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Vi spiego che cosa è successo davvero fra governo e Bruxelles sulla procedura d’infrazione

 Il commento di Giorgio La Malfa, economista ed ex ministro delle Politiche europee

E’ certamente una buona notizia che la Commissione Europea abbia deciso di non aprire una procedura di infrazione contro l’Italia per la violazione delle regole e degli impegni in materia di finanza pubblica. Si può avere una misura del pericolo scampato guardando all’andamento del differenziale fra i tassi di interesse sui titoli di Stato tedeschi e italiani, cioè al cosiddetto spread. In borsa l rinuncia alla procedura ha immediatamente portato a una riduzione dello spread; se la decisione fosse stata invece quella di aprire la procedura, in questo momento ci troveremmo a fare i conti con uno spread molto peggiorato.

Come è stato possibile evitare l’apertura della procedura? E’ noto ed è stato puntigliosamente ricordato dal Commissario Moscovici che i rilievi della Commissione Europea investivano tre annualità del nostro bilancio: il consuntivo per il 2018, il bilancio dell’anno in corso e il bilancio per il prossimo esercizio finanziario che l’Italia dovrà predisporre nel corso dell’autunno. La Commissione aveva rilevato degli scostamenti significativi per il rapporto fra il deficit e il PIL e per il rapporto fra debito pubblico e PIL per tutti e tre gli esercizi.

Stamane la Commissione ha preso atto che il Governo italiano ha introdotto diverse misure correttive del fabbisogno con il bilancio di assestamento approvato dal Consiglio dei Ministri una settimana fa e con un decreto-legge, di cui non si è letto quasi nulla sui giornali, che blocca una serie di fondi non ancora spesi e li rende non spendibili nei prossimi mesi. Queste decisioni portano a una correzione piena dello scostamento denunciato dalla Commissione e fanno sì – ha detto Moscovici – che lo scostamento dal 2 per cento di deficit concordato nel dicembre scorso dal Governo italiano e il 2,4 per cento calcolato dalla Commissione (che vale fra 7 e 8 miliardi di euro) dovrebbe essere stato riassorbito. Moscovici ha aggiunto che in qualche modo questa correzione serve anche a mettere a posto il bilancio del 2018.

Quanto invece al 2020 la Commissione ha preso atto della dichiarazione di volontà del Governo italiano di volere restare rigorosamente entro le cifre concordate. E’ ovvio che si tratta di un impegno molto pesante perché nel limite concordato è compreso un aumento dell’IVA che l’attuale maggioranza intende a ogni costo evitare e questo pone il problema di recuperare una cifra vicina a 20 miliardi di euro. Poiché poi vi sono varie promesse della maggioranza – compresa la famosa flat tax – è evidente che la Commissione ha preso atto che il Governo italiano ha riconosciuto che tutto questo non potrà avvenire o comunque non potrà avvenire in deficit. Il che naturalmente fa venire meno buona parte delle speranze di usare la riforma fiscale per stimolare la ripresa economica. E’ il deficit l’elemento di stimolo, anche se converrebbe usare il deficit per spese di investimento che hanno un ritorno migliore delle spese correnti, ma se non c’è deficit di fatto non c’è stimolo.

E’ chiaro che la questione del 2020 rimane sul tavolo della Commissione. I governi dei paesi dell’Unione Europea debbono sottoporre i propri progetti di bilancio alla Commissione e la Commissione avrà come arma in più rispetto al passato le dichiarazioni che il presidente del Consiglio e il ministro dell’economia hanno fatto circa il bilancio 2020 per evitare la procedura di infrazione.

In sostanza il governo italiano ha piegato la testa per la seconda volta in sei mesi – la prima fu a dicembre – rispetto alle dichiarazioni bellicose di volere fare di testa propria. E questa volta l’ha piegata non all’ultimo momento, come avvenne a dicembre, ma con qualche mese di anticipi rispetto alla predisposizione del bilancio 2020. Dal punto di vista delle dichiarazioni di intenti dei due partiti della coalizione, siamo di fronte a una sostanziale capitolazione. Sarà interessante vedere come i due capi dei partiti della maggioranza spiegheranno il cedimento alle politiche di austerità da loro combattute a parola con tanta veemenza. Resteranno al Governo per realizzare politiche che criticano aspramente o sceglieranno di far cadere il governo con il rischio di assumersi la responsabilità di una crisi senza ovvi sbocchi? Questa è materia per i prossimi mesi. Per oggi è lecito un sospiro di sollievo.

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