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Energia alla Mattei, no al salario minimo legale, Pnrr da rivedere. Le misure economiche annunciate da Meloni in Senato

Estratto della replica del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione del voto di fiducia al Senato

 

DOSSIER CARO ENERGIA

Che cosa bisogna fare? Io credo che per contrastare la situazione molto complessa nella quale ci troviamo si debba lavorare su tre livelli diversi. C’è – livello primo – il tema del contrasto alla speculazione, che per noi è una priorità assoluta. Come ho detto in passato, noi sappiamo qual è la ragione principale per la quale oggi i costi dell’energia sono così alti e prima di continuare a cercare nuove risorse (magari sempre a debito, magari scaricandone sempre il costo sui nostri figli), che stiamo tecnicamente regalando agli speculatori, credo che la priorità debba essere quella di fermarli. E’ quindi giusto e normale che si sia sostenuto il lavoro che il Governo precedente faceva in questo senso a livello europeo perché le misure più efficaci da quel punto di vista, come sappiamo tutti e siamo tutti d’accordo su questo, si producono a livello europeo.

IL PRICE CAP DINAMICO

Ci sono poi ovviamente cose che si possono fare anche a livello nazionale; ieri il nostro ministro Pichetto Fratin ha partecipato al Consiglio dei ministri dell’energia a livello europeo. Si è fatto qualche ulteriore passo avanti, ovviamente si ragiona con i limiti che sono dati anche dalla difesa dell’interesse nazionale delle varie Nazioni. Oggi si ragiona, come voi sapete, su un price cap dinamico. Vedremo i tempi; noi stiamo e continueremo ad incalzare l’Europa a dare soluzioni comuni. Penso però che, da una parte, ci sia il price cap e, dall’altra, il tema della separazione tra il costo del gas e quello delle altre fonti energetiche.

DISACCOPPIAMENTO ENERGIA ELETTRICA-GAS

L’Italia si è già mossa in questo senso in parte. Noi siamo pronti, se anche qui non sarà l’Europa a dare delle risposte, a lavorare ad un disaccoppiamento crescente sulla base di quelle che saranno le determinazioni a livello europeo. (…) Intanto c’è un’emergenza immediata che ci impegna. Penso che anche in questo ambito occorra lavorare con molta puntualità e interventi ben calibrati per aiutare nell’immediato le imprese e le famiglie, ovviamente recuperando le risorse nelle pieghe del bilancio, ma principalmente dagli extraprofitti (con una norma che io credo vada riscritta) e dall’extragettito che lo Stato ricava dall’aumento dei costi dell’energia. Queste sono tutte misure immediate. (…)

POLITICA ENERGETICA ALLA MATTEI

Occorrono poi misure che nel medio termine liberino l’Italia da una dipendenza energetica che è inaccettabile. Penso alla ripresa delle estrazioni di gas nazionale. Non è possibile che l’Italia, ancora oggi, fondi larga parte delle proprie politiche energetiche sulle intuizioni di quel grande italiano che ho citato ieri e che è Enrico Mattei. Penso che le risorse nazionali vadano ottimizzate, come tra l’altro chiede l’Europa. Anche questo è un tema che va considerato, visto che lo abbiamo sempre fatto molto presente. Penso che debba essere nostro obiettivo anche attuare la Gas Release, come ci chiedono da oltre un anno le nostre aziende che, anche qui a causa di un certo ideologismo, non ha trovato attuazione. Ci siamo così trovati costretti a pagare a costi decuplicati quello stesso gas che avremmo potuto pagare a un decimo del prezzo e che altre Nazioni estraggono. Infatti, non è che il gas inquina meno quando viene estratto da altre Nazioni: noi lo paghiamo di più, ma inquina lo stesso. Bisogna quindi interrogarsi anche su questo.

CAPITOLO SANITA’ E POLITICHE ANTI COVID

Voglio anche dire che sono d’accordo con quello che dice la collega Lorenzin sul tema del rispetto delle evidenze scientifiche, sul tema del riconoscimento del valore della scienza, che infatti abbiamo sempre riconosciuto e per questo non la scambiamo mai con la religione. Quello che non abbiamo condiviso di quello che si è fatto in passato durante i vostri Governi è proprio che non ci fossero in alcuni casi evidenze scientifiche alla base dei provvedimenti che si prendevano. È esattamente questo che abbiamo contestato: che si scambiasse la scienza con la religione, perché sono due cose molto diverse, perché qualcuno ancora oggi non riesce a spiegarmi quale fosse l’evidenza scientifica di impedire a ragazzi di 12 anni non vaccinati, con un vaccino sul quale la comunità internazionale scientifica non era tutta d’accordo, quando quella comunità scientifica internazionale era d’accordo sul fatto che a quei ragazzi facesse bene lo sport. Si è impedito loro di praticare dello sport, che era una cosa che sicuramente gli faceva bene, perché non facevano una cosa sulla quale non c’erano certezze. Noi abbiamo contestato quello e non lo faremo ancora, non riprenderemo quella linea. Quando si prendono delle decisioni devono essere supportate da evidenze, non da scelte politiche, perché la scienza non è una scelta politica, è un’altra cosa.

SALARIO MINIMO LEGALE? MEGLIO CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO

Venendo al tema del salario minimo, evocato anche ieri, cui non ho risposto nella mia replica, è ovvio, colleghi, che il contrasto al lavoro povero è per tutti noi una priorità. Il punto è comprendere capirsi su quale sia il modo migliore per combatterlo. Penso ad esempio – l’ho detto tante volte e la penso ancora così – che il salario minimo legale rischi di non essere una soluzione a questo problema e rischi di essere piuttosto uno specchietto per le allodole, per affrontare questa materia. Sappiamo infatti bene tutti che, in Italia, la gran parte di coloro che hanno un contratto di lavoro dipendente è coperta da un contratto collettivo nazionale e i contratti collettivi nazionali prevedono già dei salari minimi. (…)

Quindi la sfida, secondo me, è estendere i contratti e la contrattazione collettiva, per combattere i problemi che ci sono stati. Dopodiché ci si deve chiedere perché in Italia i salari sono così bassi. Essi sono così bassi, signori, perché la tassazione sul lavoro è al 46,5 per cento. Quindi, se non partiamo dal taglio del cuneo fiscale, i salari saranno bassi comunque. So che su questo siete d’accordo, onorevoli colleghi, ma rimane il fatto che non l’avete fatto. Quando il Governo precedente ha avuto 8 miliardi di euro da spendere per l’anticipazione della riforma fiscale e Fratelli d’Italia chiese, dall’opposizione, che quegli 8 miliardi di euro fossero concentrati sul taglio del cuneo fiscale, è stata fatta una scelta diversa: è stata fatta una scelta che ha impattato meno. Qual è dunque l’impegno che ci siamo presi? L’ho detto ieri: è arrivare progressivamente a un taglio del cuneo fiscale di almeno 5 punti, due terzi lato lavoratore, un terzo lato azienda, per i redditi più bassi, fino a 35.000 euro. Chiaramente è una misura che ha un costo rilevante e lo sappiamo tutti, ma ci prendiamo questo impegno, che ovviamente è di medio termine. Credo però che questo sia l’unico modo efficace per affrontare davvero questa materia. (…)

COME SARA’ LA FLAT TAX INCREMENTALE

Quanto alla tassa piatta, va fatta anche in questo caso un po’ di chiarezza, perché credo di non essermi spiegata bene. Confesso di non aver compreso la critica del senatore Boccia, sul regime forfettario. Non comprendo cioè la ragione per la quale, se si evoca un rischio di elusione con un tetto a 100.000 euro, quel rischio di elusione non dovrebbe essere a maggior ragione rischioso col tetto a 65.000 euro. Quindi siamo forse d’accordo: perfetto! Le proposte che io ho fatto, però, sono due. Una è quella sul regime forfettario; l’altra è quella sulla cosiddetta flat tax incrementale, cioè una tassa piatta del 15 per cento (per iniziare) su quanto dichiarato in più rispetto al triennio dell’anno precedente. Dico questo anche per rispondere al senatore Monti, il quale ha affermato che la tassa piatta non ha molto a che fare con il merito: io credo che invece sia proprio un modo per premiare il merito. Chi in un momento di difficoltà si rimbocca le maniche, produce di più e fa di più è giusto che venga premiato, è un segnale di merito.

PERCHE’ RIPENSARE IN PARTE LE GARE PER IL PNRR

Quanto al Pnrr, proviamo a dare un paio di elementi di chiarezza anche su questo. Ho sentito dire: “Tornate indietro perché avete detto che avreste stravolto il Pnrr e adesso non volete più farlo”. Se potete indicarmi quando avrei dichiarato che volevo stravolgere il Piano nazionale di ripresa e resilienza, vi sarei grata. Noi abbiamo detto una cosa molto chiara: non abbiamo mai detto che il Pnrr andasse riscritto e che andasse stravolto. Abbiamo detto, sulla base dell’articolo 21 del Next generation EU, che consente agli Stati di fare degli aggiustamenti sulla base di scenari che dovessero cambiare, di valutare quegli scenari. E quali sono questi scenari? Facile. Punto primo: il Pnrr attuale è stato scritto in un tempo nel quale non c’era ancora la guerra in Ucraina, i prezzi delle materie prime non erano come li conosciamo oggi, la questione energetica non era come la stiamo affrontando oggi. E’ quindi lecito o no ragionare per capire se tutti gli interventi immaginati nel Pnrr sono i più efficaci in questo tempo oppure no?

NUMERI E RITARDI DEL PNRR

Un secondo punto è ancora più evidente. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza su 232 miliardi totali 120 miliardi sono ovviamente in opere pubbliche. L’Ance denuncia che c’è stato un aumento dei costi delle materie prime del 35 per cento. Voi pensate che, senza affrontare questo tema, riusciremo a fare arrivare a terra quelle risorse? Temo di no; temo che, se lo facessimo, le gare andrebbero deserte e queste risorse non arriverebbero mai a terra. (…)

TETTO AL CONTANTE DA ALZARE

Quanto al tema del tetto al contante, in questi anni abbiamo assistito, dal mio punto di vista, a una discussione molto ideologica sul tema, collegando sempre il tema dell’utilizzo del denaro contante al fenomeno dell’evasione fiscale. Lo dirò con chiarezza: non c’è correlazione tra intensità del limite del contante e diffusione dell’economia sommersa. “Ci sono Paesi in cui il limite non c’è e l’evasione fiscale è bassissima”. Non siete d’accordo? No. Sono parole di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia del governo Renzi e del governo Gentiloni, governi Pd. Sono parole di Pier Carlo Padoan, sostenuto dal Partito Democratico e io sono d’accordo con il ministro del Pd, Pier Carlo Padoan. (…)

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