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Economia

L’economia Usa si sta avviando verso la recessione?

Come va l’economia americana, con un focus su consumatori, mercato del lavoro e inflazione. L'analisi di David Vick, Head of Fixed Income Portfolio Specialists di TCW.

Da molto tempo la nostra opinione è che gli Stati Uniti sono diretti verso una recessione e prevediamo un atterraggio duro dell’economia. Sei mesi fa eravamo quasi gli unici a dirlo, mentre negli ultimi due mesi i mercati sembrano essersi avvicinati molto di più alla nostra view, che si basa su tre aspetti: il mercato del lavoro negli Stati Uniti si sta indebolendo; i consumatori sono sotto pressione; l’inflazione è in calo.

Mercato del lavoro: segnali di debolezza

È chiaro che i dati sul mercato del lavoro sono più morbidi e probabilmente continueranno a esserlo nei prossimi mesi. Il tasso di disoccupazione è passato dai minimi di 3,4 a 4,2. Nel periodo successivo alla Seconda Guerra mondiale, non c’è mai stato un momento negli Stati Uniti in cui la disoccupazione è aumentata di mezzo punto percentuale senza esser seguita da una fase recessiva. Pensiamo che il tasso di disoccupazione sia un buon indicatore, ma non è però l’unico da considerare, perché non coglie certi aspetti, come l’immigrazione o la Gig economy, che comprende, per esempio, gli influencer e gli autisti di Uber.

Tutti gli altri indicatori del lavoro che esaminiamo, mostrano segnali di debolezza: le offerte di lavoro, il tasso di abbandono e i dati sul lavoro temporaneo, che sono ben lontani dal picco e possono essere un anticipatore di debolezza. Le aziende ricorrono sempre più spesso a questa tipologia di lavoratori, perché permettono in modo più efficiente di aumentare o ridurre l’organico. Un numero di lavoratori temporanei in diminuzione, quindi, può essere un segnale di recessione.

L’unico indicatore che mostra una certa resilienza è il numero mensile delle buste paga. Per molto tempo si è mantenuto costantemente a quota 200-250mila, anche se gli ultimi due dati sono stati più deboli. Un mese e mezzo fa, inoltre, sono state pubblicate le revisioni ai numeri delle buste paga dell’anno precedente, suggerendo che potrebbero esserci stati 800mila posti di lavoro creati in meno rispetto a quanto inizialmente stimato. Non sorprende che, con questi modelli, ogni mese si tenda a sovrastimare o sottostimare la creazione di posti di lavoro. La nostra opinione è che il mercato del lavoro continuerà a indebolirsi anticipando l’arrivo della recessione negli Usa.

Consumatori sotto pressione

I consumatori negli Stati Uniti sono chiaramente sotto pressione. Vediamo un aumento delle insolvenze ovunque: nel segmento delle carte di credito, nei prestiti auto e nei prestiti al consumo non garantiti di ogni tipo. Alcuni interpretano questi dati come una normalizzazione rispetto al Covid, quando i tassi di insolvenza sono scesi molto al di sotto dei livelli storici per via del molto denaro in circolazione. Ora, però, ci troviamo in una fase di deterioramento, perché la maggior parte di questi indicatori si trova ben al di sopra dei livelli storici e sono chiaramente segnali di debolezza. Il debito delle carte di credito, inoltre, è ai massimi storici negli Stati Uniti, mentre i tassi di risparmio sono vicini ai minimi storici. Ciò suggerisce che i consumatori stanno spendendo soldi che in realtà non hanno e che lo stiano facendo a credito. Per questi motivi, ci preoccupa il livello di stress che sta emergendo nei consumi mentre i mercati del lavoro continuano a indebolirsi, una combinazione che potrebbe creare un mix esplosivo.

Inflazione in calo

L’inflazione è chiaramente in calo. L’inflazione dei beni di base è negativa, lo è stata per un po’, e probabilmente rimarrà a questi livelli. I servizi di base stanno diminuendo, ma non così velocemente come forse alcuni vorrebbero. Ma la componente più grande dell’inflazione dei servizi è l’affitto e sappiamo che sta diminuendo, perché possiamo guardare gli affitti attuali, che sono più bassi. Tuttavia, occorre almeno un anno perché gli affitti attuali si riflettano nell’IPC, perché i consumatori non pagano gli affitti correnti.

Le mosse della Fed

L’inflazione si sta avvicinando molto di più al livello del 2% che la Fed sta cercando. Attualmente, i mercati si aspettano circa 100 o 125 punti base di tagli quest’anno, e poi altri 125-150 l’anno prossimo. Quindi un totale di 250 fino alla fine del 2025. La nostra opinione è che la Fed potrebbe tagliare di più e più velocemente di quanto sia effettivamente necessario. Non escludiamo che la Fed possa essere costretta più avanti a correggere il tiro. Ma, se si spingesse troppo in là, potrebbe essere costretta ad alzare di nuovo i tassi per tornare a una situazione più stabile nel tempo.

Pensiamo che il tasso dei Fed funds dovrebbe probabilmente finire intorno al 2,15/2,50 per cento. Gli investitori non dovrebbero avere un vero ritorno per aver parcheggiato i loro soldi con la Fed. Quindi il tasso che si guadagna su quei fondi dovrebbe essere lo stesso dell’inflazione. E se l’inflazione si aggira intorno al 2-2,5 per cento, significa che i Fed funds dovrebbero essere in qualche modo in questa fascia. Spostandosi lungo la curva, pensiamo che il fair value nella parte decennale sia probabilmente più vicino al 3,5 per cento, se si assume un tasso di inflazione del 2,5% e un tasso di crescita reale dell’1-1,5 per cento.

Elezioni: focus sulla politica fiscale

La politica fiscale è stata il grande motore dell’inflazione anche quando l’economia non aveva bisogno di sostegno. Questo stimolo è meno probabile man mano che andiamo avanti, ma dipenderà molto dalla futura dall’amministrazione. Se uno dei due partiti prenderà il controllo di Camera, Senato e della presidenza, le probabilità di nuovi stimoli fiscali aumenteranno. È più difficile, infatti, ricorrere a questo strumento, quando c’è un maggiore equilibrio tra il risultato ottenuto dai due partiti. Tuttavia, è molto difficile prevedere le elezioni e i sondaggi sono ancora incerti. L’unica cosa che stiamo facendo è mantenere un po’ di liquidità, per essere flessibili e sfruttare un’eventuale transizione caotica, traendo vantaggio dalla situazione per acquistare obbligazioni a buon mercato.

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