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Perché i dati del Mef dimostrano che l’Irpef è un’imposta obsoleta

Il post del commercialista Giuliano Mandolesi, blogger di Start Magazine, sugli ultimi dati Irpef diffusi dal ministero dell’Economia Mentre la politica è alle prese con la formazione del nuovo governo ed i partiti si interrogano su possa essere conciliabile l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza con la flat tax, in Italia continua la mattanza fiscale prodotta…

Mentre la politica è alle prese con la formazione del nuovo governo ed i partiti si interrogano su possa essere conciliabile l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza con la flat tax, in Italia continua la mattanza fiscale prodotta dall’IRPEF.

I dati pubblicati ieri dal Mef relativi ai redditi prodotti dagli italiani nei 2016 delineano una realtà chiara ed incontrovertibile che vede la popolazione fiscale spaccata in classi proprio per colpa della struttura dell’IRPEF ormai obsoleta e lontana dalla progressività a cui aspirava divenendo un’imposta “a gradoni”.

CHI NON PAGA

Sul gradino più basso del podio dell’IRPEF ci sono coloro che l’imposta non la pagano proprio per via della NO TAX AREA e di deduzioni e detrazioni (80 euro compresi), si tratta di 12,3 milioni di contribuenti, praticamente il 30% dei 41 milioni di soggetti che presentano la dichiarazione dei redditi.

LA MATTANZA DEL CETO MEDIO

Sul gradone intermedio, ma tecnicamente medaglia d’oro in termini di pagamento dell’IRPEF c’è il ceto medio, ovvero la fascia reddituale compresa tra i 26.000 euro ed i 70.000 euro, letteralmente spremuta dal fisco.

In termini numerici 31% dei soggetti Irpef versano il 55% dell’imposta complessiva ovvero 86 miliardi sui 156 di incasso totali.

Se facciamo un focus sulla fascia reddituale tra i 35.000 euro ed i 100.000 l’assurda incidenza fiscale diviene ancora più chiara, con il 14% dei contribuenti che versano il 37% dell’imposta complessiva; detto in altro modo 4,5 milioni di contribuenti pagano il ben 58 miliardi di IRPEF (su complessivi 156).

LA FASCIA RICCA

Numericamente ridottissimi, ma in aumento rispetto al 2015, la fascia dei contribuenti abbienti ovvero con redditi dai 100.000 euro in su, incidono sul 18% dell’IRPEF complessivamente versata.

Rispetto all’anno precedente il Mef ci segnala appunto come siano cresciuti di ben un punto e mezzo percentuale (dal 0,16% al 1,66%) i contribuenti che dichiarano redditi tra i 200.000 ed i 300.000 euro, ulteriore segno di come le crisi economiche colpiscano soprattutto le fasce di popolazioni con introiti medio-basse.

Purtroppo c’è poco da dire, bisogna accettare la realtà dei fatti, benché l’IRPEF sia nata con il miglior intento redistributivo e con mentalità progressiva è ormai un’imposta non più al passo con i tempi e che via via sta perdendo pezzi a colpi di imposte sostitutive, probabilmente bisognerebbe trovare il coraggio di accantonarla definitivamente o di cambiargli completamente pelle prima che sia la pelle stessa degli italiani a subire il colpo definitivo.

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