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Tremonti Intesa

Flat tax, ecco le differenze tra Meloni, Salvini e Berlusconi (e Tremonti manco la menziona)

Che cosa si dice nel centrodestra composto da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia sulla flat tax

La flat tax è una delle proposte storiche del centrodestra. Una misura che, sebbene sia presente nei programmi del centrodestra da almeno un ventennio, non ha mai trovato applicazione estensiva. Sarà la prossima la volta buona (a patto che il centrodestra si aggiudichi la prossima tornata elettorale)? Di certo non si possono fare previsioni ma la questione dell’introduzione di una flat tax ha ripreso a circolare da quando è stato diffuso il programma della coalizione tra Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati.

COS’È LA FLAT TAX?

La “flat tax”, tradotto in italiano “tassa piatta”, è una forma di tassazione diversa all’attuale tassazione progressiva applicata nel nostro paese. Prevede una quota fissa per tutti a prescindere dall’ammontare dei redditi mentre a oggi i redditi più ricchi pagano tasse più alte non solo in termini assoluti ma anche percentuali. La flat tax prevede, invece, che percentualmente tutti i redditi paghino la stessa quota di tasse. Questa versione più radicale viene, nelle proposte del centrodestra, ammorbidita dalla presenza di una no tax area abbastanza estesa e da almeno due scaglioni.

COSA DICE IL PROGRAMMA DEL CENTRO DESTRA SULLA FLAT TAX

Il programma in quindici punti della coalizione di centrodestra prevede l’estensione della flat tax “per le partite IVA fino a 100.000 euro di fatturato” inoltre la “flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”. Nel programma condiviso non sono specificate le aliquote e, come voluto dal FdI, di “flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti”. Oggi la flat tax già esiste ed è al 15% per le partite Iva con reddito fino a 65mila.

LEGA E FORZA ITALIA: FLAT TAX PER TUTTI

Nelle intenzioni di Lega e Forza Italia l’approccio dovrebbe essere più incisivo e riguardare tutti i contribuenti, anche i lavoratori dipendenti. Il leader della Lega Matteo Salvini ha rilanciato l’idea di flat tax al 15% mentre Berlusconi aveva indicato un’aliquota del 23%. “La flat tax ha fatto aumentare anche del 30% le entrate per lo Stato – ha detto Silvio Berlusconi a Radio 24 -: non vogliamo creare ulteriori deficit. La flat tax sarà nel programma dei cento giorni, è il punto più importante del programma”.

FDI: FLAT TAX SOLO PER I REDDITI INCREMENTALI

Ma la Flat Tax generalizzata sui cui Lega e Forza Italia stanno battagliando a colpi di aliquote, nel programma fiscale di Fratelli d’Italia (e in quello di coalizione) non c’è. “No, non ci sono divisioni – ha detto Maurizio Leo, coordinatore del dipartimento Economia e finanza di Fratelli d’Italia al quotidiano Verità & Affari –. Crediamo anche noi che, per le partite Iva, sia giusto alzare da 65 mila a 100 mila euro di reddito annuo il limite per l’attuale flat tax. Detto questo, sempre nell’ottica di favorire crescita e occupazione, intenderemmo, fin da subito, nei primi 100 giorni, introdurre, per tutti e, quindi, anche per chi non si avvale dell’attuale regime dei minimi, un meccanismo di flat tax sul reddito incrementale. Ad esempio, a chi per il 2021 aveva dichiarato 40 mila euro di reddito e magari chiuderà il 2022 con un reddito di 60 mila euro, si potrebbe applicare un’aliquota secca del 15%, ma solo sui 20 mila euro in più”. Per le proposte più “rivoluzionarie” di Lega e Forza Italia c’è tempo. “Può essere solo un obiettivo di legislatura, nessuno pensa di fare una svolta del genere ora, con la legge di bilancio 2023. Non ci sono le condizioni nazionali né quelle internazionali – aggiunge Maurizio Leo -. Abbiamo un debito al 160% del Pil, c’è una guerra in corso, l’inflazione all’8%, una serie di impegni con l’Europa, insomma tutto il centrodestra è consapevole che dobbiamo muoversi con cautela, sebbene con obiettivi chiari e in un’ottica di legislature. Io credo che, già nei primi 100 giorni, possiamo permetterci una flat tax incrementale per creare le condizioni che a fine legislatura portino a un sistema strutturale”.

GIULIO TREMONTI: FLAT TAX?, MEGLIO…

E’ tornato a parlare di flat tax anche l’ex ministro dell’Economia e delle finanze Giulio Tremonti, già in Forza Italia, in passato considerato molto vicino alla Lega e ora candidato nelle liste di Fratelli d’Italia. Lo ha fatto dal salotto di In Onda, su La 7. “Io ricordo che nel 2001, ottenuta la delega nel 2003, l’idea della riforma era questa: cinque imposte invece che centinaia, un solo codice fiscale, per l’Irpef si prevedeva la no tax area e poi due aliquote, il 23 e il 33% – ha detto giorni fa Tremonti nel corso della trasmissione condotta da Luca Telese e Marianna Aprile -. La delega fu data, si cominciò dalla parte bassa, escludendo dalle imposte chi non aveva i soldi, poi cominciarono dei moduli di riduzione delle aliquote per arrivare al 21% che era l’aliquota più bassa. Poi successe di tutto, mi chiesero anche di lasciare il governo e quella riforma non andò avanti. Credo che fosse quella la via giusta allora”. La riforma non vide mai la luce. “Poi dal 2008, con la crisi globale, nessun paese europeo, ma nessun paese nel mondo, ha fatto riforme fiscali – ha continuato Tremonti -. Adesso tornerei a vedere una gradualità come quella vecchia, si fa per dire. Immagino cinque imposte, un codice e aliquote che tendevano via via a scendere. I programmi si sviluppano in cinque anni e sono comunque inquadrati nel contesto europeo”.

 

D’altronde nel 2017 Tremonti disse: «Tendenzialmente, sul fisco, non credo nelle magie: a chi predica la flat-tax come la panacea di tutti i mali, replico che oggi i Paesi che l’adottano sono quelli della fascia caucasica, dove però quando capita di essere ricoverati in ospedale bisogna portarsi dietro da casa coperte e medicinali».

LA VOLUNTARY DISCLOSURE DI FDI: “TREGUA FISCALE” E NON “PACE FISCALE”

In materia fiscale il programma di centrodestra propone la voluntary del contante, per far emergere i beni nascosti nelle cassette di sicurezza che secondo le stime più recenti superano i 100 miliardi. Una “tregua fiscale” per facilitare le regolarizzazioni, con meccanismi differenziati a seconda degli importi e della situazione del contribuente, con il filo rosso della “regola del 5”: l’imposta resta dovuta, ma rateizzabile in 5 anni e con sanzione del 5%. “Veniamo da un biennio segnato dalla pandemia che ha portato tanti a non poter pagare nemmeno le tasse e in molti casi sono stati gli stessi governi a differire le scadenze – ha detto Leo -. Ecco, partendo da questa constatazione, pensiamo alla possibilità di aprire una stagione in cui si creino i giusti incentivi perché fisco e contribuenti evitino di litigare o, se lo hanno già fatto, facciano pace: la tregua fiscale, appunto. Prevediamo un serie di opzioni”.

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