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Opere Europee

Discovery, Sky, La7, Rai e Disney. Chi investe di più in opere europee

Cosa emerge dalla relazione annuale dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) in merito alla promozione della produzione audiovisiva europea e indipendente

Discovery Italia, Rete Blu e Infinity sono i produttori che hanno investito di più nel 2021 in programmazione di opere europee rispettivamente come produttore indipendente, gruppo editoriale e servizio on demand.

È quanto emerge dalla recente relazione annuale dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom).

Tutti i dettagli sull’attività di vigilanza condotta dall’Agcom sulla programmazione e investimento in produzione audiovisiva europea e indipendente relativa all’anno 2021.

LA PROMOZIONE DELLA PRODUZIONE AUDIOVISIVA EUROPEA E INDIPENDENTE

Nella relazione del 2022, l’Agcom ricorda l’approvazione con delibera n. 424/22/CONS del nuovo regolamento in materia di obblighi di opere europee e indipendenti.

Il regolamento, che sostituisce quello del 2018, è stato adottato al termine di un’ampia consultazione pubblica, che ha visto una nutrita partecipazione di stakeholder e tiene conto delle osservazioni emerse dal confronto con tutti i soggetti interessati. L’Autorità, a seguito delle modifiche apportate alla disciplina dal Testo unico, ha ritenuto, in un’ottica di razionalizzazione dell’intero corpus normativo in materia di quote europee, di fondere nel testo di un regolamento sia le norme prescrittive del TUSMA che non necessitano di ulteriore disciplina di dettaglio, sia quelle che sono espressione dell’esercizio discrezionale del potere regolamentare, nonché le previsioni regolamentari già preesistenti e che non necessitano di modifica ai sensi del nuovo quadro normativo.

LE NOVITÀ DEL REGOLAMENTO

La principale novità del regolamento è l’equiparazione, quanto agli obblighi di investimento, fra i fornitori di servizi di media audiovisivi stabiliti in Italia e quelli che, anche se stabiliti in altro Stato membro, hanno la responsabilità editoriale di offerte rivolte ai consumatori in Italia.

In capo ai fornitori di servizi di media audiovisivi a richiesta soggetti alla giurisdizione italiana, è stato poi inserito un nuovo obbligo per il quale, nell’insieme dei propri cataloghi, devono essere poste in rilievo le opere europee recenti e le opere di espressione originale italiana. Per quanto riguarda l’enforcement relativo alla nuova disciplina, va dato conto di una significativa innovazione prevista nell’ambito del procedimento sanzionatorio relativo agli obblighi di investimento. Al fine di dare maggiore flessibilità agli operatori, il regolamento introduce una fase di contraddittorio prima dell’irrogazione della sanzione, prevedendo la possibilità di recuperare i mancati investimenti attraverso il raggiungimento di una quota superiore nel corso dell’anno successivo, spiega l’Agcom.

COSA EMERGE DALL’ATTIVITÀ DI VIGILANZA DELL’AGCOM SULLA PROGRAMMAZIONE DI OPERE EUROPEE

Il valore medio della programmazione di opere europee da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi lineari nazionali si attesta al 66% circa, superando ampiamente la soglia del 50% fissata dalla legge. Per quanto riguarda il dato relativo alle opere audiovisive di espressione originale italiana, il valore medio si attesta al 38% circa. Con specifico riferimento all’assolvimento dei citati obblighi da parte dei principali gruppi editoriali, il grafico 2.3.1 riporta gli elementi di dettaglio.

Prendendo in esame il dato per palinsesto, il valore medio per le opere europee è pari circa al 73%, mentre si attesta intorno al 47% per le opere di espressione originale italiana

DISCOVERY ITALIA, SKY, RETE BLU, LA 7 E NON SOLO. CHI INVESTE DI PIÙ IN OPERE EUROPEE TRA I PRODUTTORI INDIPENDENTI

Per quanto riguarda gli obblighi di investimento in opere europee di produttori indipendenti, il dato medio risulta pari al 24,3%, pressoché stabile rispetto allo scorso anno, e ben superiore alle soglie minime di legge, pari al 12,5% per le emittenti private e al 15% per la concessionaria del servizio pubblico (Grafico 2.3.2).

Nel 2021, il valore complessivo degli investimenti dichiarati dai principali fornitori di servizi di media audiovisivi lineari risulta essere di poco superiore a 1 miliardo di euro (€ 1.017.747.790,69), un dato in netta crescita in rapporto agli 814,8 milioni di euro riportati per il 2020, che testimoniavano l’impatto negativo della pandemia sul settore.

Gli investimenti si sono orientati prevalentemente verso i generi dell’intrattenimento e della fiction, che raggiungono rispettivamente il 35% e il 27% circa del totale, pressoché stabili rispetto allo scorso anno, mentre il genere film passa dal 25% nel 2020 al 20% nel 2021. Con riferimento alla tipologia di investimento, si sottolinea come le emittenti abbiano fatto ricorso a tutte le modalità previste dal Testo unico.

Nel dettaglio, gli investimenti in produzione, soprattutto in opere di intrattenimento, rappresentano il 53% del totale. L’acquisto – che costituisce il 9% circa, in netto calo rispetto all’anno precedente – è utilizzato soprattutto per quanto riguarda i documentari, le fiction e i film. Il pre-acquisto, tipico dell’investimento in prodotti cinematografici, costituisce invece il 25,5%, mentre la co-produzione, utilizzata principalmente per le opere di fiction e animazione, si attesta al 12,7%.

LE QUOTE DI PROGRAMMAZIONE DEI FORNITORI DI SERVIZI ON DEMAND

Con riferimento ai servizi di media audiovisivi a richiesta, il grafico 2.3.3 illustra le percentuali di assolvimento degli obblighi di programmazione per singoli cataloghi da parte dei fornitori di servizi on demand. Anche in tal caso la soglia del 30% di opere europee recenti, richiesta dal Testo unico, è ampiamente rispettata.

Infine, per la verifica 2021, l’authority ricorda che, come nel 2020, ha raccolto anche i dati relativi agli investimenti in opere audiovisive europee realizzate da produttori indipendenti effettuati dagli operatori di video on demand che, ancorché stabiliti all’estero, offrono servizi diretti al pubblico italiano.

In questo caso, il valore medio dei dati comunicati all’Autorità si attesta al 44% degli investimenti complessivamente effettuati in Italia, pari a circa 149 milioni di euro, ben oltre la soglia di legge del 15% prevista dal Testo unico.

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