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Investimento Cina

Tutte le ultime capriole finanziarie delle banche cinesi

L'articolo del Wall Street Journal che approfondisce le innovazioni finanziarie messe in atto dagli istituti di credito della Cina

Le banche cinesi stanno assumendo nuovi rischi nella corsa per attirare i risparmiatori, trasformando una linea di business precedentemente in ombra in un settore da mille miliardi di dollari. Il fenomeno rappresenta l’ultimo sforzo degli istituti per aggirare la campagna di Pechino contro il rischio finanziario e per tenere testa alla crescente concorrenza delle banche-ombra e dei nuovi rivali high tech, come Ant Financial. Riflette anche l’antica difficoltà in un Paese in cui le banche non possono liberamente fissare i tassi di interesse.

I depositi strutturati offrono rendimenti più elevati rispetto ai consueti conti di risparmio e sono legati a investimenti su asset come valute e oro. Esistono da anni, ma gli importi residui sono aumentati di recente. A luglio è stato toccato il record di 9.710 miliardi di yuan (1.420 miliardi di dollari), in crescita del 52% in un anno. Le banche non sono in concorrenza l’una con l’altra solo per i fondi, di cui necessitano per estendere i prestiti; i risparmiatori stanno anche passando a opzioni più allettanti, come i prodotti di gestione patrimoniale ad alto rendimento e i fondi del mercato monetario, di cui il maggiore è Yu’E Bao di Ant. A luglio la crescita dei tradizionali depositi è scesa all’8,5% contro quella a due cifre degli anni precedenti.

Anche se le banche vendono ancora i propri prodotti di gestione patrimoniale, non sono più autorizzate a garantire i pagamenti del capitale o degli interessi. Ma possono promettere di proteggere l’esborso di un cliente su un deposito strutturato. «È un nuovo giocattolo delle banche cinesi per raccogliere fondi, soprattutto dopo che le autorità hanno imposto altre restrizioni all’utilizzo di prodotti di gestione patrimoniale e di strumenti per espandere il business», ha affermato Yulia Wan, analista di Moody’s Investors Service.

Gli investimenti sono una forma di prodotto strutturato. Negli Stati Uniti questa asset class ha registrato una solida crescita fino alla crisi finanziaria globale, quando i prodotti emessi da Lehman Brothers hanno subito forti perdite. Nel 2013 la Sec ha introdotto obblighi di informativa più rigorosi per le obbligazioni strutturate, che contengono una componente derivata. I depositi strutturati rappresentano ora il 6% dei depositi cinesi e sono acquistati da clienti sia corporate che privati. In genere includono tassi di interesse minimi e massimi, con rendimenti effettivi a seconda della performance di un asset finanziario. Tuttavia molti di questi depositi strutturati in Cina prevedono regimi in cui i termini «sono fissati con una tale ampiezza che gli investitori riescono quasi sempre a ottenere il massimo rendimento pubblicizzato», ha spiegato Wan.

Un prodotto a 91 giorni recentemente commercializzato da Weihai Blue Ocean Bank, piccolo istituto di credito della provincia orientale dello Shandong, offre l’equivalente del 5,28% annuo posto che la quotazione dell’oro a Londra, ora circa 1.183 dollari l’oncia, rimanga tra 300 e 2.200 dollari. In caso contrario i clienti riceveranno l’1,65%.

Wenjing Zhao, top manager di una società di pubbliche relazioni di Pechino, ha dichiarato di aver acquistato lo strumento perché sembrava più sicuro dei prodotti di gestione patrimoniale e perché i fondi comuni in generale non stanno andando bene al momento. Siccome «il range del target sull’oro è così esteso», è sicura che riceverà il massimo. «Nel peggiore dei casi otterrò comunque l’1,65%», ha aggiunto. Allo stesso modo un prodotto simile di Cina Guangfa Bank, un’istituzione di medie dimensioni della città meridionale di Guangzhou, promette un 4,55% annuo a meno che il dollaro di Hong Kong rompa il suo ancoraggio nella fascia compresa tra 7,75 e 7,85 per dollaro e tratti oltre 7 o sotto 9.

Nella documentazione Guangfa Bank afferma che investirà almeno il 20% dei proventi in strumenti del mercato monetario e fino all’80% in obbligazioni. I pagamenti degli interessi proverranno da derivati non specificati legati al tasso di cambio tra il dollaro degli Stati Uniti e quello di Hong Kong, dice. Non è stato possibile raggiungere tempestivamente il personale di Guangfa Bank per un commento, mentre Weihai Blue Ocean Bank non ha risposto alle domande inviate via email dal Wall Street Journal.

Nonostante i controlli sui tassi di deposito, la banca centrale cinese ha effettuato un intervento non ufficiale noto come «window guidance» per limitare i tassi delle banche a 1,5 volte i livelli di riferimento. Il tasso ufficiale annuale è pari all’1,5%. «Se ci fosse una piena liberalizzazione dei tassi di interesse, non si avrebbe la necessità di tali prodotti», ha commentato la Wan, aggiungendo che strumenti simili nelle economie sviluppate soddisfano esigenze diverse.

I depositi strutturati implicano naturalmente maggiori costi di finanziamento per gli istituti di credito. E potrebbero essere fonte di altri grattacapi. Per esempio, se gli investimenti sottostanti finiscono male, le banche possono essere costrette a pagare comunque. Anche in sedi quali Singapore e Hong Kong sono venduti investimenti strutturati, ma senza garanzia sui tassi d’interesse né sul capitale. Gli equivalenti cinesi garantiscono il capitale e in pratica molte banche si sentirebbero probabilmente obbligate ad assicurare agli investitori il pagamento degli interessi massimi, dicono banchieri e analisti.

«Non importa quanto siano elevati i tassi, dovremmo retrocederli perché altrimenti ci sarebbe un enorme rischio in termini di reputazione per noi e i nostri clienti ci abbandoneranno», ha detto il responsabile di una filiale di China Citic Bank che ha chiesto l’anonimato. Non è stato possibile raggiungere i funzionari di Citic Bank per un commento. Secondo Robin Xing, economista di Morgan Stanley, si tratta dell’ultima di una lunga serie di iniziative per conquistare correntisti. Prima, ha detto, «le banche si ritrovavano a distribuire regali, come pentole elettriche per il riso».

(articolo pubblicato sul sito di Mf/Milano Finanza)

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