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Minimum Tax

Decreto Dignità, che cosa (non) cambia su redditometro, e-fattura, split payment e spesometro

L'articolo del commercialista Giuliano Mandolesi che prende spunto dal report del servizio bilancio del Senato sul decreto Dignità

Un decreto dall’impatto limitato sia in termini di semplificazioni fiscali sia in termini di coperte richieste.

Questo è quanto si evince leggendo il rapporto tecnico del servizio bilancio del Senato che, oltre alle cifre previste indicate per le coperture, mette indirettamente in luce il ridotto effetto in termini di reali benefici portati del decreto dignità sulla ormai pesante e ingolfata macchina tributaria del paese.

IL RESTYLING DEL REDDITOMETRO

Partiti con l’intento più elettorale che utile di abolire questo strumento di accertamento nato per monitorare che il tenore di vita dei contribuenti sia in linea con i redditi effettivamente prodotti e dichiarati, si è alla fine arrivati solo ad un restyling/ammodernamento dello stesso.

C’è da dire che una revisione del redditometro è sicuramente cosa necessaria ed importante viste le disattese previsioni di gettito che proiettavano dal 2011 introiti nelle casse dello Stato di circa 800 milioni all’anno ma che alla prova dei fatti si sono poi rivelate completamente disattese tanto da far incassare solo 5 milioni nel 2016 ed addirittura solo 1 milione nel 2017.

L’attuale governo si propone, grazie al restyling dello strumento, di riportare addirittura il trend degli incassi in linea con quello precedentemente calcolato intorno ai 750 milioni e gli esperti del Senato nel report evidenziano tutto il loro scetticismo tanto da far notare che “andrebbe chiarito come le novità introdotte possano consentire di invertire il trend in atto e di raggiungere effettivamente gli obiettivi di recupero di gettito che le norme originarie avevano ascritto all’istituto dell’accertamento sintetico del reddito complessivo”.

NESSUNA NUOVA DAL FRONTE SPESOMETRO

Anche per lo SPESOMETRO impatto zero sotto tutti i punti di vista: non vi è costo per l’erario nella pseudo novazione poiché a mancare è proprio la novazione stessa.

La relazione mette in luce quanto rilevato già molti esperti del settore ovvero che la disposizione non fa altro che confermare la facoltà dei contribuenti di optare per l’invio semestrale dei dati delle fatture emesse e ricevute con scadenza per l’invio 30 settembre per il primo semestre e 28 febbraio (dell’anno successivo) per il secondo.

IL NODO FATTURAZIONE ELETTRONICA

Benché la propaganda tenda a sovrastimare il gettito atteso dall’introduzione della fattura elettronica, con la proroga vengono scoperte le carte e mostrata “la pochezza” in termini di gettito atteso e di conseguenza anche correlate di coperture richieste.

Lo spostamento dal 1 luglio 2018 al 1 gennaio 2019 per i distributori di benzina è stato quantificato infatti in soli 57 milioni, praticamente la metà del valore del cartellino di Cristiano Ronaldo e poco di più del costo del prestito di Gonzalo Higuain al Milan, cifre più da calciomercato che da recupero dell’evasione insomma e numeri esigui rispetto al TAX GAP IVA italiano stimato in 35 miliardi di euro.

VIA LO SPLIT PAYMENT PER I PROFESSIONISTI

Assoggettati a ritenuta e colpiti dal mancato introito dell’Iva, il decreto dignità va a ridare fiato in termini di cassa ai professionisti danneggiati da questo doppio meccanismo tagliola.

Anche in questo caso la relazione degli esperti del Senato sottolinea il ridotto impatto in termini di costo della disposizione riportando quanto indicato dall’Agenzia delle Entrate al momento dell’introduzione della norma ovvero che “il totale degli acquisti di prestazioni di lavoro autonomo delle Pubbliche amministrazioni che operano in regime di Split Payment è di oltre due miliardi di euro, cui corrisponde un’IVA di circa 0,3 miliardi di euro. Considerando l’entrata in vigore della disposizione il 1° luglio 2017, per il 2017, si stima un recupero di 35 milioni di euro (70 milioni di euro su base annua).”

Di conseguenza vista la norma sullo split payment per i professionisti applicabile fino al 30 giugno 2020, il buco da coprire sarebbe di circa 140 milioni (35 per il 2018) trovati integralmente utilizzando accantonamenti dei fondi speciali Ministeriali e da maggiori entrate ottenute dal fronte giochi e scommesse.

COMPENSAZIONE CARTELLE ESATTORIALI CON CREDITI PA

Impietosi i tecnici del Senato lasciamo poco spazio ad interpretazioni e poche altre parole da aggiungere a quanto riportato nella relazione ovvero che “trattasi di una riproposizione di proroghe già effettuate con precedenti provvedimenti. Al fine di garantire gli equilibri di finanza pubblica, la possibilità di compensazione è riconosciuta limitatamente ai carichi affidati agli agenti della riscossione entro il 31 dicembre 2017. Alla disposizione in esame non ascrive pertanto effetti finanziari”.

 

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