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Perché le imprese tedesche sono sfiduciate

I segnali di crisi in Germania sono confermati dai dati pubblicati dall’istituto di ricerca IFO di Monaco. L'analisi di Liturri tratta dalla newsletter Out.

Le pagine dei nostri principali giornali oggi erano piene di amenità varie assortite su presunti pericoli per l’informazione. Paradossalmente, proprio nei mesi in cui i primi quattro principali quotidiani non sportivi del Paese sono da mesi apertamente schierati contro il Governo. Spesso con punte di rara faziosità e stravolgimento dei fatti.

Mentre va in scena questo modesto spettacolo di autoreferenzialità, in giro per l’Europa accadono fatti concreti che presto faranno sentire i loro effetti sulla nostra vita quotidiana. Ma quando finirà lo stordimento e ne prenderemo coscienza, sarà troppo tardi.

Parliamo della profonda crisi in cui versa la Germania e che oggi i dati pubblicati dall’istituto di ricerca IFO di Monaco hanno confermato nella loro gravità e persistenza. Non solo non va meglio, ma va addirittura peggio.

Ogni mese l’Ifo pubblica l’esito di una ricerca su un campione di circa 9.000 aziende tedesche da cui scaturiscono tre indici: la fiducia, la valutazione della situazione attuale e le aspettative.

Tutti e tre gli indici a luglio hanno puntato verso il basso, senza particolari distinzioni settoriali. Al manifatturiero, in frenata da mesi, si sono aggiunti anche il settore delle costruzioni e quello del commercio. Tengono soltanto i servizi, in considerazione di una migliore valutazione della situazione attuale. Ma anche lì le aspettative peggiorano.

L’economia tedesca è impantanata nella crisi”, è la conclusione del Presidente dell’Ifo, professor Clement Fuest (come mostra il grafico sottostante).

Dopo la china discendente che ha caratterizzato tutto il 2023, il primo trimestre 2024 aveva mostrato un timido rimbalzo che si è dimostrato quantomai effimero.

Ci ritroviamo così la presunta locomotiva di una volta – ma si trattava di vagone al traino dei consumi vicini – che entra nell’anno elettorale col passo del gambero. E qui di discute di “ventagli”.

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