C’è un potenziale elefante nella stanza in ambito Golden Power, emerso in due importanti operazioni recenti: la strategicità dei ‘dati’.
Componente trasversale, capace di andare al di là dei settori strategici come individuati, i dati sono ormai dappertutto e rappresentano un elemento intrinseco ai nuovi processi produttivi o distributivi e relative tecnologie – in grado di raccogliere, connettere, localizzare.
Ciò significa aprire, di fatto, a due binari paralleli: da un lato, i settori strategici elencati dalla normativa; dall’altro, un attivo strategico che va a tagliare tale individuazione spianando la strada a numerosi altri ambiti.
Non è un caso che i dati siano stati centrali in due recenti vicende, diverse tra loro, ma aventi ambedue un riferimento esplicito a tale attivo. Trattasi di:
- Utilizzo dei poteri speciali nell’ambito dell’acquisizione di Iveco (esclusa la divisione difesa) da parte degli indiani di Tata Motor. A rilevare sono state le tecnologie, potenzialmente dual use, e proprio i dati, da tutelarsi all’interno della sequenza critica produttore-veicolo-utente.
- Utilizzo dei poteri speciali nell’ambito dell’acquisizione della tedesca Ceconomy, con la sua controllata italiana MediaWorld, da parte della cinese JDcom. Qui abbiamo i dati dei clienti nella grande distribuzione. Se vi ricordate, lo stesso tema era emerso da indiscrezioni nell’ambito dell’acquisizione di Unieuro da parte dei francesi di Fnac Darty. In quel caso, invero, l’operazione non fu (giustamente) nemmeno notificata. Ma era intra-UE. Qui invece l’acquirente era cinese e difatti non solo è stata notificata, ma il governo è pure intervenuto.
Una rilevanza trasversale, non priva di criticità e che sarà da monitorare, specie con l’evoluzione tecnologica di sempre più segmenti dell’economia.
In questo senso, è già positivo che, per ora, tale rilevanza sia circoscritta ad un perimetro preciso – ossia operazioni con soggetti extra-UE. Altrimenti si rischia di aprire altri vasi di Pandora difficili poi da gestire.
