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Perché le macronate di Macron impensieriscono la borsa francese

Le incertezze della politica francese influiscono anche sui mercati. Il commento di Chiara Robba, head of LDI Equity di Generali Asset Management.

La Francia, seconda economia dell’Eurozona dopo la Germania, si trova in un periodo di incertezza politica e commerciale da quando il Presidente della Repubblica Macron ha deciso di sciogliere il Parlamento a seguito della sconfitta del suo partito alle elezioni Europee del giugno 2024.

Lo scenario politico

Al di là della divisione in Parlamento, dove nessuno dei Partiti riesce ad avere la maggioranza assoluta, c’è anche la spinosa questione delle elezioni municipali che sono previste per marzo 2026 per il rinnovo dei consigli comunali in tutta la Francia. Questa tornata elettorale, per cui i Partiti sono già in modalità di campagna elettorale, è un termometro importante per poi le elezioni Presidenziali previste per il 2027, salvo cambiamenti. In questo contesto, essere all’opposizione e non al Governo, può essere considerata una strategia: meglio poter contestare liberamente scelte difficili che dovranno essere fatte per la riduzione del deficit piuttosto che essere responsabili dei downgrade delle agenzie di rating, di vedere l’aumento dello spread sul Bund, una riduzione degli investimenti delle società con conseguente crescita economica sottotono.

La situazione politica francese è senza precedenti. L’opzione di nuove elezioni sembrerebbe al momento scartata, ma nel caso venisse presa in considerazione, dovrebbe rispettare dei tempi tecnici precisi ovvero avvenire tra 20 e 40 giorni dopo la dissoluzione del Parlamento, e si deve svolgere in due turni.

Sembrerebbe impossibile pertanto, in questo caso, poter approvare il bilancio 2026 entro dicembre di quest’anno. Al fine di evitare uno “shutdown” a gennaio, entro il 31 dicembre il Parlamento dovrà votare una legge per ricondurre il budget 2025 anche al 2026. Tale budget “ricondotto” rimarrà in vigore fino a quando il successivo non verrà approvato. In questo contesto di incertezza politica, sarà comunque difficile vedere un gran rigore fiscale da parte della Francia per i prossimi anni.

Per il secondo anno consecutivo, stiamo assistendo alla sottoperformance del CAC40 sugli altri indici. Osserviamo in particolare, che le società che hanno subito nell’estate 2024 il più significativo crollo dopo l’annuncio delle elezioni, sono state quelle relative al settore dei Finanziari (banche e assicurazioni), delle Infrastrutture, dei Servizi alla collettività e delle Telecomunicazioni, ovvero quei settori che risultano sia con una percentuale di fatturato maggiore in Francia, ma anche che sono più sensibili a movimenti di spread OAT-Bund.

Oggi abbiamo da un lato l’incertezza politica e la sostenibilità fiscale che rimangono due fattori di aumento di premio per il rischio sulle azioni francesi, allontanando in parte l’attenzione dai fondamentali, ma anche una situazione di congiuntura globale che penalizza i settori maggiormente rappresentati nell’indice francese quali ad esempio i Beni di Consumo Discrezionale (quali il lusso e le auto) e l’Energy. Se compariamo la performance da inizio anno del CAC40 vs l’MSCI Europe Ex-France, l’indice francese sottoperforma del 5.8% dove il contributo negativo alla performance viene principalmente dal settore del Lusso (-4.5% vs l’indice Europeo), dal comparto Farmaceutico (-1.5%), Automobilistico (-1.2%) e da quello energetico (-1%). Questi settori, seppur con una limitata esposizione alla Francia, si sono trovati al centro della politica tariffaria di Trump.

I settori dove investire

In questo contesto di incertezza politica e fiscale, è probabile che la Francia continui a sottoperformare da un punto di vista macroeconomico e di mercato. È difficile, infatti, oggi giustificare un sovrappeso sulla su questa zona geografica, che nell’indice Europeo pesa circa 16.5%, quando sono possibili aumenti di imposte sulle società (o anche la riconduzione dell’extra-tassa sui profitti annunciata nel 2025) che ne impatterebbero la redditività, o un incremento del costo del debito dovuto all’allargamento dello spread OAT-Bund, per quelle che hanno bisogno di rifinanziarsi.

Tuttavia, per un investitore di lungo periodo, capace di poter attendere per avere un ritorno sugli investimenti nel medio/lungo termine, riteniamo che vi siano delle opportunità in alcuni settori che beneficiano di tendenze strutturali dell’economia quali ad esempio l’intelligenza artificiale. A questo proposito società francesi come Schneider e Legrand sono ben orientate grazie alla loro esposizione ai datacenters e all’elettrificazione in generale.

Il settore della difesa, dati gli impegni presi a livello della NATO ma anche all’attuale contesto geopolitico, dovrebbe continuare ad avere assicurati i finanziamenti anche nel caso in cui la Francia dovesse ridurre il proprio budget di spesa. Il settore potrebbe inoltre essere supportato da M&A e da un rinnovato interesse dei fondi ESG.

Il settore del lusso, penalizzato dalla normalizzazione della crescita post Covid, dovrebbe poter riprendere una crescita in line con le tendenze normalizzate del passato, grazie ad una ripresa del consumatore cinese.

Il settore sul quale potenzialmente c’è più upside dato il disallineamento tra valutazione e fondamentali, è quello bancario. Le banche francesi hanno già emesso l’80% delle loro emissioni all’epoca dei risultati del secondo trimestre; quindi, un eventuale allargamento degli spread non dovrebbe penalizzarle troppo. Inoltre, per quanto riguarda il lato attivi, i bond governativi rappresentano una piccola percentuale del totale degli attivi (circa 0.6% per Société Generale e BNP e 0.7% per Credit Agricole, secondo un’analisi di Morgan Stanley) e 25bps allargamento degli spread OAT-Bund potrebbero avere il limitato impatto di 1bps sul capitale delle tre.

Quali sono i rischi?

I rischi per il mercato azionario francese sembrano essere oggi inferiori rispetto a subito dopo le elezioni dell’estate 2024 e questo principalmente per un motivo di posizionamento e di valutazione, con l’Indice che trada a premio rispetto alla media storica per una crescita degli utili negativa nel 2025 a quasi -3% con un recupero nel 2026 atteso del 14% che potrebbe vedere delle revisioni al ribasso nei prossimi mesi. PEG a 1.7x è il piu’ alto tra gli indici europei, indicando preferenza per cercare ritorni su altri indici.

Il rischio è quello, nel caso di elezioni anticipate nei prossimi giorni, di vedere un ulteriore allargamento degli spread e un’ulteriore ritracciamento dell’indice francese, nonostante la sottoperformance da inizio anno (+8.3% vs +34.3% dell’Ibex, +26.5% del FtseMib e +22.5% del DAX).

Per quanto riguarda le dimissioni di Macron, che lui stesso ha escluso al momento, la probabilità non è zero e aumenta con il prolungarsi dell’ingovernabilità della Nazione. Difficile, pertanto, in questo contesto cercare di aumentare l’esposizione alla Francia.

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