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Padoan

Perché è folle pensare che nel prossimo Def ci saranno tagli alle tasse

Il commento di Marino Longoni, condirettore del quotidiano Italia Oggi Entro una settimana il governo dovrebbe presentare il Def, il documento economico-finanziario con le linee guida del governo sulla gestione della politica economica dei prossimi anni. Il condizionale è d’obbligo, soprattutto perché manca un governo che goda della fiducia del parlamento e quello in carica…

Entro una settimana il governo dovrebbe presentare il Def, il documento economico-finanziario con le linee guida del governo sulla gestione della politica economica dei prossimi anni. Il condizionale è d’obbligo, soprattutto perché manca un governo che goda della fiducia del parlamento e quello in carica non può certo assumersi responsabilità che ovviamente non gli competono. Anzi, il ministro Padoan ci ha tenuto a precisare, con un comunicato ufficiale di pochi giorni fa, che non esiste alcuna «bozza del Def.

L’unica bozza circolata tra i ministeri è un documento parziale a uso interno delle amministrazioni che fa il punto sull’attuazione delle riforme già varate e su come esse si rapportino alle raccomandazioni del Consiglio europeo». D’altra parte, siccome il problema fondamentale del Def è trovare le risorse per tappare i buchi più vistosi del bilancio pubblico, perché il ministro uscente dovrebbe sporcarsi le mani?
Quindi il 10 aprile non ci sarà alcun Def. L’Europa ha già annunciato la propria disponibilità ad aspettare qualche settimana, in attesa della formazione del nuovo governo.

Ma non è detto che il governo arrivi in tempi brevi, anche perché firmare il Def come uno dei primi atti di governo significherebbe, chiunque siederà a Palazzo Chigi, sbugiardare subito le promesse elargite agli italiani in campagna elettorale. I numeri del nostro paese sono tali che nessuno di questi impegni potrà essere mantenuto.

L’Italia ha entrate per circa 580 miliardi di euro, uscite per 624 miliardi e un debito di 2.290 miliardi di euro pari a circa il 130% del Pil. Solo di interessi sul debito pubblico spenderemo quest’anno 78 miliardi di euro. In più bisogna trovare almeno 12 miliardi per sterilizzare l’aumento delle aliquote Iva nel 2019 e 15 miliardi per quelle del 2020 (e nessuno sa dove andare a prenderli). In queste condizioni, anche solo un annuncio sopra le righe rischia di fare innervosire i mercati finanziari (che, non dimentichiamolo, sono quelli che prestano i soldi allo stato per andare avanti). Altro che reddito di cittadinanza, abolizione della legge Fornero o flat tax. È più facile che nella prossima legge di Bilancio ci sia la reintroduzione delle imposte sulla prima casa o delle imposte di successione.

(articolo pubblicato su Italia Oggi)

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