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Tim Open Fiber

Effetto Scannapieco su Tim e Open Fiber? Report Intesa Sanpaolo

Fatti, analisi e scenari sul progetto rete unitaria Tim-Open dopo il ribaltone ai vertici di Cdp che ora sarà guidata da Scannapieco

 

Che cosa succederà al dossier rete unitaria Tim-Open Fiber caldeggiata dal governo precedente e seguita dal passato vertice della Cassa depositi e prestiti, azionista sia di Tim che di Open Fiber?

E’ quello che si stanno chiedendo addetti ai lavori e analisti dopo il ribaltone ai vertici dei Cdp: il governo Draghi ha silurato l’amministratore delegato Fabrizio Palermo e ha nominato Dario Scannapieco.

CHE COSA SUCCEDE IN BORSA

La revisione dei tanti dossier nelle mani di Cdp, con in testa la rete unica a banda larga, potrebbe coinvolgere anche Tim, che è l’alfiere di quel progetto, scrive Radiocor stamattina: il titolo del gruppo presieduto da Salvatore Rossi oggi perde quota a Piazza Affari, con un ribasso dell’1% e le azioni scambiate a 0,4375 euro l’una. Il titolo Telecom Italia ha chiuso la giornata con un meno 1%.

LE IDEE DI COLAO SULLA RETE

Una novità – quella in Cdp – che si innesta agli ultimi scenari giornalistici secondo cui il governo, specie per l’impostazione del ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao, non è sulla linea tracciata dal passato governo in materia di rete unica.

COSA SCRIVONO SOLE 24 ORE E CORRIERE DELLA SERA

“Grande dossier caldo è la fibra ottica: entro un paio di settimane è attesa la formalizzazione dell’acquisto del 10% di Open Fiber messo in vendita dall’Enel, ha scritto il Corriere della Sera: “La Cdp passerà al 60% (il 40% è di Macquarie) per accelerare la cablatura ad alta velocità, anche se i piani per la rete unica – Cdp ha una quota del 10% in Tim – non sono più così certi”. E il Sole 24 Ore ha ricordato come la Bei (da cui arriva Scannapieco, il neo ad della Cassa) è stata tra i finanziatori di Open Fiber, una società che il nuovo numero uno di Cdp conosce bene, ha chiosato il quotidiano confindustriale.

IL REPORT DI EQUITA SU TIM

“La stampa in generale – sottolineano gli analisti di Equita – vede una posizione meno convinta sul progetto rete unica rispetto a quanto promosso da Cdp sotto la guida Palermo” mentre “Tim rimane più fiduciosa sulla possibilità di riaprire rapidamente le discussioni”, non appena completato il “signing” della cessione della quota Enel a Cdp e il fondo australiano Macquarie. In attesa di spunti concreti, conclude il broker, “sicuramente rileviamo una posizione del governo molto meno schierata a favore del progetto e, quindi, una probabilità di esecuzione inferiore alla situazione di inizio anno”.

LA QUESTIONE DELL’INTEGRAZIONE

“Considerando il forte consenso politico sulla necessità di procedere con un’integrazione tra Open Fiber e FiberCop, ma anche le divergenze tra i partiti politici sugli assetti societari e sull’integrazione verticale, ci aspettiamo che il progetto di AccessCo possa essere ripreso da Cdp e opportunamente rivisto con Macquarie e i soci di FiberCop: Tim, Kkr, Fastweb, ma con il rischio di tempi più lunghi rispetto a quelli inizialmente prospettati”, ha commentato un analista con Mf/Milano Finanza.

IL REPORT DI INTESA SANPAOLO

Per Intesa Sanpaolo – riporta Mf – la discontinuità dell’amministratore delegato di Cdp rappresenta “una notizia negativa per Tim in quanto Palermo è stato uno dei principali promotori, insieme all’ex premier, Giuseppe Conte, e all’ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Gualtieri, del processo di rete unica culminato nel memorandum of understanding firmato tra Tim e Cdp la scorsa estate che prevede un’unica società di rete partecipata a maggioranza da Tim e con una governance guidata dalla Cassa”.

LO SCENARIO

Nell’immediato, la soluzione più facilmente perseguibile per accelerare le coperture riducendo l’overbuild, e auspicabilmente per massimizzare il takeup commerciale, sarebbe – secondo molti osservatori – quella di un accordo di coinvestimento aperto FiberCop e Open fiber, che metta a fattor comune anche altre soluzioni tecnologiche complementari al Ftth, come Fttc e Fwa, senza precludere le chance di una combinazione societaria in una fase successiva.

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