Al netto delle considerazioni su Ursula von der Leyen e sulle sue posizioni espansionistico militari, per le quali si può essere più o meno d’accordo, un fatto è sicuro: l’Europa è accerchiata e ha bisogno di una prospettiva economica a lungo termine.
Negli ultimi 80 anni l’Europa, ovvero una buona parte di essa, è cresciuta economicamente, tanto da divenire la seconda economia mondiale, ma questo grazie a tre fattori essenziali. Energia a basso costo, garantita dalla Russia, catena di approvvigionamento e tecnologia a basso costo garantita dai Cinesi, sicurezza militare garantita dalla Nato e dagli Usa.
Ebbene, all’improvviso tutto questo non c’è più. Nel giro di un istante, ancorché prevedibile, L’Europa si è trovata costretta suo mal grado, a chiudere i rubinetti di gas e petrolio con la Russia, a discutere con i cinesi che ci fanno concorrenza sleale e a prendere atto che gli USA vogliono abbandonare la Nato. Se aggiungiamo i dazi che paventa Trump e la transizione ecologica che già da sola aveva bloccato la crescita industriale nel 2019, è facile comprendere i risultati economici nel breve e nel medio periodo. Rischiamo la catastrofe economica e sociale.
E questo ci porta ad analizzare la proposta di Ursula von der Leyen. L’Europa deve ritornare a crescere economicamente ma deve anche garantire un elevato standard di stato sociale. Questo passa dai tre fattori essenziali; sicurezza, energia e tecnologia. In tema di sicurezza è necessario un piano industriale europeo che agevoli le industrie europee e non quelle americane, in tema di energia dobbiamo renderci indipendenti attraverso lo sviluppo di comunità energetiche, non come quelle sul modello italiano piene di impedimenti burocratici, e in tema di tecnologia e catene di approvvigionamento è necessario creare nuove piattaforme industriali su tutta la catena tecnologica compresa quella delle telecomunicazioni.
Siamo 100 milioni in più degli americani, il doppio dei russi ma un terzo dei cinesi e siamo la seconda economia mondiale.
Gli 850 miliardi messi a budget vanno spesi, ma con debito comune, vanno spesi ma acquistando gli armamenti in Europa, vanno spesi ma costruendo nuove infrastrutture tecnologiche in Europa. Prendendo, a esempio, solo i 750 miliardi di dollari spesi da tutti gli Stati dell’UE nel 2024 per armamenti e che sono andati a finire in buona parte fuori dall’Europa, scopriremmo che se fossero stati spesi all’interno dell’Unione europea, il pil sarebbe cresciuto di oltre il 4%. In buona sostanza, in questo particolare momento storico, gli Stati europei sono ad un bivio esistenziale, esistere da protagonisti della storia o esistere da figuranti.