Il fattore che ha caratterizzato lo scorso trimestre e, in realtà, l’intero anno fino a questo momento è stata l’avversione al rischio in tutti i mercati finanziari globali, mentre le banche centrali continuano con la stretta monetaria per combattere l’inflazione. Fortunatamente, il nostro mercato in particolare non ha risentito moltissimo di tali sviluppi. I titoli ABS si trovano in una situazione particolare. Abbiamo un credito al consumo molto robusto negli Stati Uniti. Abbiamo flussi di cassa sottostanti molto stabili. Si possono dunque ottenere rendimenti molto interessanti con una bassa correlazione con altre asset class e una bassa volatilità.
Riteniamo che le prospettive per il terzo trimestre e in effetti per il resto dell’anno indicano un’inflazione ancora elevata, per cui la Federal Reserve continuerà con la stretta monetaria. Ma la sorpresa arriverà dalla tenuta dei consumi negli Stati Uniti in vista di una recessione. E la ragione sta nel fatto che oggi la domanda sul mercato del lavoro è molto alta, con una disoccupazione del 3,6% circa. Praticamente siamo sui minimi in 50 anni, per cui la carenza di lavoratori consentirà alla Federal Reserve di intervenire in modo deciso ma senza gravare troppo sul mercato del lavoro. La banca centrale ha quindi la flessibilità di fare quanto necessario per combattere l’inflazione, e lo farà. Ciò che consentirà al mercato in cui investiamo di attraversare questa fase relativamente indenne è la forza del credito al consumo.
Ci avviamo certamente verso una recessione, tuttavia la disoccupazione è bassa e la domanda nel mercato del lavoro è così alta che, anche se salissimo di un paio di punti percentuali, col tempo torneremo sull’inflazione media normale. Un altro fattore importante è il tasso di risparmio elevato nel periodo della pandemia. Ci sono risparmi in eccesso per due mila miliardi di dollari circa.
Grazie alla politica fiscale attuata nell’ultimo paio d’anni, nelle tasche dei consumatori è confluito parecchio denaro di cui non hanno avuto bisogno. Pertanto il tasso di risparmio è salito alle stelle e resta alto. È appena ridisceso intorno al 5%, che è normale. Dunque, se i consumatori dovessero affrontare un momento difficile, potrebbero attingere al risparmio per superare le difficoltà. Un altro aspetto molto importante riguarda i prezzi delle case che sono saliti moltissimo. Mettiamo il caso che succeda, anche se non credo che sarà così, ma qualora i prezzi delle abitazioni scendessero del 20% il prossimo anno, non faremmo altro che tornare ai livelli di 12 mesi fa. Quello che vogliamo dire è che abbiamo un buon cuscinetto. Ma naturalmente c’è sempre carenza di abitazioni. Le case disponibili sono ancora insufficienti. La domanda è molto alta, per cui non crediamo che i prezzi scenderanno molto.
In ultimo, riteniamo che un ottimo indicatore prospettico dello stato di salute dell’economia sia rappresentato dall’andamento dell’inflazione che ci permetterà di conoscere la direzione che prenderà la Federal Reserve, e sapere se entreremo in recessione. Sapremo cosa accadrà nei mercati finanziari. Pensiamo a cosa è accaduto dalla pandemia, praticamente tutto è dipeso dalla politica delle banche centrali. L’allentamento monetario è ciò che ha aiutato tutti questi mercati. Sappiamo cosa accadrà quando gli aiuti verranno meno. Pertanto dobbiamo monitorare l’inflazione e sapremo cosa ci riserva il futuro.