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Pensioni

I conti in nero del governo gialloverde

Perché il Def non mi convince troppo. L'intervento di Stefano Biasioli

Ancora una volta i “numeri ” spappolano le sceneggiate politiche davanti ai mass media. I numeri del governo giallo-verde sono “neri”, nemmeno grigi. Neri, come l’economia in recessione, alla faccia delle affermazione populistiche di Di Maio (“Abbiamo vinto la povertà”), la sicumera di Conte (“2019, un anno bellissimo”) e le esternazioni di Salvini (“I gufi di Confindustria”).

Da un governo così raffazzonato che cosa vi aspettavate? Un aumento del Pil dell’1-2% nel 2019? Un rapporto deficit/Pil del 2%? La sterilizzazione dell’aumento dell’Iva nel 2020? La benedizione dell’Ue e dei mercati? Le vincite al lotto?

Peggio del previsto, il Def 2019. La bozza circolata ieri conferma il disastro: Pil che scende, il debito/Pil che cresce (dal 132,2% del 2018 al 132,7% nel 2019), la disoccupazione in salita (dal 10,6% del 2018 all’11,2% del 2019).

Non ci sono state conferenze stampa governative, ieri. I ministri sono fuggiti alla chetichella.

Quota 100 e “mancia ai poveri/disoccupati” hanno prosciugato le casse statali, senza effetti sul Pil, né a breve, né a lungo termine.

Da anni sentiamo parlare di dismissioni di immobili pubblici, per fare cassa: adesso si parla di vendere caserme, caselli ferroviari, scuole dismesse etc… per circa 3 miliardi di euro.

Un “sogno”, per chi – come me – ricorda uno studio del Cnel sugli immobili pubblici, validato dall’esperienza di Uckmar. Altri anni, altro Cnel. Chi scrive, non ha mai preso visione (ma qualcuno lo ha fatto o no?) della situazione degli immobili pubblici, della loro condizione immobiliare, della loro redditività e dei costi di manutenzione.

In un paese normale, ma l’Italia non lo è, prima di “sparare” cifre su vendite immobiliari statali tutte da verificare (chi sarebbero i compratori e quali sarebbero le nuove destinazioni d’uso di siffatti immobili dismessi?), occorrerebbe disporre di una banca dati adeguata ed aggiornata. A chi compete farlo? A Toninelli, a Casaleggio, a Di Maio?

La finiamo qui. Ma non senza ricordare che questo governo ha messo a punto un furto a danno dei pensionati che, strategicamente, sarà concretizzato dopo le elezioni europee.

Un furto di 3,2 miliardi di euro, a danno di tutti i pensionati, con pensioni superiori a 3 volte il minimo Inps (1530 euro/lordi/mese). A moltissimi saranno tolti decine o centinaia di euro, a molti sarà tolto ben di più. Comunque sia, il 32% del costo del reddito di cittadinanza sarà pagato dai pensionati.

In un paese in cui almeno 12 milioni di persone non pagano le tasse: eppure vivono. 5 milioni di essi forse vivono malaccio, ma gli altri 7 milioni come campano? Con espedienti legati al lavoro nero o con continue vincite al gratta e vinci?

La benemerita Finanza non è mai stata messa in grado di stanare il 70% degli evasori totali e di recuperare una quota significativa dei 100-120 miliardi di euro di evasione. Per questo, i governi degli ultimi venti anni (incluso quello Salvini-Di Maio) hanno preferito non potenziare significativamente i controlli incrociati (tenore di vita/denuncia dei redditi) e mettere la mani in tasca ai pensionati, per ridistribuire denaro a chi non ha, o non vuole avere, un lavoro.

No, così non va. Gli elettori del Nord non hanno votato Lega per questo! Hanno votato Lega (in larghissima parte) per il Sì-Tav, per il Sì-Pedemontana, per l’autonomia regionale (in un’Italia federalista), per la Flat tax, per la sterilizzazione dell’Iva, per la detassazione del lavoro, per la chiusura dei contratti pubblici in sanità, quelli bloccati dal lontano 2009…

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