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Chi ha vinto la scommessa GameStop?

Un investimento non è una scommessa: il commento sul caso GameStop a cura di Giovanni Daprà, amministratore delegato di Moneyfarm.

Le scorse settimane il caso GameStop è stato al centro del dibattito degli investitori e degli addetti finanziari, per via della battaglia tra piccoli scommettitori (retail) e alcuni Hedge Fund, innescata dall’iniziativa di un gruppo di trader che si scambiano informazioni su Reddit/WallstreetBets.

GameStop era una delle aziende più shortate su Wall Street e un gruppo di astuti WallStreetBetters ha messo in piedi una manovra di short squeeze pubblicizzandola sul forum e smuovendo così una mole importante di capitali per acquistare in massa il titolo, lanciando le valutazioni alle stelle. La crescita del prezzo dell’azione, unita a una retorica da lotta di classe (X vs Boomers), ha attivato un numero sempre maggiore di followers, rincuorati da uno storytelling “value” basato sulla possibilità di un improbabile rilancio digitale di questa azienda che vende videogiochi e altri prodotti attraverso una rete di negozi fisici. Si è creata una vera e propria bolla che ha portato il valore della società a passare da $300M a $27 miliardi, per poi tornare a $6 miliardi, in un paio di settimane.

Gli Hedge Fund, e non solo, hanno perso decine di miliardi di dollari. La complessità nella gestione di questi volumi ha costretto inoltre Robinhood, broker che ha popolarizzato il trading senza commissioni, a raccogliere 3.2 miliardi di dollari di capitale per non rischiare di “saltare”, bloccando d’urgenza il trading del titolo con svariate migliaia di clienti ancora impegnati nel trade.

Al di là del fatto che alcuni Hedge Fund abbiano effettivamente perso qualche miliardo, non mi sembra appropriato celebrare la vittoria dei piccoli investitori contro i fondi speculativi. Al contrario, la vicenda evidenzia un’attitudine pericolosa e una percezione distorta della realtà, che mette a rischio i risparmi di moltissime persone che negli ultimi anni si sono affacciate al trading online, come succede sempre in periodi prolungati di bull market. Tra le molte sfaccettature della vicenda è bene sottolinearne tre in particolare.

INVESTIRE, SPECULARE, SCOMMETTERE

Investire, speculare e scommettere sono tre cose diverse. Fatta eccezione per i fondi e alcuni dei trader professionisti, che avevano piena coscienza di quello che stavano facendo, la stragrande maggioranza delle persone sul forum sono state coinvolte con le stesse dinamiche di manipolazione dello storytelling a cui si assiste in altri settori (come la politica) e spesso hanno fatto delle scelte assolutamente sbagliate, scommettendo gran parte dei propri risparmi a leva senza capirne il rischio. Investire una parte significativa dei propri risparmi in questo tipo di azioni speculative è la ricetta provata per arrivare senza soldi alla pensione.

UN GIOCO A SOMMA ZERO

Il mercato è un gioco a somma zero: per ogni euro guadagnato da qualcuno esce un euro dalle tasche di qualcun’altro. Per una volta dalla parte degli sconfitti ci sono anche dei fondi e non solo gli investitori retail, ma è possibile accettare una narrativa così semplicistica? Quanti Redditors sono “saliti sul carro del vincitore” in ritardo quando l’azione valeva $350 prima di tornare a $90? Tra 350 miliardi di dollari e 90 miliardi di dollari sono stati bruciati circa 20 miliardi di dollari di valore, magari una parte di essi sono stati guadagni non realizzati, ma a perdere sono stati anche quei piccoli investitori che oggi vengono celebrati come i vincitori di questa vicenda. Sono pochissime le persone che hanno le capacità per competere con i grandi investitori con molte meno risorse a disposizione e ancora meno sono quelle che riescono a generare profitto in modo sistematico. Questa è una lezione che ogni bear market insegna e non sarà la speculazione sull’azione di Tesla a cambiare la dinamica di un’industria da 400.000 miliardi di dollari: pensare che questa volta o che in questo caso particolare ci sia qualcosa di diverso è un’illusione causata dai nostri bias cognitivi. Le ricerche mostrano che solo l’1% dei trader giornalieri sono in grado di generare profitto nel medio termine. Tra tutti i trader giornalieri circa il 40% abbandona dopo un mese e dopo tre anni solo il 13% continua la propria attività. Questi dati sono ben noti alle aziende che operano nel settore, che costruiscono il loro modello di business intorno a pochi clienti che investono con regolarità e moltissimi che vengono attratti dal trading per brevi periodi per poi smettere l’attività una volta registrate le prime perdite significative. Ci sono sufficienti dati ed evidenze storiche per trarre le dovute lezioni dal passato.

IL RUOLO DEI SOCIAL MEDIA

Il terzo punto riguarda il ruolo dei social media. L’ultimo anno ha visto una crescita della domanda di “informazioni finanziarie” online che si è accompagnata a un proliferare di presunti esperti sui social media il cui miglior consiglio è “buy low, sell high”. Il risultato è stata una popolarizzazione del trading come una delle soluzioni ai problemi dei Millennials, purtroppo decisamente maltrattati economicamente.

Il fatto che persone intelligenti ed informate si domandino se abbia senso fare trading di crypto per pagare le rate del mutuo, fa riflettere sul fatto che non sia sufficiente l’educazione finanziaria per aiutare le persone a non commettere grossi errori, ma che serva una responsabilizzazione e una regolamentazione delle piattaforme per ridurre il loro indubbio potere di persuasione. Inoltre, le istituzioni finanziarie (e le aziende fintech) devono agire in modo più responsabile nei confronti dei risparmi dei loro utenti (non clienti perché, come evidenzia il caso di Robinhood, il business di queste piattaforme non viene remunerato da chi investe, creando un potenziale cortocircuito di interessi).

In sostanza, l’investimento speculativo non può essere la soluzione per pagare le rate del mutuo e neanche per mantenere e crescere il valore reale del proprio patrimonio nel tempo, ma forse solo un modo per divertirsi quando le circostanze sono favorevoli. Il consiglio è sicuramente quello di non scommettere mai una parte sostanziale dei propri risparmi e fare attenzione agli interessi che stanno alla base delle informazioni a cui si è quotidianamente esposti online.

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