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Ecco come Mps ha conquistato Mediobanca

Tutti i dettagli del successo di Mps con l'opas su Mediobanca e come i giornali hanno analizzato le ultime novità

Tanto tuonò che piovve. Per Alberto Nagel queste ore, in cui ha visto la sua Mediobanca scivolare sempre più sotto il controllo di Monte dei Paschi di Siena, si possono riassumere in questo modo. L’operazione di Mps su Piazzetta Cuccia, infatti, ha raggiunto e superato infatti la soglia minima, dopo il rilancio da 750 milioni. Le adesioni sono salite al 38,51%, oltrepassando quel 35% posto come asticella minima. Mediobanca, da ora in poi, sarà quindi “una propaggine della Rocca Salimbeni senese” sottolinea Repubblica.

LE ULTIME DECISIVE ADESIONI

A dare l’ultimo colpo sono stati i pacchetti completi della famiglia Benetton, con la loro holding Edizione e il loro 2,2%, della famiglia Tortora con l’1,1% e del 2% di Enpam (ente di previdenza dei medici). Oltre a questi, probabilmente anche Amundi (1%) e forse Anima. Secondo La Stampa, l’intenzione di aderire all’opas è stata espressa anche da “Cassa Forense e l’Enasarco, detentori di una partecipazione complessiva del 3%”.

Il segnale principale era stato dato, come noto, dal sostegno di Delfin e del gruppo Caltagirone, che già insieme valgono poco meno il 30% del capitale.

IL PROSSIMO PASSO DI MPS

Ma Mps non vuole fermarsi e punta a raggiungere il 50% più una quota, che di fatto gli permetterebbe di prendere il controllo di diritto di Mediobanca. “Ciò permetterebbe a Mps non solo di blindare la governance della banca target, ma anche di utilizzare le Dta (deferred tax assets), cioè i crediti d’imposta differiti, con un impatto positivo diretto sul bilancio consolidato”, spiega il Sole 24 Ore.

Il tempo per arrivare alla maggioranza assoluta delle quote sarà fino all’8 settembre, ma poi l’opas avrà una riapertura tra il 16 e il 22. Giorni che si prospettano decisivi per capire se l’operazione andrà totalmente in porto. La soglia del 50% comunque è più vicina. “Il mercato sta scommettendo che Mps possa anche arrivare anche oltre il 50% più di una azione e magari raggiungere l’obiettivo del 66,7% del capitale”, evidenzia infatti il Corriere della Sera.

IL TERRENO FRANATO SOTTO AI PIEDI

Con sempre più probabilità, ad aggiungersi alle adesioni saranno anche Tages (1%) e Unicredit (2%). “Da convincere ci sono i fondi e gli investitori internazionali che controllano il 35-40% di Piazzetta Cuccia, sempre al fianco dell’amministratore delegato Alberto Nagel in questi lunghi anni al timone di Mediobanca”, evidenzia La Stampa.

Ma – come riporta il Sole – “a giocare a favore di Mps è stato il progressivo sgretolamento del patto di consultazione degli azionisti storici di Mediobanca, sceso al 6,91% del capitale, ben al di sotto dell’11,87% registrato a febbraio quando il fronte comune aveva respinto l’opas definendola inadeguata”.

Ancor più netto è il Fatto Quotidiano: “Quel gruppo di azionisti si è sfaldato sotto il peso del potere di Meloni&Giorgetti, l’offerta senese c’entra nulla: la partita è finita a inizio luglio, quando Mediolanum delle famiglie Doris e Berlusconi – i cui legami col governo non vanno certo spiegati – ha venduto il suo 3,5%. Poi alla spicciolata sono andati via i Gavio, i Ferrero, i Lucchini, gli Acutis (Vittoria Assicurazioni) e ormai vendono pure i manager tipo Francesco Grosoli della controllata monegasca Cmb o il vicepresidente Vittorio Pignatti-Morano”.

IL CONSIGLIO DI NAGEL

Oggi Nagel riunirà il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia per valutare l’offerta. Ma più che altro per prendere atto della situazione. “Non sono attese decisioni cruciali dal cda e da Nagel” sottolinea il Corriere, ma di fatto “l’attesa è che il board oggi resti sulle posizioni precedenti”. E quindi che valuti ancora come non congrua e inadeguata l’operazione di Mps. Per Nagel, ora, la pioggia è più fitta.

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