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La guerricciola in Europa delle piattaforme cinesi Temu e Shein

Le mire di Temu e Shein nel mercato europeo. Le mosse dell'Ue contro le piattaforme cinesi. Fatti e approfondimenti

Dazi sì, dazi no, dazi forse. L’incerta guerra commerciale in primis tra Stati Uniti e Cina, ma anche tra Stati Uniti e altri paesi, sta causando un’instabilità di fondo per i mercati e gli investitori. Oltre a ciò, sta contribuendo a ridisegnare equilibri e strategie per diverse aziende internazionali. Un esempio sono le piattaforme di commercio online cinesi, come Temu e Shein, che sembrano volersi concentrare sul mercato europeo, rispetto a quello americano, nonostante insidie e ostacoli.

LE CONSEGUENZE DEI DAZI SUL COMMERCIO ONLINE

Il nodo è ovviamente economico. I dazi commerciali imposti da Donald Trump, pur a intermittenza e con dietrofront, hanno reso ben più costosa la spedizione dei prodotti cinesi negli Usa. Ed è un problema per le piattaforme di e-commerce cinesi, come Temu e Shein. Perché i consumatori statunitensi sono i più propensi a spendere in prodotti a basso costo, tra abbigliamento, elettronica, giocattoli e articoli per la casa.

Secondo Bloomberg, il prezzo medio di 98 articoli su Shein è aumentato di oltre il 20% all’inizio di maggio rispetto alle due settimane precedenti. E le vendite su Shein in 28 giorni tra aprile e maggio 2025 sono calate del 16% rispetto allo stesso periodo del 2024. Quelle di Temu del 19%. Non è un caso, ovviamente. Tutto ciò, nonostante la sospensione e il calo dei dazi decisi da Trump che ha portato a un boom di vendite sulle due piattaforme da parte dei consumatori americani, desiderosi di sfruttare fino all’ultimo possibili parentesi favorevoli.

L’ATTENZIONE SPOSTATA SUL MERCATO EUROPEO

Le due aziende già citate, ma anche per esempio TikTok, quindi, hanno provato a correre ai ripari. Provando a convincere i commercianti che vendono tramite le loro piattaforme a concentrare maggiori energie e attenzioni sul mercato europeo. Interessante è il dato sull’aumento degli annunci pubblicitari in Europa. Bloomberg cita dei dati della società di analisi pubblicitaria AppGrowing Global, sottolineando come i nuovi annunci prenotati da Shein e Temu nelle prime tre settimane di maggio nel mercato statunitense è crollato del 90% rispetto allo stesso periodo del 2024. Mentre il volume di annunci di Temu in Europa di aprile e di maggio è aumentato di 12 volte rispetto all’anno precedente. Ancor più rilevante è la mossa di Temu, Shein e TikTok, che si sono offerti di coprire una buona parte – e in alcuni casi la totalità – delle spese di spedizione verso i mercati europei dei commercianti che usano le loro piattaforme.

GLI OSTACOLI BUROCRATICI E GLI STANDARD EUROPEI

Tutte iniziative che fanno presagire come nel prossimo periodo queste piattaforme cinesi siano pronte a scaricare sull’Europa una massa enorme di prodotti a basso costo. Ma c’è più di un però. I commercianti cinesi, infatti, trovano grandi ostacoli nei vincoli burocratici, negli standard di sicurezza e nelle azioni per la tutela dei consumatori imposti nel mercato europei. Rispetto al mercato statunitense, più libero e sregolato, è una differenza importante, che tende a scoraggiare chi vuole entrarci.

Le autorità europee hanno infatti già iniziato ad agire contro Temu e Shein, con indagini per violazioni, per vendite di prodotti illegali e soprattutto non sicuri. E la Commissione Ue è pronta a introdurre delle tasse sulle importazioni di valore inferiore ai 150 euro, per arginare il fiume di pacchi e pacchetti proveniente dalla Cina. E anche il Regno Unito starebbe pensando a misure simili.

L’IMPEGNO DELLE PIATTAFORME TEMU E SHEIN

Da qui l’impegno espresso da Temu e Shein per adeguarsi il più possibile agli standard di sicurezza europei. Pur non perdendo il valore economico che deriva dalle esportazioni di prodotti di basso costo. Ma c’è di più, le due aziende vogliono convincere sempre più venditori europei e britannici a usare la propria piattaforma per vendere i loro prodotti. “La nostra piattaforma – ha affermato un portavoce di Temu citato da Bloomberg – consente ai venditori europei e britannici di raggiungere nuovi clienti attraverso un canale a basso costo, con la previsione che metà delle nostre vendite nel Regno Unito provenga da venditori e magazzini locali entro la fine del 2025. Stiamo espandendo questo modello in tutta Europa, con l’obiettivo di far sì che l’80% delle nostre vendite europee provenga nel tempo da venditori locali”.

È un modo per strizzare l’occhio a quei paesi che sono maggiormente sull’attenti. E un segnale di come il mercato europeo faccia comunque molta gola alle due piattaforme, nonostante gli ostacoli burocratici. Per Mark Greeven, preside della divisione Asia dell’Imd Business School, la complessità normativa europea non fermerà le aziende online cinesi. “È un caos, ma il caos è un’opportunità dal punto di vista degli imprenditori cinesi. Credo che in genere, in questa situazione, le aziende cinesi prosperino perché non ne hanno paura, ci sono abituate”, ha detto Greeven.

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