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Energia

Ecco luci e ombre della bilancia dei pagamenti con l’estero

Che cosa emerge dal bollettino mensile pubblicato ieri dalla Banca d'Italia relativo alla bilancia dei pagamenti con l'estero. L'analisi di Giuseppe Liturri

Il consueto bollettino mensile pubblicato ieri dalla Banca d’Italia relativo alla bilancia dei pagamenti con l’estero presenta luci ed ombre.

Tre i fatti di maggior rilievo: il miglioramento della bilancia commerciale; Il consistente aumento degli investimenti in strumenti finanziari esteri da parte dei residenti; la perdurante stagnazione dei flussi derivanti dai viaggi degli stranieri in Italia.

Ma andiamo con ordine.

Il primo fenomeno vede l’aumento del saldo della bilancia negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti da 59 miliardi a 76 miliardi. Per la gran parte ascrivibile ad un rinnovato dinamismo delle esportazioni ed una sostanziale stagnazione delle impostazioni. In altre parole, le esportazioni sono tornate sul sentiero precedente alla crisi, ma le importazioni non hanno seguito la stessa dinamica. Tale discrepanza è probabilmente l’effetto dei danni subiti da alcune filiere di fornitura internazionali; danni che non sono stati ancora riparati.

Viceversa le esportazioni hanno potuto contare su settori e tipologie di beni meno intaccate da questo fenomeno. Più In generale va sottolineato che la debole dinamica delle importazioni è un segnale di una altrettanto debole dinamica del reddito nazionale. E questo non è mai un bel segnale.

Degno di rilievo è anche il tema degli investimenti esteri dei risparmiatori Italiani. Nel solo mese di maggio sono finiti in strumenti finanziari di varia natura emessi da soggetti non residenti ben 16 miliardi di cui 9 a favore di Fondi comuni esteri. Si tratta di uno dei flussi più rilevanti degli ultimi 12 mesi ed è la conferma che la liquidità immessa dalla Banca Centrale Europea nel sistema sta alimentando soltanto una bolla finanziaria con effetti scarsi o nulli sull’economia reale.

Un fenomeno non nato certamente negli ultimi 12 mesi ma che data esattamente dall’inizio del quantitative easing avviato da Mario Draghi nel marzo 2015. Un’enorme partita di giro che ormai sfiora i 500 miliardi che ha solo aumentato gli attivi delle banche e dei risparmiatori.

Ma è sul fronte degli incassi e dei pagamenti per viaggi per motivi diversi da lavoro o salute, in sostanza viaggi per turismo, che si registrano le note più dolenti. A maggio 2019 questa spesa superava di poco i 3 miliardi, a maggio 2020 si attestava a 220 milioni ed a maggio 2021 siamo fermi ancora a 395 milioni, poco più di un decimo rispetto al livello precedente la pandemia.

Un dato che offre una drammatica fotografia dello stato in cui langue il turismo straniero in Italia nonostante tutti i sacrifici fatti finora e il discreto avanzamento della campagna vaccinale.

Un disastro economico che trova una delle sue principali concause in una gestione disastrosa della comunicazione sul tema di contagi e vaccini.

Resta solo da capire se si tratta colpa o dolo, ma la risposta non dovrebbe tardare.

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