skip to Main Content

Voucher Lavoro

Niente boom di licenziamenti, smentiti i catastrofisti. Report

L'andamento dell'economia in Italia e uno sguardo al mercato del lavoro con una sottolineatura sulla questione licenziamenti. Estratto dal report del centro studi di Confindustria.

 

La ripartenza italiana è caratterizzata nel 2021, e lo sarà anche nel 2022, da due importanti passaggi di testimone. Primo, i consumi stanno progressivamente subentrando all’export come traino della risalita, ponendosi al fianco degli investimenti. Secondo, i servizi stanno diventando più dinamici rispetto all’industria, che era già ripartita tra la seconda metà del 2020 e inizio 2021.

Questi due sviluppi sono strettamente connessi: nella seconda metà del 2021 e poi nel 2022, come già in primavera, si prevede un recupero della spesa delle famiglie soprattutto in servizi. In particolare per le spese fuori casa e per i viaggi, penalizzati fino ad aprile dalle limitazioni per la pandemia. I consumi privati, in parte bloccati e dirottati sui beni durevoli durante il lockdown, da maggio-giugno 2021 sono potuti ripartire anche in servizi quali ristoranti, alloggi, intrattenimento, oltre che nei beni non durevoli. Il parziale recupero finora dei flussi turistici, di stranieri verso l’Italia e anche di italiani verso l’estero, fornisce margini di crescita da sfruttare per i servizi nel secondo semestre del 2021 e poi nel 2022.

La maggiore propensione al risparmio, in larga misura “forzata” fino al primo trimestre 2021, a causa delle restrizioni anti-Covid, dovrebbe continuare ad attenuarsi nei prossimi trimestri, liberando risorse per la spesa. D’altra parte, è immaginabile che rimanga più elevata che in passato, oltre l’orizzonte di previsione. Inoltre, è improbabile che tutto l’extra risparmio del 2020 possa riaffluire al consumo nel 2021 e nel 2022. Perciò, lo scenario CSC prevede consumi privati ancora molto sotto i livelli pre-crisi anche nel 2022 (-3,7% rispetto al 2019).

Viceversa, gli investimenti, che restano il motore principale della ripresa italiana, nel 2022 saliranno su un livello molto superiore al pre-crisi (+17,7% rispetto al 2019; Grafico A). Finora il contributo prevalente è venuto dagli investimenti in costruzioni, sia fabbricati non residenziali che abitazioni, già oltre i valori pre-crisi, spinti dagli incentivi sulle ristrutturazioni e dagli investimenti pubblici. Gli investimenti in impianti, macchinari e mezzi di trasporto, invece, sono ancora inferiori ai livelli pre-pandemia. Nei prossimi trimestri continueranno la loro ripresa, grazie alla fiducia ancora alta degli imprenditori e al traino determinato dai nuovi investimenti pubblici. Tale traino è in parte frenato da fattori negativi di offerta, quali l’aumento dei prezzi delle materie prime e la difficoltà a reperire alcuni materiali.

economia italia

Nell’industria, nella prima metà del 2021 la produzione è salita gradualmente, a un ritmo via via decrescente, riportandosi a giugno sopra il livello antecedente la pandemia. Più di recente, la produzione industriale e la fiducia delle imprese manifatturiere hanno segnalato una dinamica dell’attività in leggera attenuazione. Negli ultimi mesi, infatti, l’insufficienza di materiali è diventata un fattore di crescente ostacolo alla produzione. Secondo l’indicatore PMI, hanno pesato nel recente rallentamento le interruzioni sulla catena di distribuzione, che hanno indotto un ulteriore allungamento dei tempi medi di consegna e un incremento delle consegne inevase. Inoltre, ha effetti sfavorevoli, anche nei prossimi mesi, la dinamica negativa dell’attività industriale nei nostri principali partner commerciali (Germania e Francia).

Le esportazioni italiane di beni e servizi, dopo una caduta del 14,0% nel 2020, nello scenario CSC risaliranno del 12,4% nel 2021 e di un ulteriore 7,7% nel 2022. Si tratta di una dinamica rivista al rialzo per quest’anno, di un punto. Da un lato l’export di beni si conferma tornare già nel 2021 sul sentiero di espansione pre-crisi, anche grazie a un commercio mondiale che registrerà una crescita del 10,5% nel 2021 (nonostante la frenata a metà anno) e del 4,5% il prossimo. Dall’altro, invece, l’export di servizi non è più atteso ripartire quest’anno, ma solo nel 2022, rimanendo molto sotto i livelli pre-crisi: pesa la debolezza persistente di alcune tipologie di viaggio, come il turismo a lunga distanza e gli spostamenti per lavoro. Inoltre, a riflesso della crescita elevata degli investimenti, forti attivatori di acquisti dall’estero, l’import riparte anche più forte delle vendite, per cui le esportazioni nette non forniscono un contributo significativo alla risalita del PIL nel biennio.

E ANCHE IL LAVORO

L’andamento dell’attività economica durante la crisi si è riflesso sull’input di lavoro impiegato con sostanziale immediatezza, quasi uno a uno in termini di ampiezza, sia nelle fasi di contrazione che nella ripresa. Così il numero di persone occupate, dopo aver toccato il minimo nel 1° trimestre 2021 (-811mila unità rispetto al 4° 2019), ha recuperato quasi la metà della caduta (+398mila unità nel bimestre luglio-agosto su inizio 2021, ma ancora -413mila rispetto a fine 2019). Come in passato, la reattività al ciclo economico è stata più marcata per la componente dipendente temporanea, ma in questa crisi è stata ampia anche per quella a tempo indeterminato (Grafico B).

economia italia

Con la rimozione, da luglio scorso, della sospensione delle procedure di licenziamento nei comparti edile e industriale (ad eccezione del tessile, abbigliamento e pelletteria) non si è registrata la temuta emorragia di lavoratori. Secondo l’analisi di Banca d’Italia e Ministero del lavoro sulle Comunicazioni Obbligatorie, a luglio si sono registrati circa 10mila licenziamenti, un numero in linea con i livelli medi del 2019. Già in agosto i licenziamenti sono tornati su valori estremamente contenuti. In autunno ci sarà probabilmente un più alto turnover, sia in entrata che in uscita, a causa sia di processi di ricomposizione settoriale, storicamente più intensi in uscita dalle crisi, sia di inevitabili ristrutturazioni aziendali, ma il numero totale di persone occupate è previsto crescere dello 0,3%, in media d’anno.

Nel corso del 2022 è atteso il recupero sia del numero di persone occupate sia delle ore lavorate pro-capite ai livelli pre-pandemia. Ma se gli orari pro-capite dovessero diminuire in maniera strutturale, come è successo con la doppia recessione del 2008-2009 e 2012-2013, la crescita del numero di persone occupate sarebbe più sostenuta di quanto si prevede.

(Estratto dal report del Csc Confindustria; qui la versione integrale)
Back To Top