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Tutti i passi falsi della Cina sull’economia

Tutti gli errori economici commessi dai dirigenti della Cina e i rischi che ne derivano per il sistema-paese, dalla crisi immobiliare al crollo delle borse. L'approfondimento dell'Economist.

Dalla redazione dell’Economist parte un duro monito all’indirizzo di quelle autorità che a Pechino stanno compiendo tanti e tali passi falsi al punto di compromettere i loro stessi obiettivi di rilanciare un’economia in difficoltà. Ecco quali sono secondo il settimanale economico gli errori commessi dalla Cina e i rischi che ne derivano per un mercato alle prese con le conseguenze, tra le altre cose, della bolla immobiliare e del crollo delle borse continentali e di quella di Hong Kong.

Passi falsi in sequenza

Le più recenti bizzarrie cinesi segnalate dall’Economist cominciano con la cancellazione senza spiegazioni delle nuove norme sui videogame dal sito dell’autorità competente a un mese dalla pubblicazione di prescrizioni draconiane che avevano causato immediate perdite azionarie per le compagnie tech come Tencent.

Ma non meno gustoso è il siparietto del giorno dopo del governatore della Banca Centrale che annuncia durante una conferenza stampa nuove misure per “stabilizzare” quel mercato da cui gli investitori stanno fuggendo a gambe levate anche a causa della decisione della Banca stessa di non alzare come atteso i tassi di interesse. 

Concessioni inefficaci

In un Paese come la Cina che ama tenere la finanza al suo posto, sottolinea l’Economist, le appena citate concessioni al sentiment del mercato non passano inosservate. Anche perché, precisa il settimanale, non si sono affatto rivelate efficaci.

I dati più recenti mostrano un rallentamento delle costruzioni, un declino dei prezzi delle manifatture, ma anche l’ulteriore caduta delle borse registrata dopo la conferenza stampa del banchiere centrale e che hanno aggravato perdite che Bloomberg stimava in oltre un trilione di dollari.

Cosa dice Morgan Stanley sulla Cina

“La Cina è in una condizione di austerità fiscale de facto”, spiega all’Economist Robin Xing di Morgan Stanley: il Pil nominale rallenta anche a causa dell’irrisolta bolla immobiliare, mentre il deflattore del Pil, che misura l’andamento dei prezzi, è in discesa da tre trimestri consecutivi. Sono i sintomi della più grave crisi deflattiva dai tempi del crack finanziario asiatico del 1998.

Ecco perché l’offensiva regolatoria delle autorità preoccupa: aumenta infatti l’incertezza che aggrava un quadro di debolezza complessiva.

Rafforzare l’economia ma…

La proliferazione delle regole e degli interventi governativi segnala l’intenzione della leadership di adoperarsi per salvare il mercato immobiliare, e già gli economisti ipotizzano il lancio di un fondo pubblico con cui fornire garanzie agli acquirenti di case, ma anche gestire i progetti incompiuti.

Ci si chiede ora che stimolo fiscale il governo metterà in campo dopo aver già innalzato il livello del deficit e aver emesso oltre 140 miliardi di dollari di bond aggiuntivi. Segnali attesi dopo anni in cui l’economia è stata sostenuta solo dai prestiti delle amministrazioni locali, ma che destano preoccupazione per il possibile ricorso a misure che soffocherebbero l’economia anziché darle le ali.

La frusta dell’Economist

“La fiducia dei consumatori, degli acquirenti di case e degli imprenditori è cruciale per la ripresa del Paese”, conclude l’Economist stigmatizzando l’eccesso cinese di burocrazia che sembra per ora caratterizzare gli interventi di un governo decisosi a soccorrere la sua boccheggiante economia.

“Gli spiriti del capitalismo – è la conclusione – è improbabile che si rianimino” se si persiste su questa china e soprattutto “se il mercato continua a emettere verdetti così feroci sulle prospettive dell’economia”.

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