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Germania

Gas, ecco chi sarà coperto dall’ombrello da 200 miliardi di Scholz

Lo scudo anti-prezzi del gas da 200 miliardi annunciato da Scholz non coprirà solo cittadini e imprese svantaggiate, ma soprattutto i soggetti medio-alti. Ecco numeri e dettagli.

 

La Germania teme uno smottamento del proprio ceto medio a causa della crisi energetica e il nocciolo delle misure che via via il governo di Olaf Scholz sta annunciando per implementare lo scudo difensivo di 200 miliardi mirano a sostenere cittadini e imprese che costituiscono la spina dorsale della società e dell’economia tedesca.

Uno scudo di difesa sistemico, lo ha definito il cancelliere Olaf Scholz più di un mese fa, quando annunciò il piano da 200 miliardi che ha fatto infuriare più di mezza Europa, di fronte alla sconfitta che la Germania ha di fatto subito sul fronte energetico con la fine del rapporto privilegiato con la Russia basato su acquisto di energia a basso costo. Il paese si prepara alla recessione, teme una crisi di lungo periodo, la stampa parla sempre più spesso di rischi di de-industrializzazione. Tornano scenari foschi che non si disegnavano dall’inizio degli anni Duemila, quando la Germania era considerata il malato d’Europa. Per questo l’ombrello miliardario del governo punta a riparare non  solo e non tanto le fasce più deboli: questo spiega la dimensione gigantesca della somma messa a disposizione, ma anche la piccola ribellione che Scholz si sta concedendo nei confronti degli Usa sul versante dei rapporti con la Cina.

A chiarirlo è uno studio dell’istituto di ricerca economica IW di Colonia, secondo cui il previsto freno al prezzo del gas avvantaggerebbe in misura considerevole la classe media e i redditi più alti. Le famiglie povere e il ceto medio-basso riceverebbero il maggior sollievo in termini percentuali del loro reddito, ma in termini assoluti circa tre quarti dei miliardi impegnati andrebbero ai gruppi di reddito superiori. L’ipotesi è stata formulata dagli economisti renani in una ricerca commissionata dalla Bavarian Business Association (Vbw), e presentata a Berlino lo scorso fine settimana.

Poiché le modalità in cui tale forma di sostegno si concretizzerà non sono ancora state determinate nella loro interezza e precisione e i prezzi del gas cambieranno anche nel corso del prossimo anno, i calcoli dell’istituto di Colonia si basano su ipotesi. In un calcolo a campione è stato determinato l’effetto di distribuzione che il freno al prezzo del gas avrebbe quest’anno se fosse già in vigore. Per un consumo di base fino a 8.000 chilowattora di gas all’anno, gli scienziati hanno ipotizzato un prezzo massimo di 7,5 centesimi per chilowattora e, al di sopra di questo, un prezzo medio di mercato di 15,2 centesimi. Secondo i calcoli di simulazione dell’IW, un freno al prezzo del gas provocherebbe costi per 11,7 miliardi di euro nelle ipotesi sopra descritte, di cui poco meno di 2,9 miliardi andrebbero alle famiglie povere e alla classe media inferiore.

Intanto proprio ieri l’agenzia Reuters ha rivelato che la Germania spenderà 83,3 miliardi di euro, ovvero il 42% del piano di protezione da 200 miliardi, per finanziare un tetto ai prezzi del gas e dell’energia elettrica nel 2023 nel tentativo di proteggere la prima economia europea.

Un’altra misura appena annunciata dal governo, altamente simbolica, ha chiari beneficiari in quella fascia di popolazione che ha redditi medio alti: l’abbonamento mensile per i mezzi pubblici, erede del ticket a 9 euro che in estate aveva spinto oltre 30 milioni di tedeschi a spostarsi dal trasporto privato a quello pubblico. Una misura per arginare il caro carburanti ma anche a sostegno di un nuovo concetto di mobilità.

Solo che 9 euro era un costo alla lunga insostenibile per finanziare una rete di trasporto pubblico anche efficiente. Così il nuovo punto di compromesso raggiunto tra governo federale e governi dei Länder è caduto sulla cifra di 49 euro mensili, che non è proprio un prezzo da ceto povero. Sarà valido, come il suo predecessore, per i mezzi pubblici urbani di tutte le città tedesche (cioè si potrà andare su bus e metropolitane di Berlino, Monaco, Francoforte, Amburgo e ogni altra città tedesca) e sui treni regionali. Esclusi, come era anche in estate, gli Intercity e l’alta velocità Ice. Secondo l’accordo, entrambe le parti (governo federale e Länder) stanzieranno 1,5 miliardi di euro all’anno per il finanziamento. Il biglietto, chiamato “Deutschland-Ticket”, costerà appunto 49 euro al mese e sarà disponibile dal prossimo anno, forse da marzo dati i tempi complessi di implementazione della misura. Molti osservatori ritengono che questo prezzo sia interessante per i ceti medio alti, molto meno per i percettori di bassi redditi o di sussidi (almeno per quelli che non contemplano anche un abbonamento ai mezzi pubblici).

Tanto è vero che il Land di Berlino, a differenza di quel che si crede all’estero uno dei più poveri della Germania e con un tasso di percettori di sussidi Harz IV più alti,  ha autonomamente deciso di prolungare per i primi tre mesi del 2023 l’attuale ticket da 29 euro mensili (vale però solo per il trasporto urbano della capitale) e di ipotizzare quando sarà in vigore quello nazionale da 49 euro forme ridotte a 9 o 29 euro per le fasce economicamente svantaggiate. L’amministrazione cittadina dovrà naturalmente reperire le risorse finanziarie per farlo, e non sarà facile.

Chi invece ha denaro da aggiungere a quello federale è la Baviera. Il governo del Land bavarese (che anche nella sua denominazione – Libero Stato di Baviera – tradisce una sua distizione dal resto dei Länder tedeschi) vuole mitigare le conseguenze della crisi energetica nel prossimo anno con un proprio fondo straordinario di 1,5 miliardi di euro. E la decisione è stata presa dal gabinetto durante una riunione di bilancio durata un’intera giornata e tenutasi eccezionalmente di domenica (il 6 novembre).

Tra le misure annunciate, il sostegno alle piccole e medie imprese, ma anche ad associazioni e istituzioni assistenziali e sociali. Tuttavia, come ha dichiarato il presidente Markus Söder (CSU) dopo la riunione a porte chiuse, i sostegni andranno anche ad altre categorie colpite dai rincari del riscaldamento, in particolare quelli che utilizzano petrolio o pellet. L’obiettivo – ha aggiunto Söder – è integrare i programmi di aiuto federali e colmare le lacune. Ma il presidente ha anche aggiunto che se i soldi non saranno sufficienti, c’è ancora “spazio di manovra” e, se necessario, il bilancio può essere ancora modificato: “Non lasceremo nessuno da solo”, ha detto Söder.

Oltre all’attuale fondo per le difficoltà energetiche, la banca di sviluppo LfA offrirà garanzie estese alle aziende in difficoltà finanziarie, per un totale di 500 milioni di euro. Insomma, anche a Monaco e dintorni la rete si estende alla fascia medio-alta della società.

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