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inflazione

Che cosa succederà all’euro

Il commento di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte Sim

Nel corso del primo semestre il cambio eur/usd ha registrato mediamente un deprezzamento dell’euro, legato in parte alla prosecuzione del drenaggio della Fed determinato dalla progressiva riduzione del bilancio a fronte dell’arresto del reinvestimento dei titoli in scadenza.

Nel mese di giugno il dollaro si è deprezzato fino ad area 1,1350, in corrispondenza dell’apertura della Fed all’ipotesi taglio tassi.

Più recentemente, poi, è arrivato il discorso di Draghi che, di fatto, ha messo sul tavolo potenzialmente tutto l’arsenale a disposizione della Bce, dalla guidance al taglio tassi depositi fino alla ripresa del QE. Il discorso Draghi ha comportato un deprezzamento dell’euro, in attesa della possibile combinazione di ulteriori manovre espansive della Bce.

In prospettiva, la fase di tendenziale apprezzamento del dollaro potrebbe esaurirsi tra giugno e luglio. Per il secondo semestre l’attesa è, infatti, per un deprezzamento del dollaro fino ad area 1,16/1,18, con possibile overshooting fino ad area 1,20.

La ragione principale risiede nel fatto che le possibili ulteriori manovre della Fed potrebbero essere percepite più forti rispetto a quelle della Bce. La Fed, dopo l’apertura all’ipotesi taglio tassi e dopo l’arresto del calo del bilancio da ottobre, potrebbe infatti essere chiamata ad aprire all’ipotesi QE a fine 2019 con partenza nel corso del 2020, per cercare di stimolare l’economia in una fase in cui anche negli Usa si sta assistendo ad un forte calo delle aspettative di inflazione.

In prospettiva, inoltre, potrebbero essere più evidenti gli impatti della guerra commerciale anche sull’economia Usa.

Infine, ulteriore fattore a favore di un apprezzamento dell’euro, potrebbe risiedere nell’impatto atteso delle manovre di stimolo varate dalla Bce, a partire dalla TLTRO III la cui prima operazione è attesa per il prossimo settembre.

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