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produzione industriale

Ecco i settori che hanno fatto calare la produzione in Italia a giugno

Il commento di Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, sul dato produzione industriale a giugno

La produzione industriale è calata lievemente a giugno, circa in linea con le attese. Continua a pesare la debolezza dei mezzi di trasporto e delle auto in particolare. Resta possibile una riaccelerazione dell’industria (e del PIL) nel trimestre in corso, tuttavia i rischi sullo scenario restano verso il basso.

La produzione industriale è calata lievemente a giugno, di -0,2% m/m, dopo il balzo di +1% m/m registrato a maggio (rivisto al rialzo di un decimo).

Il dato è stato marginalmente migliore dell’aspettativa di consenso (-0,3% m/m), ma lievemente peggiore rispetto alla nostra stima (di stabilità).

Sull’accentuata volatilità su base congiunturale dei mesi tra aprile e giugno hanno influito verosimilmente fattori di calendario (e, in minor misura, climatici).

La tendenza annua è rimasta in territorio negativo per il quarto mese consecutivo (come accaduto in 9 degli ultimi 12 mesi), ed è anzi scesa ulteriormente a -1,2% da -0,6% precedente (sui dati corretti per gli effetti di calendario).

Nel mese, la flessione è dovuta soprattutto ai beni di consumo (-0,7% m/m dopo il +1,2% m/m di maggio, con i durevoli in calo di -1,2% dopo il +3,5% precedente) e ai beni intermedi (-0,6% m/m). L’unico tra i macro-settori a mostrare un aumento è stata l’energia (+2,4% dopo il -2% m/m di maggio), pertanto la flessione dell’output sarebbe stata di entità superiore al netto del volatile comparto energetico (il calo nel solo manifatturiero è stato pari a -0,4% m/m e -1,7% a/a).

La performance migliore a livello settoriale è quella del farmaceutico (+3,1% m/m, +6% a/a corretto per gli effetti di calendario), mentre all’estremo opposto troviamo i mezzi di trasporto (-7,6% a/a, con le auto a -17,7%).

In sintesi, il dato è circa in linea con le attese e non cambia di molto lo scenario prospettico, ma conferma che l’industria è colpita da uno shock idiosincratico, in Italia come altrove (anzi la debolezza del settore è ancora più accentuata in Germania).

Per ora, l’espansione nei servizi ha compensato la contrazione nell’industria, consentendo al PIL di evitare un segno negativo nel trimestre appena concluso. Tuttavia, più a lungo si protrae la debolezza nel manifatturiero, più alto è il rischio che essa possa estendersi al resto dell’economia.

La produzione industriale ha chiuso il trimestre primaverile con un calo di -0,7% t/t, dopo il +1% t/t dei tre mesi precedenti. Ciò è coerente con un contributo negativo dell’industria in senso stretto al valore aggiunto nel trimestre (stimiamo di -0,1% t/t), come già comunicato dall’Istat nella stima preliminare del PIL nel 2° trimestre.

Per il trimestre in corso, l’effetto di trascinamento dai tre mesi precedenti è positivo (grazie soprattutto al robusto incremento di maggio): in caso di stagnazione in ciascuno dei mesi estivi, l’output rimbalzerebbe di +0,2% t/t. Ciò significa che l’industria potrebbe se non altro non frenare l’attività economica, consentendo un ritorno a una crescita marginale del PIL (+0,1% t/t).

Tuttavia, i rischi su tale scenario restano verso il basso, perché le indagini nel settore ancora non mostrano una svolta. Anzi, le recenti rinnovate tensioni nel rapporto tra Stati Uniti e Cina sul fronte della guerra tariffaria potrebbero anticipare una ulteriore debolezza del settore industriale.

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