – dato che fa riflettere sulla crisi profonda che stanno attraversando agenzie di viaggio e tour operator – solo mete europee, dove si segnala la scomparsa dalla geografia turistica di destinazioni fondamentali come Spagna e Mar Rosso.

BONUS VACANZE IN NUMERI

Insomma, come si vede dal sondaggio SWG, il bonus vacanze non ha affatto indotto gli italiani a uscire di casa. Il dato è confermato dai primi numeri sulla misura (che, per onestà intellettuale, va ricordato perdurerà per tutto il resto dell’anno: questo è solo un primissimo bilancio, ancorché sul periodo più “caldo”). Dei 2,4 miliardi di euro stanziati ne sono stati spesi solo 200 milioni e appena l’8% è giunto nelle casse di albergatori e stabilimenti balneari. “Troppo poco – ha dichiarato la Presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli – per rimettere in moto l’intero settore. Dal momento della sua introduzione avremmo preferito che il Governo avesse utilizzato queste risorse come cassa per le aziende sotto forma di sgravi fiscali e aiuti a fondo perduto, non siamo stati ascoltati, ma ora ci auguriamo che si lavori in questa direzione per allocare le somme in avanzo direttamente alle imprese turistiche che continuano a trovarsi in forte sofferenza nonostante ci sia ancora chi creda che con agosto si siano risolti tutti i problemi del turismo italiano”.

IL BOOM DEL BONUS VACANZE PIEMONTESE

Unico dato in controtendenza riguarda invece l’iniziativa della Regione Piemonte: “paghi una notte, dormi tre“. Anche se non sono ancora disponibili i numeri definitivi, quelli parziali parlavano di diciassettemila voucher venduti per oltre 90 mila pernottamenti e oltre 30mila presenze. Tant’è che l’amministrazione ha deciso di prorogare la misura (stanziamento totale: 5 milioni di euro) dal 31 agosto al 31 dicembre prossimo. Piemonte Incoming, la federazione dei consorzi turistici, ha calcolato che il costo medio del voucher è di circa 115 euro, ma la ricaduta economica turistica-commerciale nonché culturale avrà un valore complessivo di oltre 45 milioni di euro. Tra i territori in cui si è registrato il maggior numero di voucher venduti vi sono i laghi, le colline Unesco di Langhe, Roero e Monferrato, le montagne cuneesi, oltre a Torino con le sue valli olimpiche. Una curiosità: il 30% dei turisti che ha scelto di acquistare il voucher arriva dall’estero, in particolare da Germania, Francia ed Europa settentrionale, il 40% dal Piemonte e il resto dalle altre regioni italiane.

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