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Corte Dei Conti

Demanio marittimo? Un caos (non solo sui canoni). Parola della Corte dei Conti

Che cosa emerge dalla relazione della Corte dei Conti “La gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi”.

 

Lo Stato non fa fruttare al meglio le concessioni demaniali. È questo l’ammonimento che arriva dalla Corte dei Conti nell’analisi “La gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi”. I magistrati contabili hanno riscontrato “un quadro di frammentarietà della normativa e delle competenze amministrative caratterizzato dalla separazione tra la titolarità delle responsabilità nel rilascio delle concessioni (affidata agli enti territoriali) e la titolarità dei proventi pubblici che ne derivano (in capo allo Stato)”. Una confusione che ha come conseguenza un ammanco di risorse in capo all’erario pubblico.

La redditività limitata

L’indagine riguarda gli anni 2016-2020. La magistratura contabile sottolinea l’esigenza di valorizzare le concessioni demaniali marittime, per accrescerne la redditività. La Corte dei Conti si fa interprete della stessa volontà del legislatore che, con il Decreto agosto del 2020, ha fissato a 2.500 euro il canone minimo per la concessione demaniale a partire dal 2021.  Sul punto è poi intervenuto il decreto Sostegni-bis che, per alcune categorie, ha ridotto il canone a un minimo di 500 euro. La Corte ha accertato che, tra il 2016 e il 2020, le entrate previste sono state inferiori alle aspettative: una media 101,7 milioni di euro a fronte di una previsione di 111. “Il cennato quadro di frammentarietà della normativa e delle competenze amministrative, in concorso con altri fattori di criticità gestionale, ha inciso negativamente sulla gestione dei beni del demanio marittimo turistico-ricreativo”, si legge nel report.

La confusione delle entrate dal demanio marittimo

La Corte dei Conti rileva che la gestione del gettito derivante dal demanio marittimo non risulta essere efficiente. “La molteplicità degli enti, che a vario titolo intervengono nella materia, ha determinato una gestione del flusso delle entrate derivanti dai canoni demaniali marittimi non del tutto efficiente”, si legge nell’analisi. Inoltre, in relazione al Sistema informativo del demanio marittimo, la Corte segnala che “l’aggiornamento dello stesso è risultato carente nella parte relativa all’inserimento dei canoni di concessione dovuti ed incassati e che tale mancato aggiornamento non ha assicurato la coerenza dei dati inseriti con quanto presente agli atti delle Amministrazioni pubbliche coinvolte”.  Però in “seguito dell’introduzione delle nuove modalità di versamento tramite “F24-Elide”, il divario riscontrato nel periodo 2016-2020 tra le previsioni definitive di competenza ed i versamenti totali, come sopra già evidenziato, è risultato inferiore rispetto a quanto rilevato nel periodo 2013-2017”.

I crediti deteriorati

Per quanto riguarda “i risultati dell’attività dell’Agente della Riscossione, fortemente incisi dagli effetti della pandemia, essi sembrano condizionati anche dalla rilevante presenza (circa il 17%) di crediti difficilmente recuperabili” perché dovuti da persone coinvolti in procedure concorsuali, persone decedute, imprese cessate e nullatenenti. “Si tratta – aggiungono i magistrati contabili -, come noto, di una problematica trasversale che riguarda la generalità delle entrate erariali da riscuotere coattivamente”. La Corte si augura che sia presto posta in essere “la riforma della riscossione attualmente indicata nel D.D.L. di riforma del sistema tributario approvato dal Governo” e che “possa consentire l’individuazione di idonee soluzioni dirette a potenziare l’efficienza della struttura amministrativa e, nel contempo, tutelare adeguatamente l’interesse erariale”.

La revisione del sistema di concessioni demaniali

I magistrati contabili ritengono urgente “la necessità di una revisione complessiva del sistema delle concessioni demaniali” anche alla luce “della ulteriore procedura di infrazione del 3 dicembre 2020 avviata dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia per non corretto recepimento della “Direttiva Bolkestein”.

Il portale del mare

La Corte ritiene inoltre “urgente un’adeguata implementazione del sistema informativo di gestione delle concessioni demaniali “Sid – Il Portale del mare”. Il D.M. 19 novembre 2015 ha previsto l’estensione delle “modalità di versamento unitario delle imposte attraverso il modello “F24-Elide” ai pagamenti dei canoni e degli indennizzi relativi a concessioni demaniali marittime e dei relativi accessori, interessi e sanzioni dovuti, mediante l’utilizzo condiviso del Sistema informativo demanio marittimo”. Il portale del mare ha permesso alle Amministrazioni di “identificare con maggiore certezza i beni e di rappresentarne le caratteristiche geometriche ed il reale stato d’uso”.

Le criticità del SID

Tuttavia le criticità non sono affatto risolte, relativamente al Sistema informativo del demanio marittimo la Corte “segnala che l’aggiornamento dello stesso è risultato carente nella parte relativa all’inserimento dei canoni di concessione dovuti ed incassati e che tale mancato aggiornamento non ha assicurato la coerenza dei dati inseriti con quanto presente agli atti delle Amministrazioni pubbliche coinvolte”. Inoltre “molti degli scostamenti tra canoni dovuti ed incassati rilevati in sede di analisi dei dati SID sono dovuti per lo più al mancato inserimento degli stessi da parte delle Amministrazioni interessate. Un altro elemento di criticità riscontrato è l’incompleta soluzione dei perduranti disallineamenti tra catasto dei terreni e dei fabbricati, a livello informatizzato, nella relativa banca dati”.  Tuttavia la Sezione auspica “che nel complessivo quadro di riforma normativa possano prevedersi modalità che incentivino gli enti locali a curare il tempestivo aggiornamento dei dati nel predetto “SID-Portale del mare”, attraverso la destinazione a favore di questi ultimi di una parte dei proventi derivanti dall’eventuale revisione delle modalità di determinazione dei canoni demaniali”.

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