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Ecco quanto e perché l’industria in Francia e Germania non fa tante faville. Report

Che cosa succede alle economie di Francia e Germania? Il commento di Anna Maria Grimaldi, senior economist direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, sull'indice PMI europeo a gennaio

Il PMI composito è calato ancora a gennaio a 50,7 da 51,1, meno che a dicembre ma ha deluso le attese di modesto rimbalzo. L’indice composito è ormai pericolosamente vicino alla soglia di 50 che è storicamente coerente con una crescita del PIL euro zona appena al di sopra dello zero. Il calo dell’indice area euro riflette il forte calo dell’indice francese a 47,9 da 48,7, solo in parte compensato dal miglioramento registrato in Germania (a 52,1 da 51,6).

COME VA IL MANIFATTURIERO IN GERMANIA

Il PMI manifatturiero è sceso a 50,5 dal 51,4 su scia del calo dell’indice tedesco a 49,9 da 51,5, che ha più che compensato il recupero dell’indice francese a 51,5 da 49,7. Sospettiamo che anche in Italia (i dati sono inclusi nella media euro zona, ma non pubblicati con la prima versione) le condizioni siano peggiorate.

CHE COSA SUCCEDE AI SERVIZI IN FRANCIA

Il calo del PMI servizi sembra essere interamente dovuto al peggioramento delle condizioni in Francia, dove l’indice ha perso un altor punto e mezzo a gennaio, molto probabilmente per effetto delle continue proteste dei giubbotti gialli. In Germania, l’indice PMI dei servizi è risalito a 53,1 dal 51,8.

ECCO NUMERI, DETTAGLI E CONFRONTI

I dettagli dell’indagine per il manifatturiero mostrano un calo degli ordini a 47,9 da 48,8, un minimo dal 2013. Si noti che un anno l’indicatore di domanda era a 59,6. In Germania, i nuovi ordini sono calati a 45,3 da 47,7, ma gli ordini all’export sono rimasti circa stabili a 46,7 da 46,8. In Francia, gli ordini all’export sono risaliti a 49,6 da 47 e gli ordini totali sono aumentati a 49,8 da 46,5.

TENDENZE E DIVERGENZE FRA GERMANIA E FRANCIA

La dinamica divergente degli ordinativi per il manifatturiero nei due principali paesi euro zona suggerisce che fattori specifici paese stanno frenando l’industria tedesca. È possibile che le difficoltà di adattare le linee produttive alla nuova direttiva UE sui diesel stia ancora frenando la produzione di auto e il suo indotto con ripercussioni sulla domanda nel manifatturiero e aumento delle scorte di prodotti finiti, pur segnalato dall’indagine PMI. La nostra previsione di rimbalzo della crescita del PIL tedesco a 0,35% t/t all’inizio del 2019 potrebbe rivelarsi alquanto ottimistica.

COME SI DETERIORA IL PMI FRANCESE

È difficile quantificare fino a che punto il deterioramento del PMI servizi francese è dovuto a un effetto fiducia, legato alle proteste delle giacche gialle, o a un effettivo peggioramento dell’attività. I dettagli dell’indagine PMI sembrano indicare che ci sono solo effetti di breve termine dal momento che le aziende sono ancora positive per il futuro con la componente aspettative stabile a 59,8.

Il PMI composito si è mosso consistentemente al ribasso da giugno scorso. È possibile che questa fase si riveli un soft patch, ancora legato a fattori specifici paese: difficoltà dell’industria auto tedesca e proteste in Francia. Il punto è se da qui si riaccelera o meno. Le nostre stime di crescita del PIL area euro di 1,2% per l’anno in corso (già al di sotto del consenso) sono basate su di una crescita di 0,2% nel IV trimestre 2018, di 0,3% t/t nel I e di 0,4% t/t dalla primavera. I rischi ci sembrano verso il basso. Anche perché la componete aspettative e nuovi ordini dall’indagine PMI è ferma dunque se non indica un ulteriore indebolimento non segnala certo una ri-accelerazione a breve.

L’INDICE OCCUPAZIONE

L’indice occupazione PMI (52,2) indica una crescita più moderata degli occupati rispetto a i mesi precedenti (54,5 media) ma non un calo. Pertanto, il rallentamento dell’attività economica per ora si è trasferito solo in parte alla dinamica occupazionale il ché fa sperare che il circolo virtuoso minor slack nel mercato del lavoro, salari in accelerazione e consumi privati in crescita sia ancora intatto.

LA NOTIZIA POSITIVA

Un’altra notizia positiva che emerge dal PMI di oggi è che l’indice dei prezzi praticati è salito ancora a 53,3 dal 52,9, quindi il rallentamento non ha pregiudicato il graduale aumento dei prezzi interni. Pensiamo che alla riunione di oggi, la Bce riconoscerà maggiori rischi al ribasso per lo scenario macro, ma dubitiamo che cambierà formalmente la valutazione dei rischi. Il Consiglio potrebbe voler attendere informazioni più esaustive per valutare a marzo se la debolezza più lunga del previsto è dovuta a fattori specifici del paese o a cause più persistenti. Continuiamo a pensare si tratti di un soft patch, ma riteniamo che il momento di fondo del PIL euro zona sia ormai tornato al potenziale, prima di quanto ci aspettava qualche mese fa.

LO SCENARIO

Se la crescita del Pil reale nell’area dell’euro dovesse oscillare nell’intervallo 1,0% – 1,3% nel 2019, cioè appena al di sotto del trend, e l’inflazione core all’1,4%, la politica monetaria resterebbe comunque ancora molto accomodante.

 

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