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I ricconi? Sono solo gli ereditieri

L’analisi di Maurizio Sgroi, curatore del blog Thewalkingdebt.org

 

Una interessante ricognizione della Banca di Francia ci ricorda una delle caratteristiche più rilevanti del nostro tempo che, al netto di svariati problemi metodologici e dell’abusato ricorso alla categoria della diseguaglianza, racconta meglio di altri la nostra economia: il peso crescente delle eredità. Nei paesi dell’Occidente ricco, quindi innanzitutto Usa ed Europa, l’importanza relativa delle eredità nella composizione della ricchezza è in crescita costante da un trentennio, con ciò alimentando la sensazione alquanto diffusa che i patrimoni siano destinati ad auto-perpetuarsi. La qualcosa, in un contesto di crescita sotto tono viene percepita come una sostanziale ingiustizia sociale, o per lo meno così viene raccontata.

Non è questa la sede per discorrere di tali percezioni, che sovente si fondano su malesseri che abitano in profondità inaccessibili all’analisi economica, la quale al più rappresenta un pretesto moderno per la loro esternazione. Però vale la pena osservare il grafico prodotto dalla BdF che comunica alcune informazioni, utili pure al lordo delle notevoli complicazioni metodologiche nascoste dietro la semplicità delle curve che lo studio ha il buon senso di palesare.

Queste ultime comunicano un pensiero facilissimo da comprendere, e peraltro anche a fondamento delle nostre tante recriminazioni: il peso specifico delle eredità, negli Usa come in Europa (ormai sempre più “americana”) cresce da quasi quarant’anni. In Europa ormai siamo tornati al livello degli anni ’50 e siamo sempre più vicino agli Usa, dove pure se non ha ancora raggiunto il picco degli anni ’30 – al culmine della crisi le disuguaglianza tendono ad aumentare come è noto – è comunque assai rilevante.

Il pattern cambia poco se guardiamo ai singoli paesi europei. Il peso specifico delle eredità è diminuito fino agli anni ’70 per poi risalire più o meno bruscamente. Notate che nel Regno unito, dove la struttura socio-economica è maggiormente rigida, è stato sempre superiore al 50%.

Aldilà dei notevoli caveat che bisogna ricordare per leggere correttamente questi dati, l’aspetto che bisogna sottolineare è quello collegato ai tanti parametri nascosti dietro queste curve. “Infatti – scrivono gli autori dell’analisi –  la quota di eredità sulla ricchezza dipende da numerosi parametri economici e demografici (tassi di mortalità, motivi di risparmio e trasmissione, ecc.), che possono variare. Anche la crescita economica svolge un ruolo importante in quanto tassi di crescita inferiori portano a quote di successione più elevate”.

Insomma, al netto dei furori redistributivi che sovente producono analisi siffatte, sarebbe saggio – leggendole – tener conto che la ricchezza dipende anche da come cresce demograficamente una società. Un paese che fa pochi figli, come è il nostro, tende a concentrare su pochi eredi grandi quantità di ricchezza. Pensate al caso limite di due coppie genitori di figli unici che insieme generano un unico erede. Quest’ultimo si troverà dotato non solo della ricchezza dei suoi quattro nonni, ma anche di quella prodotta dai suoi genitori. Cosa succederà al suo patrimonio se morirà senza aver generato figli? State pur certi che molti si fanno questa domanda.

 

Articolo pubblicato su Thewalkingdebt.org

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