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Guerra Ucraina, quanto sono efficaci le sanzioni contro Mosca?

L’impatto delle sanzioni occidentali a Mosca sullo sforzo bellico in Ucraina. L'articolo di Tommaso Massa per Rid

 

Dopo circa 3 mesi dall’inizio della Guerra in Ucraina si possono iniziare a fare alcune considerazioni riguardo all’impatto delle sanzioni occidentali sull’economia russa e sulla conseguente capacità di Mosca di continuare a sostenere l’Operazione Militare Speciale. Innanzitutto è necessario fornire un quadro di riferimento in merito alle diverse tipologie di sanzioni imposte dai Paesi occidentali nei confronti della Russia.

5 TIPI DI SANZIONI

Esistono 5 diversi tipi di sanzioni: le sanzioni dirette contro singoli individui, i cosiddetti travel ban, le sanzioni di carattere finanziario, le sanzioni contro le esportazioni russe, e quelle che limitano le importazioni. Nella presente analisi verranno considerate solo le ultime 3, e sono pertanto escluse le sanzioni individuali e le restrizioni al viaggio e alla circolazione delle presone.

I paesi occidentali hanno imposto un regime di sanzioni contro la Russia per indebolirne l’economia e la capacità di sostenere lo sforzo bellico. Per analizzare l’impatto delle succitate sanzioni è necessario prendere in esame alcuni indicatori, utili a stabilire i futuri sviluppi dell’economia russa e di conseguenza la possibilità per Mosca di continuare il conflitto. I principali indicatori presi in considerazione sono: il Prodotto Interno Lordo (PIL), l’inflazione, la Produzione Industriale (IP), i volumi di import e export e le relative entrate per le casse dello stato, e l’andamento del valore del Rublo rispetto alle altre valute di scambio (principalmente euro e dollaro US).

PREVISTA UNA CONTRAZIONE DEL PIL RUSSO

Per quanto riguarda il PIL, tutte le principali analisi economiche ne prevedono una contrazione, che oscilla tra il -6-8% dichiarato dalle istituzioni russe e il -15% % previsto da EUvox, nel mezzo si trovano le previsioni di Bloomberg (-9,6%) e quelle della World Bank (-11%). Si tratta in ogni caso di stime la cui accuratezza è difficile da stabilire al momento. A titolo informativo si segnala che, a seguito delle sanzioni imposte alla Russia per l’invasione e annessione della Crimea (2014), la contrazione del PIL è stata dell’1-1,5%.

LA RUSSIA VERSO IL CALO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE STIMATO INTORNO AL 21-27%

L’andamento della produzione industriale è legato direttamente alla capacità della Russia di importare i beni necessari a sostenere la produzione, ed è quindi collegato direttamente all’impatto delle sanzioni contro le importazioni. Secondo uno studio di Euvox la produzione industriale è destinata a calare del 21-27%. In particolare il settore dei semiconduttori vedrà una contrazione della produzione molto significativa, dovuta al semi embargo imposto sui materiali necessari al processo produttivo.

RIDUZIONE DELLE IMPORTAZIONI

Come conseguenza delle sanzioni la riduzione delle importazioni è stimata tra il -20% e il -35%, mentre quelle delle esportazioni tra il -10% e il -30%. Tuttavia non va sottovalutata la capacità russa di continuare ad operare in Africa nell’ambito delle concessioni minerarie che Mosca possiede in Paesi come l’Angola (diamanti), la Namibia (uranio), lo Zimbawe (platino), la Repubblica Centrafricana (oro e diamanti) e la Guinea (bauxite). Le risorse estratte in Africa hanno una duplice valenza: da un parte garantiscono una fonte di entrate per le casse dello Stato (le aziende che operano in questo settore sono quasi tutte statali o comunque legate al Cremlino), e dall’altra rappresentano una fonte di approvvigionamento di materie prime necessarie per la produzione industriale nei settori della difesa, dell’alta tecnologia, e dei semiconduttori. Le attività di mining russe non sono infatti al momento oggetto di sanzioni, ed è probabile che la progressiva esclusione della Russia dai mercati occidentali spinga Mosca ad aumentare la propria presenza e le proprie attività estrattive nel continente africano. Se le sanzioni alle importazioni hanno in parte sortito l’effetto sperato, minando la capacità produttiva di alcuni settori (almeno nel breve termine), lo stesso non si può dire delle sanzioni all’export, che, avendo escluso il settore energetico (Oil & Gas), hanno avuto portata limitata.

PERCHÉ LE ENTRATE NAZIONALI SONO AUMENTATE

Le entrate nazionali annue della Russia dipendono al 40% dalle esportazioni di fonti di energia fossili, e nonostante la quantità complessiva di fonti fossili esportate sia diminuita le entrate totali sono aumentate, per via dell’aumento del prezzo. L’aumento dei prezzi delle fonti fossili ha quindi più che compensato la riduzione nelle quantità esportate, generando addirittura un surplus che, secondo le stime, si aggira intorno ai 321 miliardi di dollari (1/3 in più rispetto al 2021); nel solo mese di aprile ammonterebbero a quasi 10 miliardi di dollari le entrate derivate dall’export di gas e petrolio. Inoltre, dalla vendita di gas e di petrolio ai soli Paesi dell’Unione Europea, la Russia ricaverebbe al giorno circa 1 miliardo di euro. Se si conta che il costo giornaliero stimato per la conduzione delle operazioni militari in Ucraina sarebbe di circa 600 milioni, a Mosca “avanzano” ogni giorno 400 milioni di euro, e questo solamente dalle rendite legate alle esportazioni di oil & gas verso l’UE.

L’ANDAMENTO DEL VALORE DEL RUBLO

L’andamento del valore del Rublo, che oscilla dall’inizio della guerra, è un discorso in parte più complicato, in quanto legato a doppio filo all’andamento dell’inflazione e alla vendita in rubli di combustibili fossili. Al momento le stime indicano un’inflazione annua che si aggira tra il 15% e il 22%, ma molto dipenderà dalle politiche della Banca Centrale Russa. Al momento la Banca Centrale sta attuando delle politiche di contrasto all’inflazione, principalmente attraverso la gestione dei pagamenti delle società di import-export (gestiti in maniera tale da non danneggiare la Divisa nazionale), e tramite l’aumento dei tassi di interesse. Le politiche monetarie della Banca Centrale mirano a contenere l’inflazione facendo apprezzare il Rublo, tuttavia tali politiche danneggiano le esportazioni, asset fondamentale per l’economia russa. All’aumento del valore del Rublo concorre anche il fatto che si avvicinino le scadenze fiscali, e di conseguenza l’aumento della domanda di moneta.

ESCLUSO IL SETTORE OIL&GAS, SANZIONI MENO EFFICACI

L’impatto delle sanzioni sull’economia russa, benché di difficile stima al momento, pare sicuramente di portata quanto meno rilevante. Tuttavia, la mancata inclusione del settore dell’oil & gas nelle sanzioni ha fortemente minato la loro efficacia, in quanto è proprio tramite l’export di combustibili fossili che Mosca è in grado di mantenere in piedi la propria economia, e di conseguenza lo sforzo bellico in Ucraina.

FINORA ESCLUSE CINA E INDIA

Altro importante fattore da tenere in considerazione è la possibilità da parte russa di trovare altri mercati dove vendere i propri prodotti, e da cui importare i beni necessari. In questo senso preme ricordare come i Paesi che al momento applicano sanzioni alla Russia siano solo una parte dei Paesi mondiali, e, nonostante tra di essi vi siano le principali economie globali, non vi fanno parte né la Cina né l’India. L’atteggiamento dei 2 colossi asiatici sarà pertanto cruciale per valutare nel complesso le capacità russe di portare avanti lo sforzo bellico. Nel caso continuasse ad essere escluso dalle sanzioni il mercato dell’Oil & Gas, e nel caso in cui India e Cina supportassero l’economia russa, le capacità economiche russe di far fronte allo sforzo bellico potrebbero potenzialmente non finire mai. In questo senso si segnala come dal 2014 le relazioni commerciali bilaterali tra Russia e Cina siano aumentate del 50%, e solo nel 2021 gli scambi commerciali tra i 2 Paesi hanno registrato un +35%. L’obiettivo, dichiarato durante la visita del Presidente Putin in Cina per i Giochi Olimpici invernali, è di arrivare ad avere scambi commerciali per un valore di 250 miliardi di dollari l’anno (al momento è di circa 150 miliardi).

MANTENUTA LA CAPACITÀ PRODUTTIVA DELL’INDUSTRIA BELLICA RUSSA

Infine una nota sulle capacità produttive dell’industria della difesa russa, in particolare nel settore dei missili da crociera. Il continuo utilizzo di sistemi d’arma come i KALIBR o i missili da crociera aviolanciati della famiglia Kh da parte delle forze russe, suggerisce una capacità produttiva che non pare essere stata intaccata dalle sanzioni occidentali. Tale capacità produttiva è mantenuta grazie all’instaurazione nelle fabbriche di un regime di economia di guerra, che, oltre a ridurre le inefficienze produttive e la corruzione tipiche dell’industria russa, si sposa perfettamente con il concetto di economia pianificata ereditato dall’epoca sovietica.

 

Articolo pubblicato su rid.it

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