L’economia tedesca si trova a un bivio cruciale, tra persistente debolezza e possibilità di rilancio. A dichiararlo è Monika Schnitzer, presidente del Consiglio dei consulenti economici del governo federale (il cosiddetto Consiglio dei cinque saggi), in occasione della presentazione del rapporto di primavera avvenuto oggi a Berlino.
Secondo gli esperti, due fattori determineranno l’andamento economico della Germania nei prossimi anni: l’incertezza legata alla politica doganale degli Stati Uniti e il nuovo pacchetto finanziario approvato dal governo. Il primo costituisce un rischio immediato e concreto, mentre il secondo rappresenta una potenziale leva di sviluppo a medio-lungo termine.
IMPATTO DEI DAZI USA E FRAGILITÀ DELLE ESPORTAZIONI
Il rapporto evidenzia come l’economia tedesca stia attraversando una fase di marcata debolezza, risentendo solo marginalmente della crescita globale. Una delle cause principali è il rallentamento del commercio internazionale, aggravato dalla politica doganale adottata dagli Stati Uniti. L’imposizione di dazi più alti sulle importazioni ha già avuto effetti negativi sull’economia mondiale e, in particolare, sui flussi commerciali. Per un’economia fortemente orientata all’export come quella tedesca, questo scenario rappresenta un ostacolo serio.
In particolare perché il mercato statunitense si conferma il più rilevante per le esportazioni tedesche. Nel 2024, secondo l’Ufficio federale di statistica, le vendite verso gli Stati Uniti hanno raggiunto un valore di 161,3 miliardi di euro, pari al 10,4% del totale, la quota più elevata registrata dal 2002. Sono gli Usa, e non più la Cina, il principale mercato del made in Germany. Se la tensione commerciale tra Washington e Bruxelles dovesse inasprirsi, le ripercussioni si farebbero sentire non solo sulle esportazioni ma anche sulle decisioni di investimento delle imprese, frenate dall’incertezza. Gli esperti avvertono che eventuali aumenti improvvisi e imprevedibili dei dazi potrebbero ridurre ulteriormente l’attrattiva dei prodotti tedeschi sui mercati internazionali.
PREVISIONI DI CRESCITA RIVISTE AL RIBASSO
Alla luce di queste difficoltà, il Consiglio dei saggi economici ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’anno in corso. Se nella relazione annuale del 2024 si stimava un modesto +0,4% per il 2025, ora la previsione si è ridotta a una crescita nulla. Anche la Commissione europea, nei giorni scorsi, ha corretto le sue stime per la Germania, passando da uno 0,7% a un tasso di crescita pari a zero.
Si tratta di una dinamica preoccupante, che distanzia ulteriormente l’economia tedesca dalla media europea e globale, osservano gli economisti. Mentre la zona euro dovrebbe crescere dell’1,1% e l’economia mondiale del 2,1%, il prodotto interno lordo tedesco resterà fermo per tutto il 2025, con una ripresa prevista solo nel 2026, quando si stima una crescita dell’1,0%.
IL PACCHETTO DEL GOVERNO COME LEVA PER IL RILANCIO
In questo contesto difficile, uno spiraglio positivo è rappresentato dal nuovo pacchetto finanziario approvato dal governo federale. Le modifiche costituzionali approvate nel marzo 2025 consentono una maggiore flessibilità nell’indebitamento, in particolare per finanziare settori chiave come la difesa, la sicurezza, la protezione civile e la cybersecurity. È stato istituito un fondo straordinario da 500 miliardi di euro destinato alla modernizzazione delle infrastrutture tedesche.
Secondo il Consiglio dei consulenti economici, se questi fondi saranno impiegati con una chiara direzione verso investimenti produttivi, potrebbero generare un impatto duraturo sul Pil. Il membro del Consiglio Achim Truger ha sottolineato che l’efficacia del pacchetto dipenderà dalla sua capacità di stimolare crescita strutturale, piuttosto che sostenere semplicemente i consumi. Tuttavia, gli esperti segnalano anche un certo ritardo nell’attuazione delle misure necessarie e criticano la mancanza di una chiara strategia d’investimento da parte del governo.
Al momento, il pacchetto consente solo un margine di spostamento di spese dal bilancio centrale pari all’1,2% del Pil, avvertono gli esperti, insufficiente per stimolare una vera ripresa. Inoltre, resta da chiarire la compatibilità di tali misure con le normative fiscali europee, che richiederanno probabilmente un forte orientamento agli investimenti e l’introduzione di riforme strutturali.
BUROCRAZIA E RIFORME STRUTTURALI
Oltre agli sviluppi internazionali e ai nuovi strumenti finanziari, il rapporto di primavera punta l’attenzione anche sui problemi interni dell’economia tedesca, a partire dall’eccessivo carico burocratico. Secondo gli esperti, le misure adottate finora per ridurre la burocrazia sono state troppo limitate e frammentarie, senza alcun beneficio tangibile per le imprese. I costi burocratici a livello federale ammontano a circa 65 miliardi di euro all’anno, cifra che aumenta se si considerano anche le normative regionali e quelle dell’Unione europea.
Il Consiglio ritiene che solo attraverso riforme efficaci si potrà sbloccare il potenziale economico del paese. In particolare, viene evidenziata l’urgenza di gestire attivamente il cambiamento strutturale in atto, che nei prossimi anni sarà accelerato da fattori come la decarbonizzazione, la digitalizzazione, l’invecchiamento della popolazione e la trasformazione delle relazioni commerciali globali.
Secondo Monika Schnitzer, l’obiettivo dev’essere quello di “facilitare l’adattamento al nuovo contesto economico e promuovere nuovi modelli di business, soprattutto nelle regioni più vulnerabili”. Solo così sarà possibile “garantire l’accettazione sociale delle trasformazioni in corso e costruire basi solide per la crescita futura”.