Quando sul Corriere della Sera, tuttora il quotidiano italiano più diffuso, si legge qualche dato, si è generalmente portati a credere che corrisponda al vero. Poi si può ovviamente anche non concordare con le opinioni e le interpretazioni che ne conseguono.
Ma ieri abbiamo assistito attoniti al capovolgimento della realtà. Nell’editoriale firmato da Federico Fubini, una delle firme di punta del giornale, si legge che “i titoli italiani tremano più di quelli francesi”, in conseguenza del caos politico in Francia.
Da qui consegue la solita romanzina verso il nostro Paese che è “fragile”, “ha bisogno di riforme, risanamento dei conti e di un’Europa forte, integrata e ricca di progetti”.
Direi che siamo francamente stufi di vedere mettere il nostro Paese nel mirino anche quando i problemi sono altrove. Con ciò non vogliamo affermare che ci siano compartimenti stagni e negare che la crisi politica ed economica della seconda economia dell’eurozona sia un problema che non ci riguardi. Ma bisogna pur sapere distinguere la pagliuzza dalla trave.
È un fatto inconfutabile che in questa settimana il rendimento del Btp decennale sia rimasto là dov’era venerdì scorso, intorno al 3,90%. Ed è un fatto altrettanto inconfutabile che lo spread sia salito a 157 (da 135 di venerdì scorso) solo perché il Bund tedesco ha visto scendere il suo rendimento, fermandosi al 2,35%. Ciò è accaduto solo perché da sempre il Bund viene ritenuto rifugio sicuro in tempi di crisi. Stessa cosa è accaduta al cambio euro/dollaro sceso vicino ai minimi degli ultimi sei mesi.
Reazione ben peggiore c’è stata per i bond governativi francesi. Il cui spread verso il Bund è salito da 48 a 79 punti. Ben 31 punti di aumento, contro i 22 dello spread italiano. Com’è possibile ribaltare questi dati inoppugnabili?
In altri tempi, con altri fondamentali economici, il nostro Paese sarebbe stato travolto dalle vendite. Ma così non è. Perché oggi così come anche Fubini ammette, il “rischio politico” è in Francia. E allora perché tirare in mezzo l’Italia, che in questa settimana ha addirittura ridotto lo spread con i titoli francesi?
Anziché magari evidenziare che se ci fosse una vera unione monetaria e fiscale, con la garanzia illimitata e solidale di tutti gli Stati membri, queste situazioni non potrebbero nemmeno verificarsi.
Giorgia Meloni non “sta ricevendo messaggi dai mercati”. Anzi ne sta ricevendo di positivi. Per i motivi anzidetti e perché abbiamo una bilancia commerciale in saldo positivo e una posizione netta sull’estero da fare invidia. Siamo noi che finanziamo il mondo in questo momento. Esattamente il contrario della Francia. Gli investitori lo sanno e non vendono Italia più di tanto. Ma vendono Francia.
Secondo Fubini, tutto ciò starebbe accadendo perché Marine Le Pen promette spese e tagli alle entrate in modo irresponsabile, affossando i conti francesi. “Il nostro Paese è già passato di là, ai tempi faraonici del governo giallo-verde”, conclude.
Ma quali “faraonici”? Parla del governo che intendeva fare il 2,4% di deficit/Pil, poi ridottosi al 2,04% perché sembrava si fosse sull’orlo del baratro, ma poi concluse il 2019 con un deficit/PIL del 1,6%, il più basso dei precedenti dieci anni (escluso il 2009)?
Sempre grande rispetto per le opinioni, ma devono partire da dati veri.