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Perché il Net Zero sarà la nuova stella polare per gli investimenti

L'analisi di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM Investments

 

È ormai ampiamente riconosciuta l’urgente necessità di accelerare la transizione verso le zero emissioni nette. Il rapporto delle Nazioni Unite di ottobre ha evidenziato che il mondo è destinato ad un disastroso percorso di riscaldamento globale di 2,7ºC sulla base degli attuali impegni sulle emissioni, rendendo la COP26, incaricata di “mantenere vivo il target climatico degli 1,5ºC”, il più importante incontro sul clima finora. La conferenza ha visto alcuni dei maggiori produttori di emissioni inquinanti, come India, Cina e Stati Uniti, aggiornare i loro impegni nazionali. Se il target Net Zero dell’India fissato per il 2070 ha fatto notizia, altrettanto sorprendenti sono stati gli impegni a più breve termine come quello di generare il 50% dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e di impegnarsi a ridurre del 45% l’intensità di carbonio dell’economia.

Allo stesso modo, malgrado l’assenza del presidente Xi a Glasgow, è stato decisivo che Cina e Stati Uniti abbiano sottoscritto una dichiarazione congiunta per rafforzare la loro cooperazione sull’azione climatica e per accelerare le emissioni. Ci sono stati anche nuovi accordi per affrontare la deforestazione, le emissioni di metano e l’accelerazione della diffusione delle tecnologie pulite. Inoltre, c’è stato un esplicito sostegno del settore privato per affrontare le questioni che spaziano dalla deforestazione al carbone, così come una serie di impegni pubblico-privati. Questo approccio più collaborativo e il maggiore riconoscimento del ruolo del settore privato nell’affrontare il cambiamento climatico segna un significativo cambiamento di paradigma.

La domanda non è più perché dovremmo agire per combattere il cambiamento climatico, ma come. Per molte aziende, il Net Zero è la nuova stella polare. Le aziende stanno modellando i loro impegni Net Zero in risposta alle mutevoli richieste degli stakeholder e dei consumatori riconoscendo le opportunità della transizione, anziché i suoi rischi.

Il concetto di finanza privata “a disposizione” è stato dominante durante tutta la conferenza COP26, enfatizzato dall’annuncio di Mark Carney che la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) impegnerà 130 trilioni di dollari per affrontare il cambiamento climatico da qui al 2050. In particolare, la GFANZ rappresenta le istituzioni finanziarie che si sono impegnate a fissare degli obiettivi – ma il raggiungimento di questi impegni sarà critico. Tuttavia, l’aspetto principale è stato l’aumento significativo di capitali impegnati rispetto ai 5 trilioni di dollari, la somma offerta quando il Regno Unito e l’Italia hanno assunto la presidenza della COP26. Questo livello di impegno è un segnale di ciò che ci aspetta nel futuro.

Gli investitori dovrebbero aspettarsi una maggiore attenzione alla divulgazione e agli standard. Mentre la prevista armonizzazione degli standard di divulgazione della sostenibilità da parte del nuovo International Sustainability Standards Board dell’IFRS Foundation sarà ben accolta, probabilmente non riuscirà a fornire un quadro completo per il futuro. La domanda è se questo porterà a dati migliori o solo a una maggiore divulgazione.

Poco prima dell’inizio della COP26, il Regno Unito ha annunciato che diventerà il primo paese del G20 a rendere obbligatoria la divulgazione dei rischi e delle opportunità legate al clima per le aziende più grandi, in linea con le raccomandazioni della Taskforce on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), con regole che entreranno in vigore da aprile 2022. Durante Finance Day alla conferenza, il cancelliere britannico Rishi Sunak ha sottolineato che altri 35 paesi hanno ora fissato delle date per l’introduzione della comunicazione relativa al clima. La cartina di tornasole, mentre cerchiamo di allineare gli investimenti per raggiungere il Net Zero, sarà se questi standard guideranno le decisioni di investimento o semplicemente incoraggeranno un’ulteriore divulgazione.

Il periodo che parte da ora fino al 2030 dovrà essere di più che il decennio dell’azione. Crediamo che debba essere anche il decennio dei dettagli. Metriche e metodologie per misurare i progressi e i percorsi settoriali verso il Net Zero devono evolversi. Il business tradizionale utilizzato fino ad ora non è più un’opzione.

La teoria di vivere oltre i nostri confini planetari esiste da decenni, ma il fatto è che ora stiamo vivendo all’equivalente di 1,6 Terre, il che sta già avendo profondi impatti su clima, biodiversità, acqua e altre risorse naturali. Ora più che mai l’affermazione ‘la strada da Glasgow è più importante della strada per Glasgow’ risulta adeguata. Sharm El-Sheikh è la prossima tappa della COP, e sarà ancora più importante, come lo sarà ogni COP fino a quando le emissioni del mondo reale non si ridurranno e non verrà intrapresa un’azione reale che produca dei risultati concreti rispetto agli impegni.

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