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Attivisti

Chi sono i ricconi Usa che finanziano gli attivisti per il clima (compresa Ultima Generazione)

Cosa dice l'inchiesta del Washington Examiner sui ricchi finanziatori degli attivisti climatici. L'articolo di Tino Oldani per ItaliaOggi.

Greta Thunberg ha 20 anni e non fa più notizia come quando, nel 2018, lanciò gli scioperi scolastici del venerdì per l’ambiente, chiamati «Fridays for Future», riempiendo le piazze di giovani contenti di fare sega con la scusa dell’ambiente da salvare. Al suo posto, sul proscenio mediatico, oggi ci sono giovani che imbrattano i quadri nei musei, sporcano i monumenti e le fontane storiche, oppure bloccano le autostrade con i sit-in. Come Greta, dicono di battersi contro i combustibili fossili per salvare il mondo. Ma, come Greta, sono burattini manovrati da finanziatori miliardari, con epicentro negli Usa, che se ne servono per ottenere dai governi provvedimenti green indispensabili per nuove e lucrose speculazioni finanziarie.

CHI SONO I BURATTINAI DELLA MARIONETTA GRETA THUNBERG

Nel 2019, quando Greta era la nuova star mondiale degli ambientalisti, il settimanale tedesco Der Spiegel, in un’inchiesta sui retroscena della sua discesa in campo e sui suoi finanziatori, scrisse che era «una marionetta in mano a lucrosi burattinai». Altre inchieste, di cui ho riferito su ItaliaOggi il 18 dicembre 2019, rivelarono che a costruire l’icona di Greta Thunberg su scala mondiale erano stati Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra, e Al Gore, ex vicepresidente Usa e ambientalista da sempre, il primo come stratega finanziario, il secondo per la parte culturale e mediatica.

CHI SONO I RICCONI CHE SOSTENGONO GLI ATTIVISTI PER IL CLIMA

Oggi a scoprire gli altarini della Chiesa Verde è un’inchiesta del settimanale Washington Examiner, conservatore, che fa nomi e cognomi dei miliardari e delle organizzazioni sedicenti benefiche che, dai loro salotti americani di sinistra, finanziano e organizzano negli Usa e in Europa i gruppi di protesta green. «Molti di questi gruppi», scrive Gabe Kaminsky, reporter investigativo, «sono finanziati dal Climate Emergency Fund (Cef), un ente di beneficenza con sede a Beverly Hills, legato alle celebrità di Hollywood e alle principali organizzazioni no-profit liberali che mirano a modellare l’agenda del Partito democratico». Di riflesso, a condizionare le politiche ambientali sia negli Usa che in Europa.

Il fondo Cef è stato fondato nel 2019 da persone molto note negli Usa: Rory Kennedy, figlia del defunto senatore Robert F. Kennedy, e Trevor Neilson, un investitore che ha lavorato per la Melinda&Gates Foundation ed è legato a filantropi famosi. Tra i finanziatori e i membri del consiglio d’amministrazione, spiccano Aileen Getty, filantropa miliardaria ed ereditiera della fortuna accumulata dalla famiglia Getty con il petrolio, una fonte fossile che oggi lei ripudia sfidando il ridicolo, e Adam McKay, regista hollywoodiano del film Don’t look up del 2021, un’allegoria climatica.

Quest’ultimo, precisa l’inchiesta, si è impegnato per 4 milioni di dollari. Non sono note le somme messe a disposizione dagli altri finanziatori, molti dei quali sono celebrità di Hollywood: Jeremy Strong, che interpreta Kendall Roy nella serie tv Succession; il comico Chelsea Handler; l’attore Thomas Middleditch, star della Silicon Valley, e Abigail Disney, figlia dell’ex dirigente dell’omonima società Roy Disney. Tuttavia, sul suo sito, il Climate Emergency Fund ammette di avere distribuito nel 2022 più di 5 milioni di dollari in sovvenzioni a 44 entità globali, formato 45mila attivisti e generato oltre 24mila «buoni risultati di stampa». Un’offensiva organizzativa e mediatica green senza precedenti.

CHI FINANZIA ULTIMA GENERAZIONE

Il direttore esecutivo del Cef è Margaret Klein Salamon, laureata ad Harvard, una psicologa clinica diventata attivista per il clima. È lei che distribuisce i finanziamenti ai vari gruppi di manifestanti, collegati tramite una rete chiamata A22, che sul proprio sito ammette che il Cef è il suo «finanziatore principale».

Tra le organizzazioni che fanno capo ad A22 e ne ricevono i fondi per formare gli attivisti e organizzare le proteste, il Washington Examiner cita in particolare due gruppi, Declare Emergency e Just Stop Oil (due loro attivisti hanno versato una zuppa rossa di pomodoro su un quadro di Van Gogh stimato 84 milioni di dollari), nonché «un gruppo italiano chiamato Ultima Generazione, o Last Generation, che ha inviato degli attivisti nel luglio 2022 a incollarsi al famoso dipinto ‘Primavera’ di Sandro Botticelli a Firenze». È il gruppo degli stessi ragazzi che hanno appena versato polvere di carbone nella Fontana di Trevi e nella Barcaccia in piazza di Spagna, organizzato vari blocchi stradali con i sit-in sul Raccordo anulare di Roma, imbrattato Palazzo Vecchio a Firenze e il monumento in piazza del Duomo a Milano. Teppismo idiota contro l’arte.

GLI OBIETTIVI

L’obiettivo dichiarato da Salamon, la manager del Cef, è di raggiungere con queste proteste il 3,5% di consensi nei sondaggi, quota indicata dalla politologa Erica Chenoweth come base necessaria per un successo politico. Anche se finora le manifestazioni degli imbratta-monumenti hanno riscosso condanne quasi unanimi presso l’opinione pubblica, sia in Europa che negli Usa, il sito del fondo Cef vanta, tra i propri risultati, la «forte influenza» esercitata dai suoi attivisti sul senatore Usa, Joe Manchin, il cui voto è risultato decisivo per l’approvazione dell’Ira (Inflation reduction act), la legge di spesa per 740 miliardi di dollari per il clima e l’energia verde varata l’anno scorso negli Usa e firmata da Joe Biden. Per contro, un think-tank di centrodestra, l’American Action Fund, stima che il Green New Deal, che punta a mettere al bando i fossili, rischia di costare ai contribuenti Usa la bellezza di 93 trilioni $. Quanto all’Italia, basterebbe notare che nella Romagna alluvionata, se non ci fossero state le fonti fossili a garantire i soccorsi con trasporti alimentati da benzina e gasolio, e fosse stato già attivo l’obbligo del motore elettrico, il disastro sarebbe stato ancora peggiore.

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