Ci sono segnali crescenti di indebolimento della crescita nell’area euro. Il sentiment è rimasto più debole rispetto al trimestre precedente. Ad esempio, la media del PMI (Purchasing Managers Index) composito per luglio/agosto suggerisce una crescita inferiore di 0,1 punti percentuali rispetto al secondo trimestre. Inoltre, la nostra misura aggregata dei componenti anticipatori per le imprese ha continuato a indebolirsi di recente. Vediamo diversi fattori alla base: l’ambiente di crescita si è deteriorato poiché il sentiment manifatturiero globale è arretrato. Le incertezze politiche legate alla situazione globale (ad esempio, Medio Oriente, elezioni Usa) così come all’interno dell’area euro (ad esempio, stallo politico in Francia, tensioni all’interno del governo tedesco) lasceranno il segno. Inoltre, la Germania, che contribuisce per il 29% al Pil dell’area euro, non solo soffre della sua forte dipendenza dalle esportazioni, ma affronta anche sfide strutturali (ad esempio, nel settore automobilistico) che probabilmente la renderanno un fanalino di coda della crescita per il prossimo futuro.
Detto questo, riteniamo esagerate le preoccupazioni riguardanti la stagnazione o addirittura la recessione nell’area euro. Negli Stati Uniti, motore chiave dell’attività globale, ci aspettiamo che la crescita continui. Inoltre, la disinflazione, seppur altalenante, favorirà la crescita reale del reddito. E con gli impulsi di politica monetaria che diventano favorevoli, prevediamo tassi di crescita trimestrali positivi dello 0,2% trimestre su trimestre (in calo dallo 0,3%) nella seconda metà del 2024. Complessivamente, abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni di crescita per il 2024/25 allo 0,7% (dallo 0,8%) e all’1,3% (dall’1,4%).
LA BCE CONTINUERÀ CON TAGLI TRIMESTRALI DEI TASSI
L’inflazione headline è diminuita in agosto al 2,2% su base annua, mentre l’inflazione core è stata del 2,8% su base annua, sottolineando che, depurata dagli effetti base e una tantum, la stabilità dei prezzi è ancora lontana. Inoltre, le aspettative di inflazione dei consumatori sono ostinatamente al di sopra della soglia del 2% (al 2,8% per 1 anno e al 2,4% per 3 anni secondo il CES (Customer Effort Score). Tuttavia, i dati più recenti sui salari suggeriscono una riduzione dell’inflazione nei servizi e una minore attività riduce la pressione ciclica sui prezzi. Il capo economista della Bce, Lane, ha recentemente dichiarato che ci sono stati “buoni progressi” nella riduzione dell’inflazione, ma che “il ritorno all’obiettivo non è ancora sicuro”. Prevediamo che la Bce esprima maggiore fiducia nella riduzione dell’inflazione nella riunione del 12 settembre, prevediamo un altro taglio di 25 punti base e ci aspettiamo che segnali ulteriori tagli trimestrali per il prossimo futuro.