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Inflazione

La Fed sta vincendo la guerra all’inflazione?

Le prospettive sull’inflazione sono in miglioramento nella prima metà del 2023, aiutate da effetti base favorevoli e dal calo dei prezzi dei beni. L'analisi di Sonia Meskin, Head of US Macro, BNY Mellon Investment Management.

Come ampiamente previsto, ieri la Federal Reserve Open Market Committee (FOMC) ha alzato l’intervallo target dei fondi federali di 25 punti base (pb) al 4,50-4,75%.

Il tono della dichiarazione è stato in linea con le previsioni, con la FOMC che ha indicato che il picco dei tassi è all’orizzonte. I mercati hanno dato un’interpretazione della dichiarazione leggermente aggressiva, tuttavia la conferenza stampa successiva è stata giudicata dal tono più accomodante.

COSA HA DETTO POWELL (FED)

Nella conferenza stampa, il presidente Powell ha sottolineato l’attenzione della FOMC sui rischi inflazionistici e sul legame tra inflazione e mercato del lavoro.

Tuttavia, il tasso terminale potrebbe non essere indissolubilmente fissato al 5%, anche se il Summary of Economic Projections (SEP) di dicembre ha mostrato un’aspettativa centrale della FOMC intorno al 5-5,125%. Inoltre, Powell non ha respinto il recente allentamento delle condizioni finanziarie, contrariamente alle nostre aspettative.

MIGLIORANO LE PROSPETTIVE SULL’INFLAZIONE

Le prospettive sull’inflazione sono in miglioramento nella prima metà del 2023, aiutate da effetti base favorevoli e dal calo dei prezzi dei beni.

Sulla base dei prezzi di mercato, gli investitori sembrano ottimisti sul fatto che la maggior parte dell’impulso inflazionistico negli Stati Uniti sia stato di breve durata e sia in gran parte alle nostre spalle. Sia l’inflazione complessiva sia quella core dovrebbero rallentare quest’anno, probabilmente portando i dati centrali al 2%, molto più vicino all’obiettivo di inflazione della Fed di quanto non lo siamo stati dai tempi del COVID.

I RISCHI

Perché, allora, riteniamo che i rischi di inflazione core rimangano al rialzo rispetto ai prezzi di mercato?

In primo luogo, perché le condizioni sul mercato del lavoro rimangono stringenti, con una crescita dei salari molto superiore rispetto a livelli che sarebbero coerenti con un’inflazione core del 2%; inoltre, le tendenze inflazionistiche nel settore dei servizi tendono a correlarsi con l’inflazione salariale.

Il presidente Powell ha giustamente osservato che le aspettative sull’inflazione sembrano ragionevolmente salde, ma non ha approfondito il tema. Crediamo che la Fed possa segnare un punto nella lotta contro l’inflazione nella prima metà del 2023, ma la partita potrebbe non essere ancora terminata”.

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